venerdì 3 gennaio 2020

6 ICASTICHE ESPRESSIONI



6 ICASTICHE ESPRESSIONI

1)‘A FEMMENA È CCUMME A LL’ONNA: O TE SULLEVA O T’AFFONNA
Letteralmente: la donna è come un’onda: o ti solleva o ti manda a fondo; id est: la donna può sollevarti, ma può anche determinare la tua rovina.
2)FEMMENE, CIUCCE E CRAPE TENENO TUTTE UNA CAPA.
Donne, asini e capre ànno tutti la medesima  testa nel senso che sia le donne che gli asini e le capre sono testardi alla stessa stregua ed indocili a qualsiasi comando, consiglio o raccomandazione, convinti sempre di far bene agendo di proprio istinto o iniziativa.

3) FEMMENE, CIUCCE E VVARCHE SO’ ‘E CHI ‘E CCARCA
Le donne,come gli asini  e le barche, appartengono a chi le monti (e solo ad essi devono rispondere);id est: donne, asini e barche vanno dominati se si vogliono ottenere buoni risultati.
4) FEMMENE CANE E BBACCALÀ P’ESSERE BBUONE S’ÀNN’ ‘A MAZZIÀ
Donne, cani e baccalà per dare i risultati migliori devono esser percossi: le donne ed i cani sono indocili e devono devono essere bastonati per ridurli alla ragione; ugualmente il baccalà (merluzzo salato ed essiccato) per essere gustato al meglio , prima d’esser cucinato va opportunamente ammollato a forza di acqua fredda e percosse.

5)È MMEGLIO NASCERE SENZA NASO CA SENZA SCIORTA
È preferibile nascere senza naso piuttosto che senza buona fortuna! In effetti ad una menomazione fisica ci si fa l’abitudine ed in qualche modo si sopperisce, ma non si può fare a meno della buona fortuna molla propulsiva d’ogni accadimento umano.
6) L’OMMO, P’ESSERE NU BBUÒNU PARTITO, À DDA TENÉ: ARGIÉNTO DINT’Ê CCHIOCCHE,DIAMANTE „DINT’ A LL’UÒCCHIE, ORO DINT’Ê SSACCHE E  ‘O FIERRO DINT’ô CAZÓNE!
Letteralmente ’uomo, per essere considerato un buon partito, deve avere le tempie imbiancate, (indice di maturità),gli occhi luccicanti (indice di vivida intelligenza), oro nelle tasche (cioè ricchezza) ed un (attrezzo di) ferro nel calzone (cioè  essere sessualmente dotato).


onna: s.vo f.le, onda. Voce dall‟accusativo latino unda(m), con  assimilazione progressiva nd→nn, come in fronna e funnaco.

varche: s.vo f.le pl. di varca = barca.Voce dall’accusativo tardo latino *barca-m, con normale trasformazione  di b→v, come basiāre e bíbere in vasà e vévere.
carca: voce verbale per  carreca (3° p.sg. ind. pr. dell’inf. carrecà/carcà, nel senso di caricare, far sentire il proprio peso, montar su. Si tratta di un denominale di carrus: latinismo medievale,.
femmene s.vo f.le pl. di femmena 1 nome generico di ogni individuo umano o animale portatore di gameti femminili atti a essere fecondati da quelli maschili, e quindi caratterizzato dalla capacità di partorire figli o deporre uova;
2 come nel caso che ci occupa essere umano di sesso femminile; donna, bambina | usato anche con sfumatura spreg.:Lassa ‘a stà è ‘na femmena(non darle peso è una donna! | mala femmina, prostituta.
3 parte di un congegno destinata a riceverne un'altra nel suo interno:
|| In funzione di agg.vo
1 ricca, dotata di femminilità; desiderabile, attraente; | detto di animale, che è di sesso femminile;
2 che rappresenta la parte ricevente di un incastro;
voce dal lat.  femina(m), voce connessa con fecundus 'fecondo' con raddoppiasmento espressivo della  consonante nasale bilabiale (m).
crape  s.vo f.le pl. di crapa = capra.Lettura metatetica dell’accusativo  latino capra-m,
ciucce s.vo m.le o f.le (qui f.le) pl.del sg. ciuccio o ciuccia;
per l’etimo rinvio ad un mio lungo articolo alibi.
bbaccalà s.vo neutro  = baccalà, merluzzo essiccato e conservato sotto sale:  etimologicamente dallo sp. bacalao, e questo dal fiammingo kabeljauw.

sciorta: s.vo f.le = sorte, destino, ma qui buona sorte, fortuna. Voce dall’acc. lat. sorte-m, con normale  evoluzione della sibilante (s) seguita da vocale nel gruppo   palatale sci..
chiocche =meningi, tempie s.vo f.le pl. di chiocca = meninge, tempia e per ampiamento semantico anche testa.
Voce dal tardo lat. clocca(m)incrociato con cochlea(m).

Mazzià: voce verbale infinito = percuotere.Denominale di   mazza( dal lat. mattea(m)). Derivati: mazziata. Fraseologia: curnùte e mazziàte, mazze e panèlle.., pane senza mazze fanne „e figlie pazze.
ommo: s.vo m.le =uomo.  voce dal nominativo latino homo, con raddoppiamento espressivo  frequente della bilabiale nasale(m), come in  cammísa, ammore etc.
cazone, o cauzone: s,vo m.le . che nel significato di braghe aderenti è un accrescitivo di cauza= calza (dal lat. mediev. calcea(m), dal class. calceus 'scarpa, stivaletto'); normale in napoletano il passaggio di al ad au semplificato in a(u)(cfr. auto/aveto per al-to oppure autro/ato per al-tro);
uocchie: occhi s,vo m.le pl. del sg uocchio; voce   dall’acc.latino oculu-m→oclu(m)→uocchio,  con tipica evoluzione del gruppo cl→chj→cchi, come recchia ( che è   dal lat. auricula(m)→(au)ricla(m)→recchia,), denucchio(che è dal at. volg. genuculu(m)→genuclu(m)→ denuclu(m)→ denucchio), etc. . Metaforicamente il s.vo plurale è  inteso pure come attività malefica: fattura, maledizione, invidia cattiva.
fierro: = ferro; il s.vo a margine in napoletano può essere di due generi: neutro o maschile se è neutro indica l’elemento chimico (di simbolo Fe) cioè un metallo grigio-argenteo, tenero, duttile, magnetico, raro in natura allo stato libero, ma presente in un gran numero di minerali, da cui si estrae fin dalla più remota antichità; ed indica altresí l'acciaio dolce (lega di ferro a basso tenore di carbonio) e spesso anche gli acciai non legati; allorché sia neutro la scrizione preceduta dall’articolo neutro ‘o (lo) comporta la geminazione della consonante d’avvio per cui si dovrà scrivere ‘o ffierro; allorché invece il s.vo in esame sia inteso maschile serve ad indicare 1 in primis qualsiasi oggetto, attrezzo, utensile, arma  di ferro o piú gener. metallico: ferro da stiro, ferro per arricciare i capelli etc. 2  per traslato giocoso come nel caso che ci occupa qualsiasi altra cosa accreditata anche iperbolicamente d’essere dura e resistente come il ferro; in questi casi la scrizione preceduta dall’articolo maschile ‘o (lo) non comporta la geminazione della consonante d’avvio per cui si dovrà scrivere ‘o fierro.
Brak

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