sabato 11 novembre 2017

VARIE 17/1121



1.ADDÓ MAJE?
Ad litteram: dove mai?
Domanda retorica che si suole rivolgere ai responsabili di azioni discutibili se non ripropevoli, per indurli a recedere dal loro comportamento ritenuto non esistente in nessun altro Luogo e tanto sbagliato da doversi necessariamente evitare.
2.ADDÓ NUN MIETTE LL'ACO, NCE MIETTE 'A CAPA.
Ad litteram: dove non metti l'ago, ci metterai il capo.Id est: occorre porre subito riparo anche ai piccoli danni, ché - se lasciati a se stessi - possono ingigantirsi al punto di dare gran nocumento; come un piccolo buco su di un abito, se non riparato in fretta può diventare cosí grande da lasciar passare il capo, cosí un qualsiasi piccolo e fugace danno va riparato súbito, prima che ingrandendosi, non produca effetti irreparabili.
3.ADDÓ SPERDETTENO A GGIESÚ CRISTO.
Letteralmente: dove dispersero Gesú Cristo. Lo si dice di un Luogo lontano ed impervio, difficile da raggiungere... La locuzione fa certamente riferimento all'episodio dell'evangelo allorché Maria e Giuseppe persero di vista il Redentore che s'era attardato in Gerusalemme ed impiegarono alcuni giorni prima di ritrovarlo.
4.ADDÓ VAJE CU ‘O SCIARABBALLO, DICETTE ‘O CICENIELLO ‘NFACCI’ Ô SCUNCIGLIO.
Letteralmente: Disse l’avannotto al murice: Dove vai con il (tuo) carretto?! Espressione usata per contestare al prepotente la sua azione fatta di sopraffazione, abuso, sopruso, angheria, ingiustizia, violenza e rammentargli che neppure all’arrogante è consentito eccedere ad libitum nel suo improprio vessatorio comportamento, senza aspettarsi una reazione (per piccola che sia) da parte del vessato tanto è vero che persino il piccolissimo avannotto redarguí lo spinoso murice (che intendeva, con la sua mole, sottrargli spazio vitale...);
scunciglio/sconciglio. s.vo m.le in primis disordine, guasto, confusione ; per traslato uomo piccolo e deforme ed infine come nel caso che ci occupa voce regionale campana usata per indicare il murice, mollusco gasteropodo marino con grossa conchiglia spinosa avvolta a spira, da cui gli antichi estraevano la porpora. Etimologicamente deverbale di sconciglià/scunciglià = confondere,disordinare (dal lat. ex-conciliare→sconciliare→sconciglià/scunciglià).Il collegamento semantico tra il verbo ed il s.vo inteso murice si coglie osservando che la grossa conchiglia spinosa avvolta a spira del mollusco à forma disordinata, imprevista, fortuita, casuale.
ciceniello s.vo m.le voce regionale campana usata per indicare il novellame dei pesci (bianchetti/avannotti) ; quanto all’ etimo penso che esso vada cercato piú che nel latino “caecella” = anguillina, come per un certo tempo pensai, ma altrove e cioè che si tratti molto probabilmente di un diminutivo (eniello/e) derivato dal lat. caec(um) atteso che il novellame che è molto piccolo si presume cieco.
5.ADDÓ VEDE I ADDÓ CECA
che ad litteram è Dove vede e dove acceca che à significato del tutto diverso dalla precedente ADDÓ CECA I ADDÓ FOCA  ed è riferita all’ingiusto malevolo atteggiamento di taluni che mostrano di porre la giusta necessaria attenzione e serenità di giudizio verso alcuni avvenimenti e/o persona, mentre per una ingiustificata avversione, malevolenza, ostilità, insofferenza, intolleranza, repulsione verso altri avvenimenti e/o persone, mostrano di non volere usare la giusta attenzione e/o serenità di giudizio giungendo talora bocciatura e/o alla stroncatura di tali avvenimenti e/o persone.Piú chiaramente l’espressione in esame per solito viene riferita a caustico commento delle azioni di taluni individui proclivi ai facili entusiasmi e ad immotivate antipatie in forza dei quali esprimono giudizi e/o sentenze tali da o elevar agli onori degli altari i giudicati o, viceversa ridurli nella polvere. Il piú famoso a Napoli esponente storico di questa categoria di persone fu il filosofo don Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – †Napoli, 20 novembre 1952) di cui ancóra oggi si dice che dove vedeva e dove cecava e che, a mo’ d’esempio, se da un lato, elevò alla gloria Salvatore Di Giacomo (Napoli, 12 marzo 1860 – †Napoli, 4 aprile 1934), facendone, a suo dire (ed io dissento !), il massimo poeta partenopeo, d’altro canto, immotivatamente stroncò Ferdinando Russo (Napoli, 25 novembre 1866 – †Napoli, 30 gennaio 1927) (questo sí, a mio avviso il vero significativo poeta autenticamente napoletano !!), né mai rivide il suo pensiero malato di malevola partigianeria, che tanto piú è deleteria, quanto piú è altisonante il nome del soggetto da cui promana.
vere/vede= vede voce verbale (3ª pers. sg.ind.pr.)dell’infinito veré/vedé= vedere ( dal lat. vidíre).
Brak

Nessun commento: