UN ANTICHISSIMO, DESUETO TERMINE: SANTEFICÉTE.
Del datatissimo sostantivo in epigrafe mi à chiesto per
le vie brevi il caro amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono
di riportar solo le iniziali di nome e
cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che me ne à chiesto il
significato e l’etimo;gli ò cosí risposto:
Carissimo, il termine di cui mi chiedi fu già usato,
temporibus illis, in ”Napole contraffatta dapò la pesta” (1665) poemetto in
ottava rima di un tal Giambattista Valentino, “ scrivano” di
tribunale e “ poeta a tempo perso” ,
vissuto durante la seconda metà del XVII secolo. Di costui ci sono pervenuti
alcuni poemetti in ottava rima, scritti in napoletano: “La Mezacanna co Lo vascello
dell’Arbascia” (1660),la già ricordata ”Napole contraffatta dapò la pesta”
(1665) e “La cicala napoletana, cioè la difesa de la Mezacanna”, “La galleria
Segreta” e “Lo commanno d’Apollo” (1674). Quanto al significato della datata e
pressoché desueta voce è giusto ricordare che, tenendo presente il contesto d’uso
essa à il valore ora positivo di uomo buono e remissivo, ora
negativo-sarcastico di bacchettone, bigotto, baciapile sino
a beghino; il comportamento di custui è
tale da indurre gli altri a ritenerlo degno di esser santificato; infatti
etimologicamente si tratta di termine marcato sulla voce verbale latina:
“santificetur”[sia santificato] .
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo
qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun
altro dei miei ventiquattro lettori
e chi
forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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