CU
‘STI CHIARE ‘E LUNA!
L’ amico G.L. [i
consueti problemi di riservatezza mi impongono di indicarne le generalità con
le sole iniziali] mi à chiesto di fornirgli il significato della datatissima
locuzione partenopea in epigrafe;
l’accontento qui di sèguito dicendogli
che si tratta di un’espressione esclamativa di disappunto, in origine nata
nell’àmbito di rapinatori, scippatori, borsaioli, tagliaborse, predoni, marioli
che operavano con il favore delle tenebre ed ora usata
in senso esteso da chi, quasi infastidito si veda posto inopportunamente la
richiesta di un aiuto materiale o la soluzione di un qualsivoglia problema
proprio nel momento meno adatto per esser supportati. Piú precisamente
l’espressione in esame esprime il rincrescimento, il rammarico, d’esser
chiamato in causa in un lasso di tempo proprio il piú sconveniente,
imbarazzante, importuno, intempestivo tal quale è o sarebbe quello notturno allorché il chiarore lunare
penetrando il buio sconsiglia o sconsiglierebbe
l’agire pena l’esser colti sul fatto; come a dire: “C’è questa luna lucente e
tu proprio ora vuoi che io ti aiuti a delinquere o ti faccia da palo?”
Reputo che non ci
sia altro da aggiungere. Penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico G.L. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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