mercoledì 19 febbraio 2020

FÀ ‘E PPÒSE DÂ FAMMA


FÀ ‘E PPÒSE DÂ FAMMA

Qesta volta è stato la  cara amica D. P. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi  di chiarirle, a beneficio di suoi interlocutori,    significato e portata dell’ espressione partenopea   in epigrafe. L’accontento súbito precisandole che la locuzione in esame, cosí come formulata in epigrafe ed usata nel parlato comune di molti,  ad litteram varrebbe Fare le pose dalla fame id est mostrarsi in atteggiamenti di fame.  Ognuno vede però  che intesa cosí non à o avrebbe significato atteso che non risulta che la fame, l’appetito abbiano un atteggiamento tipico o si propongano in un modo peculiare, specifico, particolare. Da tanto si evince che la locuzione originaria corrotta poi in quella dell’epigrafe sia stata e debba essere altra.Ed in effetti  la locuzione originaria fu fà ‘e ppóze dâ famma che ad litteram vale: fare i polsi (esili e rinsecchiti) dalla fame id est: dimagrire cosí tanto, a causa del digiuno, da averne i polsi affinati e scheletrici, tipici di chi soffre la fame.Come ò détto  molti - errando - invece di dire 'e ppóze (polsi) dicono 'e ppòse d' 'a famma (le pose da fame),ma è chiaro che si tratti di una corruzione dell'espressione originale. Linguisticamente c’è da notare che la normale forma plurale del s.vo m.le puzo (polso)[dal lat. pulsu(m)→puzu-m 'battito', deriv. di pellere 'colpire, battere, con normale esito ls→z (cfr. celsa-m→ceveza – salsa-m→sarza etc.)   è il m.le ‘e púze, ma nell’espressione, ma  anche alibi (cfr. v’attaccasse póze e ppóze= vi legherei polsi con polsi [détto di coloro si comportino alla medesima, spesso  negativa maniera]) se ne è adottato uno f.le ‘e ppóze ad imitazione del pl. f.le ‘e ddenocchia del sg. m.le ‘o denucchio con normale raddoppiamento della consonante d’avvio dopo l’art. f.le ‘e.Concludendo ribadisco  che l’espressione esatta sarebbe fà ‘e ppóze dâ famma, ma siccome error communis facit ius (l'errore comune diventa legge) non mi lacererò le vesti se udrò ancóra fà ‘e ppòse d’ ‘a famma.
A margine e prendendo spunto dal termine famma (fame) rammento che in napoletano è viva e vegeta l’espressione Puzzarse ‘e famma che serví da modello a Puzzarse ‘e friddo usate per comunicare al colto ed all’inclita di avvertire i morsi della fame o quelli  del freddo. L’espressione di partenza fu “puzzarse ‘e famma” talora imbarocchita in“puzzarse d’’a santa famma” ; l’altra fu creata per analogia. Ma perché: “puzzarse ‘e famma”? Perché quando si avvertono i violenti morsi della fame, lo stomaco comincia a secernere i succhi gastrici della digestione che lavorando a vuoto, producono eruttazioni maleolenti donde l’espressione.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amica D.P. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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