venerdì 24 novembre 2017

VARIE 17/1186



1.FÀ ‘O PÍRETO CCHIÚ GGRUOSSO D’’O CULO.
Ad litteram: fare il peto piú grande del culo. Versione piú prosaica, ma quanto piú icasticamente viva dell’algido italiano: fare il passo piú lungo della gamba; in effetti il massimo danno che potrebbe derivare dall’operare secondo la locuzione italiana sarebbe quello di dover sopportare il dolore di uno strappo muscolare; nel caso della locuzione napoletana i danni sarebbero ben piú gravi ed ignominosi.
2.FÀ ‘O PORTAPULLASTE.
Ad litteram: fare il porta pollastri Id est: agire da mezzano, da ruffiano che rechi messaggi alternativamente all’ amoroso o all’amorosa; per traslato fare il propalatore di notizie, per il solo gusto di portarle in giro senza neppure riceverne alcun sia pure piccolo vantaggio quale ad es. una mancia che si è soliti dare ad un garzone di macellaio che rechi effettivamente dei polli acquistati e non bigliettini amorosi. Interessantissima l’etimologia del sostantivo ricavato con traduzione pedissequa dell’espressione francese porte-poulet (portapolletto) ma che in realtà non si riferiva a qualcuno che realmente portasse dei polli, bensí a chi favorisse,recandoli, lo scambio di bigliettini amorosi tra gli innamorati; la particolare piegatura dei foglietti li faceva assomigliare a dei piccoli polli con le alucce donde il nome di poulet (polletto) ed ovviamente chi recava quei bigliettini fu détto porte-poulet (portapolletto→portapullaste); originariamente, tale scambio di bigliettini amorosi avveniva tra innamorati della medio-alta borghesia partenopea, adusa alla lingua francese, usata anche nella corte, per cui il mediatore fra innamorati, piú che esser détto semplicemente portabigliettini, fu détto alla francese porte-poulet; quando poi la medesima abitudine passò tra gli innamorati del popolo che non avevano dimestichezza con la lingua d’oltralpe, ma solo con l’idioma partenopeo ecco che porte-poulet (portapolletto)diventò portapullaste restando acquisito come sostantivo per indicare il mezzano, il ruffiano etc.
3.FÀ ‘O PRUTUSENIELLO
Ad litteram: fare il prezzemolino; id est: fare il ficcanaso, voler partecipare ad ogni conversazione esprimendo la propria opinione, specialmente se non sollecitata o richiesta; comportarsi cioè come fa il prezzemolo erba aromatica largamente presente nelle minestre della cucina partenopea; è chiaro che la locuzione in epigrafe si riferisce agli uomini ed è usata a mo’ di dileggio, ritenendosi che normalmente un uomo non debba tenere simili comportamenti, piú consoni alle donne.
Prutuseniello = prezzemolino s.vo ed ag.vo m.le diminutivo (cfr. il suff. iello) di prutusino s.vo neutro = prezzemolo, come détto famosissima erba aromatica largamente presente nelle minestre della cucina partenopea; la voce prutusino è una lettura metatetica del tardo lat *petrosinu(m) che è dal gr. petrosélinon, comp. di pétra 'roccia, pietra' e sélinon 'sedano'; propr. 'sedano che cresce fra le pietre'.
4.FÀ ‘O PUCCHIACCHIELLO
Espressione analoga a quella sub 7.(cfr. antea) da riferirsi per dileggio ad un uomo che si comporti come una donnetta quasi che fósse provvisto non del membro maschile, ma dell’organo riproduttivo femminile che nel napoletano, tra i tanti (cfr. alibi),è indicato con il s.vo purchiacca/pucchiacca donde l’improprio diminutivo maschile pucchiacchiello dell’epigrafe. il s.vo f.le purchiacca/pucchiacca è voce derivata dal greco pyr(fuoco) + koilos(faretra, vagina)+ il suff. dispreg. acca (femminilizzazione del maschile acco/accio suffisso che continua il lat. -aceu(m), usato per formare sostantivi e aggettivi alterati con valore peggiorativo . ),secondo un percorso morfologico che da koilos, attraverso un *koleaca porta a cljaca→chiaca e dunque: pyr+cliaca+acca= purcliacca→ puccliacca→pucchiacca con tipica assimilazione regressiva rc→cc.
5.FÀ ‘O SECUTASORICE
Fare il perseguita-sorci, comportarsi da gatto.
Détto sarcasticamente di chi sleale, falso ed infido sia incline al tradimento, alla fellonía,mostrandosi in ogni occasione votato al voltafaccia, all’infedeltà, all’inganno, all’imbroglio, alla slealtà, falsità, doppiezza, ipocrisia comportandosi ad un dipresso cosí come il gatto che degli animali domestici al contrario del cane, è quello che offre minori garanzie di fedeltà, attaccamento, lealtà ed è pronto a tradire ed ingannare anche il padrone che lo abbia benificato.Il s.vo m.le e f.le secutasorice è stato coniato per rendere icasticamente la voce gatto aduso ad inseguire i topi per catturali; secutasorice s.vo m.le e f.le = gatto; la voce è etimologicamente il risultato dell’agglutinazione del s.vo m.le sorice con la voce verbale secuta:
secuta voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito secutà = inseguire, rincorrere; seguire, incalzare, braccare, ma anche tallonare, pedinare etimologicamente da un lat. volg. *secutare frequentativo di sequi;
sorice s.vo m.le = sorcio, topo domestico etimologicamente da un acc.vo lat. sorice(m) di sorex-soricis.
Brak

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