VARIE 1603
1 VENÍ ARMATO 'E PIETRA POMMECE, CUGLIE CUGLIE E FFIERRE
'E CAZETTE.
Letteralmente: giungere munito di pietra pomice, aghi
sottili e ferri(piú doppi)da calze ossia di tutto il necessario ed occorrente
per portare a termine qualsivoglia operazione cui si sia stati chiamati. Id
est: esser pronti alla bisogna, essere in condizione di attendere al richiesto
in quanto armati degli strumenti adatti.
2 JÍ STOCCO E TTURNÀ BBACCALÀ.
Letteralmente: andare stoccafisso e ritornare baccalà. La
locuzione viene usata quando si voglia commentare negativamente un'azione
compiuta senza che abbia prodotto risultati apprezzabiliIn effetti sia che lo
si secchi-stoccafisso-, sia che lo si sali-baccalà- il merluzzo rimane la
povera cosa che è.
3 ESSERE LL'URDEMU LAMPIONE 'E FOREROTTA.
Letteralmente:essere l'ultimo fanale di Fuorigrotta. Id
est: Non contare nulla, non servire a niente. La locuzione prese piede verso la
fine dell' '800 quando l'illuminazione stradale napoletana era fornita da
fanali a gas in numero di 666; l'ultimo lampione (fanale) contraddistinto
appunto col numero 666 era situato nel quartiere di Fuorigrotta, zona limitrofa
di Napoli, per cui il fanale veniva acceso per ultimo, quando già splendevano
le prime luci dell' alba e la di lui utilità veniva ad essere molto limitata.
4 JÍ TRUVANNO A CCRISTO DINTO A LA PINA.
Letteralmente: cercare Cristo nella pigna. Id
est:impegnarsi in una azione difficoltosa,lunga e faticosa destinata a non aver
sempre successo. Anticamente il piccolo ciuffetto a cinque punte che si trova
sui pinoli freschi era detto manina di Cristo, andarne alla ricerca comportava
un lungo lavorio consistente in primis nell'arrostimento della pigna per poi
cavarne gli involucri contenenti i pinoli, procedere alla loro frantumazione e
giungere infine all'estrazione dei pinoli contenuti;spesso però i singoli
contenitori risultavano vuoti e di conseguenza la fatica sprecata.
Rammento a margine che la locuzione esaminata viene usata
popolarmente nella morfologia JÍ TRUVANNO A CCRISTO DINTO Ê LUPINE che è una
incongrua ed inconferente corruzione di quella in epigrafe, checché ne dica
Roberto De Simone che, all’oscuro dell’esatta espressione, vaneggiò
inventandosi una leggenda ignota a tutti che vedrebbe protagonisti la Vergine
Maria, il suo divin Figliuolo, la pianta di lupini e non so quale altra pianta.
5 QUANNO TE MIETTE 'NCOPP' A DDOJE SELLE, PRIMMA O DOPPO
VAJE CU 'O CULO 'NTERRA.
Quando ti metti su due selle, prima o poi finisci col
sedere in terra. Id est: il doppio gioco alla fine è sempre deleterio
6 'E FATTE D' 'A TIANA 'E SSAPE 'A CUCCHIARA.
Letteralmente:i fatti della pentola li conosce il
mestolo. La locuzione sta a significare che solo gli intimi possono essere a
conoscenza dell'esatto svolgimento di una faccenda intercorsa tra due o piú
persone e solo agli intimi di costoro ci si deve rivolgere se si vogliono
notizie certe e circostanziate. La locuzione è anche usata da chi non voglia
riferire ad altri notizie di cui sia a conoscenza.
7SENZA 'E FESSE NUN CAMPANO 'E DERITTE
Senza gli sciocchi, non vivono i dritti. Id est: i furbi prosperano perché
c'è chi glielo permette, non per loro forza intrinseca.
8 NUN FÀ PÍRETE A CCHI TENE CULO...NUN DÀ PONIE A CCHI
TÈNE MANE
Non fare scorregge contro chi à sedere.... non dar pugni
a chi à mani Id est: Non metterti contro chi à mezzi adeguati e sufficienti per
risponderti per le rime...
9 QUANNO 'O PIRO È AMMATURO, CADE SENZA TURCETURO.
Quando la pera è matura, cade senza il bastone. IL
turceturo è un bastone uncinato atto a pigare il ramo al fine di scuoterlo per
far cadere il frutto.Id Est: Quando un'azione è compiuta fino alle sue ultime
conseguenze queste non si lasciano attendere.
10 JIRSENE A CASCETTA(TE NE VAJE A CCASCETTA!)
Letteralmente: Andarsene a cassetta.(te ne vai a
cassetta!). La cassetta in questione è quella del vespillone: il posto piú
alto, ma anche il piú scomodoe il piú faticoso da raggiungere, delle antiche
vetture da trasporto passeggeri. L'espressione viene usata quando si voglia
sottolineare la dispendiosità o la fatica cui si va incontro, impegnandosi in
un'azione ritenuta gravosa per cui se ne sconsiglia il porvi mano.
11 â CASA D' 'O
FERRARO, 'O SPITO 'E LIGNAMMO...
Letteralmente: In casa del ferraio, lo spiedo è di legno.
La locuzione è usata a commento sapido allorché ci si imbatta in persone dalle
quali, per la loro supposta, vantata professionalità ci si attenderebbero nelle
loro azioni, risultati adeguati ben diversi da quelli che invece sono sotto gli
occhi di tutti.
12 PIGLIATELLA BBELLA E CCOCCATE PE TTERRA.
Letteralmente:sposala bella e coricati in terra. Id est:
accasati con una donna bella, ma tieniti pronto a sopportarne le peggiori
conseguenze;la bellezza di una moglie comporta danno e sofferenze.
13 ABBACCÀ CU CCHI VENCE.
Colludere col vincitore - Schierarsi dalla parte del
vincitore. Comportamento nel quale gli Italiani sono maestri: si racconta, ad
esempio, che al tempo dell'ultima guerra, all'arrivo degli americani non fu
possibile trovare un fascista. Tutti quelli che per un ventennio avevano
indossato la camicia nera, salirono sul carro dei vincitori e i militari
anglo-americani si chiedevano, riferendosi a Mussolini: Ma come à fatto
quell'uomo a resistere vent'anni se non aveva nessuno dalla sua parte?
14 QUANNO 'A CUNNIMMA È PPOCA, SE NE VA P' 'A TIELLA.
Quando il condimento è poco, si disperde nel tegame,
invece di attaccarsi alle pietanze; id est: chi non à mezzi sufficienti,
facilmente li disperde e non riesce ad usarli per portare a compimento un'opera
cominciata.
15 JAMMO, CA MO S'AIZA!
Muoviamoci ché ora si leva(il sipario)! - Era l'avviso
che il servo di scena dava agli attori per avvertirli di tenersi pronti ,
perché lo spettacolo stava per iniziare. Oggi lo si usa per un avviso generico
sull'imminenza di una qualsiasi attività.
16 VOCA FORA CA 'O MARE È MMARETTA...
Rema verso il largo ché il mare è agitato...Consiglio
pressante, quasi ingiunzione ad allontanarsi, rivolto a chi chieda
insistentemente qualcosa che non gli spetti.In effetti i marinai sanno che
quando il mare è molto agitato è conveniente remare verso il largo piuttosto
che bordeggiare a ridosso della riva contro cui ci si potrebbe infrangere.
Similmente è opportuno tenersi lontano da chi si stia tediando con pressanti
richieste, per evitare che il tediato si adonti e reagisca.
17 METTERE LL'UOGLIO 'A COPP'Ô PERETTO.
Letteralmente: aggiungere olio al contenitore del vino.
Id est:colmare la misura. La locuzione viene usata sia per indicare che è
impossibile procedere oltre in una situazione, perché la misura è colma, sia
per dolersi di chi, richiesto d'aiuto, à invece completato un'azione
distruttrice o contraria al richiedente. Un tempo sulle damigiane colme di vino
veniva versato un piccolo strato d'olio a mo' di suggello e poi si procedeva alla
tappatura, avvolgendo una tela di sacco intorno alla imboccatura del
contenitore vitreo.
Rammento che il PERETTO ed il plurale’e perette son voci usate per indicare caraffe vitree senza manico di varia capacità
(dai 2 litri al quarto di litro) in cui si versava e talvolta ancóra si versa
il vino per servirlo in tavola : etimologicamente per alcuni da ricollegarsi a
pera di cui ricalcherebbe vagamente la forma; la cosa poco mi convince, e non
prendo per buono quella che piú che una etimologia, mi appare una frettolosa
paretimologia, ed atteso che a mia memoria ‘e perette ch’io conobbi non
somigliavano ad una pera, né dritta, né capovolta, risultando invece essere dei
cilindrici vasi vitrei (e solamente vitrei) che per tutta la loro altezza
mantenevano il medesimo passo e solo verso l’alto presentavano una contenuta
strozzatura che costringeva il vaso dapprina ad un modesto restringimento del
passo e poi a slargarsi in una
imboccatura svasata,ecco che quanto all’etimologia, penso che piú che alla
forma ci si debba riferire al materiale ed al modo d’apparire d’essi perette
che essendo (come ò detto) di terso e scintillante vetro (non esistono, né
esistettero perette in coccio o porcellana…) penso ch’essi trassero il loro
nome dall’antico alto tedesco perhat= chiaro, splendente, trasparente cosí come
i perette furono e sono;
18 QUANNO JESCE 'A STRAZZIONA, OGNE FFESSO È
PRUFESSORE...
Quando è avvenuta l'estrazione dei numeri del lotto, ogni
sciocco diventa professore. La locuzione viene usata per sottolineare lo
stupido comportamento di Coloro che ,incapaci di fare qualsiasi previsione o di
dare documentati consigli, s'ergono a profeti e professori, solo quando,
verificatosi l'evento de quo, si vestono della pelle dell' orso...volendo
lasciar intendere che avevano previsto l'esatto accadimento o le certe
conseguenze...di un comportamento.
19 'A MONECA 'E CHIANURA:MUSCIO NUN 'O VULEVA MA TUOSTO
LLE FACEVA PAURA...
La suora di Pianura:tenero non lo voleva, ma duro le
incuoteva paura (si sottointende :il pane.) La locuzione viene usata nei
confronti degli incontentabili o degli eterni indecisi...
20 FÀ 'E SCARPE A UNO E CCOSERLE 'NU VESTITO.
Letteralmente:confezionare scarpe ad uno e cucirgli un
vestito.Id est: far grave danno a qualcuno o augurargli di decedere.Un tempo
alla morte di qualcuno gli si metteva indosso un abito nuovo e gli si facevano
calzare scarpe approntate a bella posta.
Brak
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