ARREDUCERSE
Questa volta,su sollecitazione dall’amico N.C. (al
solito, motivi di riservatezza mi impongono di
riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive) mi occupo
del verbo napoletano in epigrafe e delle locuzioni ad esso collegate.
Comincio col dire che arreducerse è la forma riflessiva
del verbo arreducere/arredurre [dal lat. ad+reducere→arreducere] che vale
ridurre, trasformare, rendere diminuito, convertire, cambiare in
peggio e nella forma riflessiva ridursi, ritrovarsi, conciarsi male
ed in tale forma riflessiva il verbo ricorre in alcune icastiche locuzioni che
qui di sèguito illustro:
1) ARREDUCERSE
COMM’Â LAMPA D’’O SALVATORE che ad litteram è: ridursi come la lampada (ad
olio, in uso nelle chiese cattoliche
accanto al tabernacolo)di Gesú Salvatore . Id est:ridursi emaciato,
magro,
smunto, scarno, scheletrico, quasi diafano in una parola in tal pessimo stato
da potersi assomigliare alla tenue tremolante fiamma della lampada alimentata
ad olio, posta accanto al tabernacolo.
Lampa[dal nom. lat. lampa] s.vo.fle a)in primis: lampada b) per traslato piccola quantità di vino
bevuta d’un sorso c) per estensione
semantica falò.
Locuzione analoga a questa testé
esaminata è quella che suona
2) ARREDUCERSE COMM’A SSANTU
LAZZARO che ad litteram vale: ridursi come un san Lazzaro. Id est: ridursi,
nello stato fisico, cosí a mal partito da apparire simile quasi all’affamato e
piagato mendicante protagonista dI una parabola
di Gesú riportata nel Vangelo secondo
Luca (16,19-31). Questo Lazzaro che pietiva cibo ai piedi della tavola del
ricco Epulone, mentre i cani gli leccavano le piaghe non è dunque quel Lazzaro
di Betania biblico fratello di Marta e Maria, il quale morto venne risuscitato
dall’ amico Gesú (Giovanni 11,1-45).
Rammento qui che nessuno dei due Lazzaro
fu mai santificato dalla Chiesa Cattolica e solo la fertile fantasia del popolo napoletano,
forse a motivo delle sofferenze patite dall’affamato e piagato
mendicante, lo à elevato a gli onori dell’altare sia pure nella locuzione in
esame. Andiamo oltre:
3) ARREDUCERSE ‘NCOPP’A
N’ASTECO che ad litteram vale: ridursi (a vivere) su di un solaio.
Id est: star cosí a mal partito economicamente da non potersi permettere il
lusso di una abitazione sia pure in fitto ed esser costetto a dimorare
all’aperto sul terrazzo di una casa.
Asteco s.vo m.le [dal greco
óstrakon = coccio] il solaio di copertura delle case, solaio che anticamente
era formato con cocci di anfore e/o abbondante lapillo vulcanico ammassati
all'uopo e poi violentemente percossi con appositi martelli al fine di
grandemente compattarli e renderli impermeabili alle infiltrazioni di acqua
piovana. Ed eccoci infine a
4) ARREDUCERSE CU ‘O CORE A
CCHIETTA che ad litteram vale: ridursi con il cuore a coppia Id est: addolorarsi, affliggersi,sentirsi angosciato quasi come il cuore sia allo stato dei fichi aperti per metà, essiccati e
riuniti a coppie; il logorio cui è sottoposto il fico in tale tipo di
lavorazione induce a ritenerlo addolorato, afflitto,quasi angosciato come il
cuore di chi stia sofferndo.
Chietta s.vo f.le [dal lat.volg. (ap)plicitu→plictu-m→chietta] a)in
primis coppia, paio, pariglia; b)per
estensione semantica brigata, combriccola,
comitiva.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere
per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato
qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste paginette.
Satis est.
Raffaele Bracale
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