domenica 16 febbraio 2020

‘E FFRONNE


 ‘E FFRONNE
La fronna, meglio ‘o ccantà a ffronna soprattutto usato con l’attacco che suona: fronna ‘e limone è una particolare forma di canto a distesa, riscontrabile anche in altre zone centro- meridionali d’ Italia, eseguita senza accompagnamento strumentale, ancóra praticato in alcune aree della provincia di Napoli, Caserta e Salerno. L’espressione fronn’ ‘e limone” intonata all’inizio del canto, può essere a volte sostituita da altre formule stereotipe quali arbero ‘e noce,sciore ‘e granato, ‘o mare e ‘arena, sî bbella ‘e faccia, simpaticona. Metricamente simili, tali espressioni svolgono principalmente la funzione di preparare le assonanze con i versi seguenti. I testi provengono da un vasto repertorio di fronne che, sebbene formalizzate, offrono all’esecutore a seconda delle circostanze una larga possibilità di variazione e di improvvisazione. Durante l’esecuzione, due o piú cantatori possono spesso intrecciare una sorta di dialogo rispondendosi a fronna l’uno con l’altro.
Per la peculiarità di impiego, essa veniva talvolta utilizzata come forma comunicativa a distanza. Infatti, in passato, un tipo particolare di “fronna” veniva cantata sotto le mura delle carceri da amici o parenti che in tal modo riuscivano a comunicare coi reclusi.
Sotto l’aspetto melodico la fronna è uno stile di canto particolarmente complesso. Essa infatti presenta una caratteristica sillabazione ricca di fioriture melodiche e di micro intervalli e spesso si articola su diverse modalità nello stesso tempo. La tessitura del canto è molto acuta e l’attacco melodico avviene quasi sempre sul quinto grado, che dopo una cadenza al terzo dal quinto grado ridiscende al primo. L’ambito melodico varia da una sesta, per le “fronne” piú comuni, a quello di una ottava per altri tipi di “fronne”, come avviene per alcune “fronne ‘e carcere”.Di tali fronne le piú ricordate sino al principio del 1900 furono ‘e fronne ‘e san Francisco cioè a dire i canti-comunicazioni indirizzati ai reclusi nelle famigerate carceri di San Francesco site in Napoli nell’omonima piazza di san Francesco (cosí chiamata per l’esistenza d’un monastero di francescani(vedi ultra);la medesima piazza al tempo di Re Ferdinando II Borbone di Napoli (Palermo, 12 gennaio 1810 † Caserta, 22 maggio 1859) fu détta Largo Cavalcatoio e vi si svolgevano tornei di cavallerizzi e talvolta veniva usato in alternativa a piazza Mercato come luogo di esecuzioni capitali ed infatti quivi fu giustiziato il mancato regicidaAgesilao Milano (San Benedetto Ullano (CS) 1830 -†Napoli 1856) che fu un soldato calabrese (ma di origine albanese), che attentò alla vita del re nel 1856 ,) nell’edificio che un tempo era stato appunto il convento di francescani detti pure Monaci di Sant’Anna per aver la loro cappella alquanto separata dal convento, ubicata all’imbocco del Borgo di Sant’Antonio abate ed intitolata alla santa mamma della Vergine Maria; l’edificio che fu monastero e poi carceri, successivamente à ospitato gli uffici della Pretura di Napoli. Nelle carceri di San Francesco parte delle celle era ubicata a livello stradale ed altre celle erano al di sotto del livello stradale , ma tutte orizzontate verso la strada per modo che le voci degli esecutori delle fronne facilmente giungevano alle orecchie dei detenuti che con l’attacco ‘o mare e ‘a rena rispondevano alle fronne e si venivano a creare una sorta di colloqui canoro-informativi.
C’è da aggiungere che in alcune aree della Campania quali Pomigliano d’Arco (NA) e Pagani (SA), fino ad alcuni anni fa, la “fronn’ ‘e limone” veniva impiegata anche come modello di lamentazione funebre.Si dice “canto a ffronna” in quanto, portato di lontano, imita quasi lo stormire delle foglie (cioé fronne) mosse dal vento.

Il Canto a ffigliola
Un particolare tipo di fronna è questo in epigrafe: tipo di canto a distesa dell’area napoletana oggi eseguito prevalentemente in onore della Madonna.
A Somma Vesuviana (Na) il canto “a ffigliola” è realizzato anche durante la consegna della pertica (un grosso ramo addobbato a cui sono appesi doni di vario genere) caratteristico dono augurale che viene offerto nel mese di Maggio essenzialmente alla propria donna e talvolta alla Madonna durante le liturgie del c.d. mese di maggio (pratica devozionale mariana).
Intonata da un solo cantatore, la melodia si articola in maniera piú povera di melismi del canto a fronna. Alla fine del verso, si unisce al canto anche un coro con alcune espressioni stereotipe di cui le piú comunemente usate sono a ffigliola o a Mmamma Schiavona.
La linea melodica parte quasi sempre dalla nota piú acuta del canto che viene tenuta con la prima sillaba, dopo di che iniziano le fioriture e la discesa verso la tonica.
La melodia si presta ad essere cantata in modo sillabico offrendo agli esecutori ampie possibilità di improvvisazione.
A Nola, per il tramite del canto a ffigliola, i vari cantatori usavano sovente sfidarsi in una sorta di gara improvvisata di ritorno dal pellegrinaggio a Montevergine.
A Napoli, corrottasi, per naturale fluire del tempo e cambio dei costumi, la funzione di canto da festa, il canto a ffigliola finí per indicare quel particolare canto-informativo che le figliole(spose o fidanzate) erano solite andare a portare(in proprio o per il tramite d’un assoldato cantante) sotto le carceri (Vicaria, san Francisco) per dare ai propri uomini colà detenuti importanti o impellenti comunicazioni, per modo che il canto a ffigliola finí per confondersi con il canto a ffronna.
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