martedì 12 maggio 2020

TE STAJE CRISCENNO ‘NU BBELLU CARDILLO


TE STAJE CRISCENNO ‘NU BBELLU CARDILLO
L’espressione in epigrafe che nella forma: “Me sto’ criscenno ‘nu bbellu cardillo…” fu usata quale primo verso della canzone LU CARDILLO risalente alla fine del 1600 con testo e musica di anonimo, ma nota nella successiva ottocentesca  [1848 o 1878]  trascrizione di Pietro Labriola (NA 11/3/1820-†ivi 22/11/1900) per la musica e di Ernesto Preite (o Del Preitedi cui mancano notizie biografiche ) per il testo ,   è una datatissima e desueta locuzione usata ironicamente per bollare di stoltezza e stupidità chi si affanna in un faticoso lavoro senza ritorno, atteso che  i  benefici derivanti dal lavoro saranno goduti da altri gratuitamente come succede a chi si impegna faticosamente ad allevare un cardellino maschio [che in napoletano è  ‘o cardillo] dal quale non potrà ottenere che il canto che però non sarà goduto solo da chi à allevato l’uccellino, bensì gratis da tutti coloro che l’udranno.
Brak

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