giovedì 6 febbraio 2020

IL VOCATIVO TITÒ


IL VOCATIVO TITÒ
Questa volta è stato  il caro amico G. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a scrivermi per   chiedermi da dove derivi il vocativo  in epigrafe che pur essendo datatissimo [risalente com’è ad un periodo da porre tra il 1734 ed il 1861, quando nell’esercito  dei Borbone delle Due Sicilie prestarono servizio alcuni  reggimenti svizzeri] è ancóra in uso tra il popolino della città bassa . Accontento lui e qualche altro dei miei ventiquattro lettori,entrando súbito in argomento. Come ò détto a far tempo dal 1734 allorché Carlo di Borbone partì alla conquista dei Regni di Napoli e di Sicilia,  erano presenti nei suoi contingenti militari anche dei Battaglioni del Reggimento Svizzero “Niederist”, dal nome del suo comandante (prassi utilizzata per tutti i Reggimenti Svizzeri), offertigli dal padre Filippo V, re di Spagna; la presenza di reggimenti svizzeri perdurò anche negli anni successivi e sino al 1861, quando per volontà di Francesco II furono sciolti  gli ultimi reggimenti svizzeri [i cui componenti erano quasi tutti provenienti da cantoni di lingua francese...]di stanza a Napoli. Allorché i componenti di tali reggimenti, in libera uscita si aggiravano nella città, soprattutto bassa,continuavano ad esprimersi  ovviamente nella propria lingua [il francese] usando, quasi tutti, nel chiedere informazioni un’espressione d’attacco  che suonava: “Dis  donc” e veniva recepita dai popolani come “Didò/Titò” Ne derivò che i popolani che non conoscevano  l’idioma francese, ma riconoscevano [dagli emblemi dei  singoli cantoni, portati orgogliosamente su di una manica della giubba] nei militari che li contattavano, componenti dei reggimenti svizzeri, usassero quel Titò  per rivolgersi ad ogni soldato svizzero che  si aggirasse nelle piazze e/o vicoli della città bassa; l’uso perdura ancora oggi per rivolgersi non a militari svizzeri, ma genericamente  a chi non si conosca,  aggirandosi in cerca di qualcosa. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico G.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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