LAVATIVO
Il caro amico R. A. (i consueti problemi di riservatezza
mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere
qualche parola per illustrare significato e portata della parola napoletana in
epigrafe. Gli ò cosí risposto: Il termine di cui mi chiedi, caro amico, è, in
primis, nell’ idioma napoletano [con derivazione dal francese lavatif] il
corrispettivo dell’italiano clistere, clisma, enteroclisma cioè quel lavaggio
dell’intestino praticato con l’introduzione per via rettale di opportune
soluzioni al fine di ripulire l’intestino da ogni scoria, mantenendo pulito
l'ultimo tratto dell'intestino crasso o colon, da feci e/o aria (gas
intestinale). E fin qui, nulla quaestio; tuttavia bisogna ricordare che il
termine in epigrafe à anche il significato traslato di persona che non à voglia
di lavorare, fannullone, scansafatiche
e, talora ,anche di persona fastidiosa e
noiosa. Atteso che tale significato
traslato è stato recepito anche nella lingua nazionale, vien fatto di chiedersi
quale sia il nesso che colleghi il clistere al fannullone, perdigiorno,
scioperato, pelandrone, schivafatiche. Una risposta c’è e per averla occorre
introdursi in una caserma militare dove [almeno un tempo fu cosí…] a
qualsiasi militare che avesse marcato
visita cioè si fosse dichiarato indisposto, tentando di farsi credere malato,
il medico di servizio nell’infermeria al termine di una fugace visita soleva
comminare come primo rimedio/punizione , quale che fósse la diagnosi, un
salutare, pur se fastidioso clistere cui
il militare obtorto collo si sottoponeva pur di evitare di lavorare, per
scansare una fatica sottraendosi ad ogni eventuale compito che,
da sano, gli si potesse assegnare.
Per una sorta di sineddoche il termine lavativo da
noioso, fastidioso rimedio/punizione passò ad indicare colui che lo subisse. Rammento a margine che talora
la voce lavativo viene riferita nel gergo teatrale, sempre in riferimento alla
noia e/o fastidio che puó procurare, a qualsiasi lavoro monotono e banale,
anche dal punto di vista dell'interpretazione.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico R. A.
ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú
genericamente chi dovesse imbattersi in
queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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