STRANGULAPRIEVETE D’’O CHIANCHIERE
[gnocchi
napoletani alla maniera del beccaio]
ingredienti
e dosi per 6 persone
per
gli strangulaprievete:
1,200
kg. di farina 00
800
gr. d’acqua bollente
20
gr. di sale fino.
per
il sugo:
1
bicchiere d’olio d’oliva e.v.p. s. a f.
1
cipolla dorata affettata grossolanamente
500
gr. di pomidoro tipo Roma o San Marzano lavati, sbollentati, pelati e passati
ad un passaverdure a buchi fitti; in alternativa una scatola di pomidoro pelati
ben sgrondati del liquido di conservazione.
7
rocchi di salsiccia a punta di coltello, lavati, spellati e sgranati,
1
bicchiere di vino rosso asciutto,
sale
fino q. s.
1
ciuffo di basilico spezzettato a mano
120
gr. di formaggio pecorino grattugiato o 120 gr. di formaggio parmigiano
grattugiato ( ma è preferibile il
pecorino!)
pepe
bianco q.s.
sale
grosso un pugno
Procedimento.
È
consigliabile preparare prima il sugo, ponendo in un proporzionato tegame basso tutto l’olio con la cipolla ed a
fiamma moderata farla arsicciare; appena imbiondisca aggiungere la salsiccia
sgranata, bagnarla con un bicchiere di vino rosso asciutto e far rosolare la
salsiccia; appena pronta aggiungere il passato di pomidoro o i pelati
spezzettati, salare ed in circa 30 minuti approntare un sugo abbastanza
corposo; a fine cottura aggiungere il basilico spezzettato a mano e mantenere
in caldo.
Per approntare gli
strangulaprievete.
Munirsi
di un capace polsonetto ad un solo
manico, riempirlo d’acqua (poco meno d’un litro) e portarla ad ebollizione;
fuori dal fuoco, ma quando la temperatura dell’acqua sia ancóra elevata,
versare nell’acqua, a pioggia quasi tutta la farina ed il sale, rimestare velocissimamente, indi
rovesciare d’un sol colpo su di un tagliere cosparso di farina asciutta
l’impasto e cominciarlo a lavorare a
mani nude molto velocemente(la cosa sarà favorita dal fatto che l’impasto
risulterà bollente…) fino a che non abbia incorporato tutta la restante farina
e non si sia ottenuto una palla di pasta soda ed elestica che si farà riposare
per circa mezz’ora; indi si lavorerà ancora un po’ la pasta ed aggiungendo un
po’ di farina si ricaveranno dalla pasta dei bastoncelli cilindrici dello
spessor d’un indice dai quali si taglieranno tanti cilindretti di circa 2 cm. d’altezza che verranno
pigiati velocemente ed alternativamente con i polpastrelli dell’indice e del medio ed
incavati strusciandoli sul tagliere;
alla fine si disporranno tutti questi strangulaprievete (gnocchi napoletani)
distesi, ad asciugare, su di un canevaccio pulitissimo cosparso con pochissima
farina. Dopo mezz’ora si porta ad ebollizione una pentola d’acqua fredda salata
(circa 8 litri)
ed appena l’acqua bolle vi si versano, pochi per volta, gli strangulaprievete
che vengono prelevati dalla pentola con un mestolo forato appena riaffiorino tornando a galla, e messi in una zuppiera dove vengono
rapidamente conditi con il sugo di pomidoro e salsiccia, cosparsi di pecorino
(o in mancanza di parmigiano) e pepe, rimestati accuratamente ed impiattati
aggiungendo su ogni porzione un po’ di sugo e di altro basilico.
Vini:
Corposi vini rossi campani (Solopaca, Aglianico, Piedirosso, Taurasi) serviti a
temperatura ambiente.
NOTA
Riporto
qui di sèguito un mio vecchio, ma ancóra valido scritto che mi pare
interessante porre a corollario di questa ricetta:
Strangulapriévete & Co.
Con il
sostantivo strangulapriévete,nell’idioma
napoletano, si designano gli gnocchi semplici, fatti in casa con acqua,
farina e sale. È vero che sia nell’uso quotidiano che in certa letteratura
deteriore ò trovato pure — per indicare la medesima pasta — il termine
strangulamuónece, ma si tratta chiaramente di un vocabolo pretestuoso, teso a
prendersi gioco dei monaci, oltre che dei sacerdoti richiamati a torto nel
primo lemma. Nella storia della parola, in realtà, il clero non c’entra
affatto, se non per una gustosa omofonia che vi risuona o, se si vuole prendere
per buona una notizia suggestiva del Vottiero, il quale riferisce che
strangulapriévete chiamavano nel Settecento gli gnocchi i monaci e
strangulamuónece a rimbrotto i preti.
Disdicevole
è peraltro che, partendo da strangulapriévete, l’italiano mediatico abbia
tratto fuori uno ‘strozzapreti’ da far venire i brividi all’ascolto o sobbalzar
dalla poltrona. Vuoi vedere che aumme
aumme e tenendomene all’oscuro son tornati
tra di noi i lanzichenecchi?! È ben vero che tra gli studiosi dell’ idioma
napoletano non è mancato, non so se per distrazione o per un eccesso di
laicismo malinteso, chi accredita una semantica da serracollo, come per esempio
fanno il D’Ascoli e il Santella, ma mi sto ancora chiedendo chi sia stato il
primitivo ignorante che, non conoscendo l’etimologia della prima parte del
termine strangulapriévete, à creduto di fare cosa intelligente (lasciandosi
fuorviare dallo strangula d’avvio sostituendolo con ‘strozza’, (dal verbo
strozzare, sinonimo in toscano di ‘strangolare’) e dimostrando, invece,
d’essere un asino integrale.
Cerchiamo
d’esser seri. Il termine strangulapriévete, unico originale vocabolo che possa arrogarsi il diritto di significare gli
gnocchi napoletani, viene da secoli lontani e nasce dalla lingua greca.
Dall’impasto di acqua, farina e sale si ricavano, arrotolandoli sul tagliere
cosparso di farina asciutta, dei bastoncelli a sezione cilindrica, spessi un
centimetro, che vengono tagliati in piccoli cilindretti di un paio di
centimetri ognuno. I cilindretti vengon poi incavati, facendoli strusciare sul
tagliere e tenendoli premuti contro il medesimo col polpastrello o dell’indice
o del medio. Questa doppia operazione dell’arrotolamento e della incavatura ci
fa comprendere perché il verbo greco straggalào, con i significati di
arrotolare, attorcere, curvare, ed il verbo
prepto con quelli di comprimere, incavare, siano all’origine del termine
composto con cui designiamo i nostri gnocchi napoletani.
Come
si vede i sacerdoti non c’entrano nulla e di conseguenza men che meno i monaci
chiamati in causa da qualche buontempone che non aveva di meglio cui pensare...
Quanto allo stravolgimento di strangulaprievete in strozzapreti non posso che
ribadire l’ignoranza e l’imbecillità di chi à fatto un simile strazio, ed
à trovato sedicenti studiosi della
lingua italiana pronti ad accoglierlo nei lessici in uso, diventati oramai il
secchio della spazzatura in cui vien recepito di tutto, asinerie e capocchierie
comprese. Si consideri la voce strangolapreti come appare in uno dei piú
diffusi dizionari: «Gnocchetto duro e compatto, che, essendo di difficile
masticazione, rischia di far morire soffocati». Ben tre stupidaggini infilate
in una sola frase e che rischiano di farci soffocare dal ridere. Una cosa di
cui ci si può solo vergognare. A proposito. Bbona salute e..., mi raccomando!, non vi canzate
(permettete) di fare ‘e strangulaprievete con le patate(gli gnocchi fatti con
le patate è una faccenda della cucina romana: io glieli lascio volentieri, e
spero pure voi!
Raffaele
Bracale
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