mercoledì 5 febbraio 2020

CHIAGNULENTO & CHIAGNAZZARO


CHIAGNULENTO & CHIAGNAZZARO
Questa volta è stato il  caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi  di chiarirgli  significato ed eventuali differenze semantiche e/o etimologiche dei due   termini  in epigrafe. Gli ò testualmente risposto:
Dei  vocaboli di  cui mi chiedi posso confermarti che solo il secondo: chiagnazzaro è autenticamente voce del lessico partenopeo ancorché solo del parlato, in quanto non attestato negli scritti antichi o moderni e si tratta di voce dispregiativa, come si evince dal suffisso azzaro  [derivato, come il suffisso verbale azzare da una base latina aces]usato per formare appunto sostantivi di sapore peggiorativo; chiagnazzaro è un deverbale di chiagnere< plangere addizionato appunto del suffisso  azzaro   e connota un individuo non autenticamente dolente, doloroso, infelice, misero, sofferente, triste, ma che usa il lamento quale arma tesa ad ottenere un effetto o un ritorno in termini di tornaconto vuoi economico, vuoi di successo come accadeva per il famoso cantante ed attore partenopeo Giacomo Rondinella ((Messina, 30 agosto 1923 – Fonte Nuova, 26 febbraio 2015) che s’ebbe appunto il soprannome di  ‘o chiagnazzaro per un suo tipico modo di gorgheggiare quasi avesse sempre il pianto in gola.
Di ben ben diverso  significato è il termine chiagnulento usato per indicare un soggetto  autenticamente e costituzionalmente facile al pianto, proclive alla commozione, lamentoso e piagnucoloso. Preciso qui che la voce   chiagnulento  non è autenticamente napoletana, ma è un prestito abruzzese usato nel parlato borghese, in quanto erroneamente ritenuta piú civile, cortese, educata, garbata della vera  voce napoletana chiagnaruso/a usata per connotare quello stesso  soggetto indicato con chiagnulento/a; sia chiagnulento che chiagnaruso, come chiagnazzaro sono dei deverbali di chiagnere< plangere addizionati di differenti suffissi; nella voce napoletana chiagnaruso/a ci si è serviti di aduso/a letti con il rotacismo osco/mediterraneo d>r, mentre col suffisso abruzzese lento/a si intese connotare un soggetto che usasse il pianto in modo sommesso, ma  lento e continuato.  E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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