venerdì 22 maggio 2020

PUOZZ’AVÉ ‘E SSETTE RICCHE SCIORTE!...


PUOZZ’AVÉ ‘E SSETTE RICCHE SCIORTE!...
Accontento, o mi auguro di farlo...,  qui di seguito l’amico S.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di mettere a fuoco , significato ed origine   dell’  antica espressione in epigrafe, molto usata un tempo e che ancóra si può cogliere soltanto  sulle labbra di napoletani d’antan.
 Comincio con il dire che l’espressione non va tradotta ad litteram risultando limitativa nel suo significato augurale, ma dev’essere intesa cosí come qui di seguito la rendo: Possa essere destinatario/a di sostanziosa buona fortuna nel suo massimo grado e ciò perché il sette dell’espressione non va inteso come semplice numero cardinale, ma va concepito come indice del massimo grado di qualcosa, così come nel Vangelo quando a Gesú che parla del perdono, Pietro chiese se dovesse perdonare fino a sette volte il fratello che sbagliasse nei suoi riguardi. A questa domanda Gesù rispose con la frase volutamente paradossale: « Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. »   (Matteo 18,22). Ed ò detto paradossale perché già nell’inteso comune ebraico il sette indicava una quantità enorme e settanta volte sette sulla bocca di Cristo  stette a significare sempre. Tornando specificatamente all’espressione ricordo che essa fu un’espressione augurale che in tempi andati veniva rivolta soprattutto alle neonate da chi intervenisse  alla cerimonia [cfr. alibi] dell’ombelico al fuoco. Ad ogni neonata si era soliti augurare ogni buona sorte nel massimo grado  e segnatamente nella bellezza,nella salute e nella ricchezza tutte cose che preconizzavano  per la neonata un buon matrimonio con uno sposo facoltoso conquistato dall’avvenenza della ragazza ed  una lunga vita priva di problemi.     E qui giunto mi fermo convinto d’avere esaurito l’argomento,  d’aver adeguatamente risposto all’amico S.C.   e spero d’avere altresí interessato  i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est. R.Bracale Brak

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