sabato 15 febbraio 2020

PARE N’ASCIO MUORTO


PARE N’ASCIO MUORTO
Ancóra una volta  rispondo al  caro amico N. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che mi  à  chiesto via e-mail di chiarirgli il  significato dell’espressione partenopea   in epigrafe.Gli rispondo premettendo che si tratta di una datatissima locuzione da intendersi quale bruciante, totalizzante epiteto usato per bollare qualcuno di inettitudine, di colpevole dappocaggine ed addirittura di inerzia, di immobilità immotivate figlie ambedue di un’innata pigrizia difetti, nell’inteso popolare partenopeo riscontrabili nell’atteggiamento dell’assiuolo [in napoletano ascio (dal lat. axĭo-axiōnis)]volatile uso a cacciar di notte appostandosi immoto tra le fronde, pronto a colpire d’improvviso la preda; a maggior disdoro nell’epiteto in esame l’inerzia dell’assiulo è cosí grande da essere quella di un assiuolo colpito da rigidità cadaverica che, ad un dipresso è riscontrabile in un individuo che dovrebbe agire ed invece è colpevolmente  pigro, lento, apatico ed addirittura  svogliato, ignavo ed infingardo.  E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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