giovedì 27 febbraio 2020

'A CUNTRORA


‘A CUNTRORA
Ecco un altro vocabolo che, squisitamente partenopeo, partito dai lessici della parlata napoletana, è approdato in quelli della lingua nazionale,(sebbene nella forma di controra) mantenendo inalterati i significati estensivi di siesta ( che è forse da un lat.: hora sexta), riposo pomeridiano, ciò che, per intenderci, nell’italiano mediatico (mutuato dal romanesco) si dice: pennichella (etimologicamente deverbale di un basso latino: *pendicare→pennicare). Nel suo significato attuale la parola partenopea cuntrora (che etimologicamente viene dal latino: contra hora id est: ora contraria, avversa nel senso di inadatta al lavoro, all’applicazione e quindi da destinarsi al riposo) indica quel lasso di tempo a ridosso dell’ora meridiana, quando – specie in estate – il sole picchia piú forte e le ore sono piú calde; poiché nel meridione si è soliti pranzare intorno al suddetto orario meridiano e far seguire al pranzo il riposo, la siesta, che si fa proprio nelle ore piú calde e meno adatte al lavoro, ecco che il termine cuntrora è passato ad indicare non piú solo un certo lasso di tempo, quanto la confortevole stasi cui si è soliti dedicarsi in quel lasso di tempo: la siesta, il riposo cioè ed in tale accezione ‘a cuntrora, addolcita in controra è approdata nella lingua nazionale. In coda a tutto quanto detto rammento che la voce cuntrora (controra) fu voce antica già in uso a far tempo dalla seconda metà del seicento e mai desueta e che anticamente indicò qualcosa di leggermente diverso dalla siesta (stasi, interruzione cioè) e fu addirittura codificata e stabilita nella sua durata in riferimento soprattutto al lavoro svolto da gli operai alle dipendenze; al proposito infatti rammento che esistettero durante la giornata due controre cioè due ben precisi lassi di tempo duranti i quali gli operai dismettevano temporaneamente il lavoro per prendersi un po’ di riposo e/o rifocillarsi; l’inizio di tali controre era annunciato da nove tocchi di campane; ora premesso che anticamente il lavoro de gli operai alle dipendenze d’ un si’ masto (signor maestro/padrone) o di operaie alle dipendenze d’ una sié maesta (signora maestra/padrona) si svolgeva quotidianamente nei giorni tra la festa di san Giuseppe ed il primo lunedí di ottobre dalle sei del mattino sino alla mezzanotte, mentre negli altri mesi veniva svolto sino a due ore dopo la mezzanotte, ciò premesso dirò che la prima delle due codificate controre, quella riservata ad un breve riposo ed un modico asciolvere,si protraeva tra le ore 14 e le 16 o tra le 17 ed un’ora dopo il tramonto; la cuntrora piú lunga era quella che si protraeva tra le tre ore di notte (corrispondenti alle ore 24.00) ed il mattino successivo (ore 6.00) durante la quale (dopo la recita delle preghiere di compieta) gli/le operai/e prendevano l’unico sostanzioso pasto della giornata ed il meritato riposo. In seguito il riposo notturno perdette il nome di cuntrora che fu mantenuto per indicare la prima stasi nel lavoro quotidiano e successivamente fu attribuito al generico riposo postprandiale, non solo a quello che si prendevano gli/le operai/e per sbocconcellare una loro merenda.
Raffaele Bracale

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