mercoledì 22 novembre 2017

VARIE 17/1176




1.'E VRUOCCOLE SO' BBUONE DINT’ Ô LIETTO.
Letteralmente: i broccoli sono buoni nel letto. Per intendere il significato del proverbio bisogna rammentare che a Napoli con la parola vruoccole si intendono sia la tipica verdura che per secoli i napoletani mangiarono, tanto da esser ricordati come "mangiafoglie"(prima di abdicare a questo nome – ceduto ai villici – per assumere quello di “mangiamaccheroni”), sia le moine, le carezze che gli innamorati son soliti scambiarsi specialmente nell'intimità, moine che semanticamente sono per traslato appaiate ai broccoli perché come questi ultimi son fatte di tenerezza; il proverbio sembra ripudiare ormai la verdura per apprezzare solo i vezzi degli innamorati.
Analoga alla locuzione in esame è quella che recita: ‘E MMULIGNANE SO’ BBONE SOTT’A LL’UOCCHIE che letteralmente è: Le melanzane sono buone sotto a gli occhi ed in questo caso bisogna rammentare che a Napoli con la parola mulignane si intende sia il tipico gustosissimo ortaggio che la fa da padrone nella cucina partenopea, sia le occhiaie bluastre tendenti al viola, tipiche di occhi stanchi di colui/colei che non à riposato durante la notte impegnato/a com’era in tenzoni amorose; anche questa locuzione sembra ripudiare ormai l’ortaggio per apprezzare solo le occhiaie conseguenti degli incontri amorosi. Rammento che mulignana= melanzana dall’arabo badingian incrociato con il prefisso mela→ melingian donde per metatesi meligniana→mulignana; altrove l’arabo badingian fu incrociato con i prefissi petro(primo elemento di parole composte della terminologia scientifica, formate modernamente, dal gr. pétra 'pietra') o con il prefisso peto adattamento locale del precedente e s’ebbe petronciano o petonciano.
la voce melanzana fu anche ritenuta, ma impropriamente, derivata da mela+ insana in quanto ritenuto ortaggio il cui consumo potesse portare alla pazzia.
2.ESSERE ‘E DINTO, ESSERE ‘E ‘MIEZO, ESSERE ‘E FORA.
Ad litteram: Essere di dentro, essere di mezzo, esser di fuori. Tipiche espressioni cittadine partenopee usate volta a volta con riferimento a soggetto proveniente da un ben determinato Luogo della città; con esser di dentro ci si riferisce a persona proveniente da un rione interno , quasi sempre del centro storico della città inteso quasi come un enclave circoscritto da altri rioni/quartieri ed è la ragione che induce a connaturare quell’enclave con l’uso dell’avverbio dinto (dentro); nel caso invece ci si riferisca a persona proveniente non da un rione interno, ma da un Luogo aperto, come una piazza ,oppure una strada ampia e spaziosa ecco che s’usa l’espressione essere ‘e ‘miezo (di mezzo); quando infine ci si riferisca a persona proveniente rione/quartiere esterno della città, quasi limitrofo del mare cittadino, si usa l’espressione essere ‘e fora (di fuori).Per cui, esemplificando,avremo: essere ‘e dint’â Sanità,essere ‘e ‘miezo Furia, ‘e miezo Carlo Terzo, essere ‘e fora â Marina. Rammento a margine che oggidí riferendosi a persone provenienti dal Vomero o dai Quartieri spagnoli a monte di Toledo, si usa l’espressione: essere rrobba ‘e copp’ê Quartiere, ‘e copp’ô Vommero, mentre un tempo fu espressione usata solo in riferimento a persona originaria dei Quartieri, mentre per chi provenisse dal Vomero s’usò dire essere rrobba ‘e ‘mez’ê vruoccole nell’inteso che il Vomero era tutta aperta campagna coltivata a broccoli ed affini e non ancóra il quartiere residenziale che poi sarebbe diventato.
Per certo, concludendo, si tratta di espressioni usate in ambito cittadino, ma non è dato sapere, o almeno non ne ò contezza, se anche in ambito provinciale siano usate.
3.ESSERE ‘E TENTA CARMUSINA.
Ad litteram: essere di tinta cremisi (rossiccia) id est: essere inaffidabile come il colore cremisi che anticamente, prodotto con metodi artigianali ed empirici, era di scarsa consistenza e poco sopportava le ingiurie del tempo; con altra valenza la locuzione sta ad indicare sia le persone di malaffare di cui diffidare e da cui tenersi alla larga, sia le persone ad esse equiparate e si ricollega al fatto che al tempo dei romani le prostitute erano aduse a vestirsi di rosso, a truccarsi con il carminio e ad indossare vistose parrucche fulve.
4.ESSERE ‘NA BBONA PELLA P’’O LIETTO
Ad litteram: Essere una buona pelle (utile) a letto; id est: essere un’ottima meretrice. Antichissima espressione risalente all’antichità latina allorché con il termine scortum ci si riferiva sia alla pelle propriamente detta che alla meretrice semanticamente raccostati probabilmente perché la meretrice fa esposizione della propria pelle.
5.ESSERE ‘NU BBABBÀ A RRUMMA
Ad litteram: essere un babà irrorato di rum
Locuzione dalla doppia valenza, positiva o negativa. In senso positivo la frase in epigrafe è usata per fare un sentito complimento all’avvenenza di una bella donna assimilata alla soffice appetitosa preparazione dolciaria partenopea; in senso negativo la locuzione è usata per dileggio nei confronti di ragazzi ritenuti piuttosto creduloni e bietoloni, eccessivamente cedevoli sul piano caratteriale al pari del dolce menzionato che è morbido ed elastico.
Brak

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