mercoledì 15 novembre 2017

VARIE 17/1141



1.CHELLA,  MUGLIEREMA È BBELLA,CE VUÓ TU CA ‘A ZENNIJE...
Quella,  mia moglie è bella, ti ci metti anche tu che le ammicchi! – Espressione analoga alla precedente da intendersi,anche questa, per la prima parte, in senso antifrastico atteso che realisticamente nell’espressione non si fa riferimento all’avvenenza della moglie di chi parla, quanto al fatto spiecevole di una consorte propensa al tradimento[cosa eufemisticamente nascosta sotto il termine bella];anche nell’espressione in esame si tratta di amaro commento, quello di un marito che si duole della probabile infedeltà della moglie, la quale, a maggior disdoro,è fatta oggetto di attenzione e tentazione da parte di un terzo che le faccia l’occhiolino. Insomma ci troviamo nella medesima situazione iLLUstrata sub 7, situazione già di per sé precaria nella quale chi è in istato di soccombenza non solo non riceve aiuto per migliorarlo, ma si imbatte in chi lo peggiora maggiormente...
zennije voce verbale (2ª p. sg. ind.pr. dell’infinito zennià = cennare, ammiccare, fare l’occhiolino, richiamare, far segni v. intr. [ dal lat. tardo *cinnare «ammiccare»].
2.CHELLO CA NUN SE FA NUN SE SAPE.
Letteralmente: (solo) ciò che non si fa non si viene a sapere. Id est: La fama diffonde le notizie e le propaga, per cui se si vuole che le cose proprie non si sappiano in giro, occorre non farle, giacché ciò che è fatto prima o poi viene risaputo.
3.CHELLO È BBELLO 'O PRUTUSINO, VA 'A GATTA E NCE PISCIA ‘NCOPPA...
Ad litteram: Il prezzemolo è bello, poi la gatta vi minge su; espressione ironica da intendersi: Il prezzemolo non è rigoglioso, poi la gatta vi minge sopra - Amaro commento di chi si trova in una situazione precaria e non solo non riceve aiuto per migliorarla, ma si imbatte in chi la peggiora maggiormente...L’espressione cosí come formulata con l’aggettivo bello, parrebbe sostanziare un fatto o dote positiva, ma trattandosi di un’espressione ironica se non sarcastica essa deve essere lètta in senso antifrastico cioè negativo di talché il bello va inteso brutto
4.CHESTA È ‘A SCÒLA ‘E DONNA PEPPA
Letteralmente: questa è la scuola di donna Peppa! Id est: questo è un Luogo dove regna il caos, il chiasso, l’insubordinazione, il disordine, l’eccesso, l’intemperanza e la sfrenatezza rumorose; détto ironicamente di luoghi e/o situazioni dove regnino frastuono, fracasso, baccano, rumore, trambusto, putiferio, schiamazzo, strepito, canizza, chiassata, gazzarra quasi che fosse stato preso a modello il comportamento rumoroso, chiassoso normalmente tenuto dal pubblico plebeo volgare, grossolano, rozzo, incivile di quel teatro popolare sito in via Marina nei pressi della Chiesa del Carmine di piazza Mercato , comunemente chiamato ‘a puteca ‘e Donna Peppa ( che era la famosa donna Maria Giuseppa Errico (Napoli, 1792-† ivi 1867), , moglie di Salvatore Petito e mamma del famosissimo Antonio – Totonno Petito),teatro dove il pubblico dei lazzaroni notoriamente interloquiva con rumorosa sfrenatezza di gesti e di gergo con gli attori nel corso della rappresentazione.Nella espressione in esame quel teatro/puteca (bottega) è détto ironicamente scòla (scuola) in quanto modello, fonte di cattivo insegnamento.
La medesima Donna Peppa ( cioè la famosissima donna Maria Giuseppa Errico (Napoli, 1792-† ivi 1867), , moglie di Salvatore Petito e mamma del celeberrimo Antonio – Totonno Petito), accreditata di essere donna insofferente, intollerante e nervosa per i modi spicci e sbrigativi con cui affrontava il facinoroso pubblico di adulti e di minori del suo teatro/puteca, viene chiamata in causa nelle icastiche espressioni 1) DONNA PEPPA, TUTTO LLE FÈTE SOTT’Ô NASO o alternativamente 2) DONNA PEPPA,LLE DÀNNO ‘MPICCIO ‘E PILE ‘INT’Ô NASO, espressioni che ad litteram valgono 1)Donna Peppa, le pute tutto sotto il naso!, 2)Donna Peppa, le sono di fastidio i peli nel naso!, espressioni alternativamente usate a dileggio,soprattutto di donne, ma talora anche di uomini, che si mostrino intolleranti, insofferenti, impazienti, smaniose/i anche in presenza delle piú lievi seccature o di risibili intralci, tal quali la mamma di Totonno Petito.
5.CHI ‘NFRUCE, NUN LUCE
Ad litteram: Chi accumula stipando(beni e/o danaro)non rifulge . Id est: L’avaro, a malgrado possieda molte ricchezze messe via raccogliendone in quantità, non risulta risplendente, smagliante, lucente, rilucente davanti al prossimo in quanto non riesce a godere appieno dei beni accumulati atteso che non ne usa o mette in mostra nel timore che l’esposizione induca i malintenzionati a sottrarglieli.
‘nfruce = accumula, stipa voce verbale 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito ‘nfrúcere =ammassare, stivare, assembrare [lettura metatetica ed aferizzata con ritrazione d’accento(tipica del lat. parlato e volgare) e cambio di coniugazione del lat. infulcíre→(i)nflúcire→’nflúcere→’nfrúcere].
luce = riluce,risplende voce verbale 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito lúcere che è dal lat. lucère con ritrazione d’accento [tipica del lat. parlato e volgare].
Brak

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