giovedì 16 novembre 2017

VARIE 17/1147



1.CHI NUN SENTE A MMAMMA I A TTATO, VA A MURÍ ADDÓ NUNN’  È NNATO...
Letteralmente: chi non ascolta i genitori, finisce per morire esule. Id est: bisogna ascoltare e mettere in pratica i consigli ricevuti dai genitori e dalle persone che ti vogliono bene, per non incorrere in disavventure senza rimedio.
2.CHI SE METTE PAURA, NUN SE COCCA CU 'E FFEMMENE BBELLE.
Letteralmente: chi à paura, non va a letto con le donne belle. E' l'icastica trasposizione dell'algido toscano: chi non risica, non rosica. Nel napoletano è messo in relazione il comportamento coraggioso, con la possibilità di attingere la bellezza muliebre, che è un gran bello rosicchiare.
3.CHI STENNERE SE VO’ CCHI Ú ‘E CHELLO CH’È LLUONGO ‘O LENZÚLO, MOSTA APPRIMMA ‘E PIERE E DOPPO PURE ‘O CULO.
Chi vuole distendersi piú di quanto sia lungo il lenzuolo, finisce per scoprir dapprima i piedi e poi anche il sedere.
Id est: Chi improvvidamente vuol fare il passo piú lungo della gamba è destinato a fine ingloriosa; chi eccede le proprie possibilità operative, vuoi per ridotte capacità mentali e/o fisiche, vuoi per insufficienza di mezzi è destinato all’insuccesso anche vergognoso.
lenzúlo s.vo m.le s. m. [pl.m.le ‘e lenzule con riferimento a piú teli, che si stendono sul letto e fra i quali si giace; anche pl.f.le ‘e llenzòla, con riferimento al paio che si stende sul letto] = lenzuolo; la voce in esame è etimologicamente dal lat. linteolu(m) 'pannolino', dim. di linteum, neutro sost. dell'agg. linteus 'di lino'; linteolu(m)→ lint(e)olu(m)→lentulu(m)→lenzulo
mosta voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito mustà = 1 far vedere, sottoporre alla vista o all'attenzione di altri,esibire; etimologicamente dal lat. monstrare, deriv. di monstrum; propr. 'indicare il volere divino'; monstrare→ mo(n)strare→ mo(n)st(r)are→ mustare/mustà.
4.CHI TÈNE ‘A LENGUA VA ‘NSARDEGNA.
Ad litteram: a)chi à lingua (cioè sa parlare) arriva in Sardegna, ma anche
b)chi parla troppo finisce in Sardegna.
Locuzione, come si vede,che può avere una doppia valenza o interpretazione: quella sub a) fa riferimento al comportamento di chi abbia padronanza di eloquio e non disdegni di richiedere informazioni che possano aiutarlo a raggiungere la Sardegna , regione ritenuta, temporibus illis, molto lontana e difficile da raggiungere; la valenza sub b) si riferisce invece a chi sia troppo linguacciuto al segno di mancare di rispetto, a mo’ di esempio, ad un suo superiore, che può punirlo trasferendolo in Sardegna , terra ritenuta inospitale oltreché lontana.
léngua/lénga s.vo f.le in doppia morfologia = lingua ; rammento che la voce a margine (dal lat. lingua(m)→lengua(m) e poi per semplificazione espressiva del dittongo ua→a lenga) à prodottodalla forma lenga il s.vo f.le lengorïata ampia sgridata,estesa rampogna, durevole strigliata, verbosa paternale con finalità educative ; si tratta d’un’ antica e desueta voce derivata come ò détto dal s.vo lenga/lengua con riferimento semantico alla lunga articolazione della lingua di chi procedesse a tale ampia sgridata,estesa rampogna, durevole strigliata, verbosa paternale.
5.CHI TÈNE BBELLI DENARE SEMPE CONTA, CHI TÈNE 'NA BBELLA MUGLIERA SEMPE CANTA.
Letteralmente: chi à bei soldi conta sempre, chi à una bella moglie canta sempre. Id est: il denaro, per quanto molto che ne sia non ti dà la felicità, che si può ottenere invece avendo una bella moglie.
Brak

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