mercoledì 12 febbraio 2020

DDIO PERDONA, SANGIUANNE NO!


DDIO PERDONA, SANGIUANNE NO!
Anche questa volta faccio sèguito ad  un  quesito rivoltomi dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi dell’antica e quasi desueta locuzione partenopea in epigrafe,nel tentativo – spero fruttuoso -  di fare un po’ di luce sul suo significato ed uso atteso che l’amico  N.C. mi à comunicato, per le vie brevi,  di una sua erronea e perciò inaccettabile  interpretazione originata, temo, dal fatto d’ignorare il significato e portata della voce napoletana sangiuanne. Mettiamoci all’opera; d’acchito e troppo semplicisticamente qualcuno, (cosí come à fatto l’amico N.C. ) traduce ad litteram l’espressione: Dio perdona, san Giovanni no!  Messa cosí la faccenda parrebbe quasi che alla luce delle sacre scritture si dovesse ritenere il Signore Iddio   proclive al perdono, laddove  il suo precursore e cugino non fósse stato disposto alla medesima cosa.
Le cose non stanno cosí in quanto, nel suo significato recondito l’espressione è da intendersi  pregnantemente nel modo che segue: Il genitore perdona, il padrino no! In effetti la locuzione, deducendolo dalla realtà vissuta, mette in chiaro che se il destinatario d’un torto o un’offesa è il genitore costui è incline, propenso a perdonare laddove   se il destinatario d’analogo  torto o offesa è il padrino, il compare o santolo costui quasi per certo sarà  avverso, contrario, indisponibile, indisposto all’indulgenza ed alla remissione; per solito infatti i genitori, anche quelli d’indole severa,  sono o erano [temporibus illis] con i loro figli   piú clementi, indulgenti e miti  e demandavano le paternali, eventuali punizioni  o reprimende ai padrini, compari o santoli dei figlioli che ne avevano maggior soggezione in quanto persone estranee alla cerchia familiare. Da tutto ciò che ò détto si evince che il deuteragonista della locuzione in esame non è il  santo Giovanni Battista bensí  il padrino o , compare  che in pretto napoletano è détto sangiuanne usando un s.vo m.le formato dall’agglutinazione funzionale dell’apposizione san(= santo) con il nome proprio Giuanne (=Giovanni). Ci troviamo infatti in presenza di una   degradazione semantica  d’un nome proprio, ridotto a nome comune con riferimento  al san Giovanni Battista precursore e cugino del Cristo che fu da lui battezzato nelle acque del Giordano.Nell’inteso napoletano il solo  fatto che san Giovanni battezzasse il Cristo ne fece ipso facto  un padrino e/o compare e se ne mutuò il nome proprio per farne uno comune.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun altro  dei miei ventiquattro lettori e  chi  forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale

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