venerdì 10 febbraio 2017

VARIE 17/172

1.MANNAGGIA Ô SURICILLO E PPEZZA ‘NFOSA Ad litteram: accidenti al topino e (alla) pezza bagnata;Il motto viene pronunciato a mo’ di imprecazione da chi voglia evitare di pronunciarne altra piú triviale specialmente davanti a situazioni negative sí, ma poco importanti. Varie le interpretazioni della locuzione in ispecie nei confronti del topolino fatto oggetto di maledizione Esamino qui di seguito le varie interpretazioni e per ultima segnalo la mia. 1 - L’illustre amico e scrittore di cose napoletane (avv. Renato de Falco) reputò che il suricillo in epigrafe altro non fósse che il frustolo d’epitelio secco che si produceva in ispecie sulle braccia e sulle gambe allorché le si lavavano soffregandole non con una spugna, ma con uno straccetto bagnato. È vero, da ragazzi usavamo dare il nome di suricillo a quei frustoli d’epitelio divelti con il soffregamento dello straccio madido d’acqua.Ma il dotto amico De Falco, per far passare per buona la sua idea è costretto a leggere la e dell’epigrafe non come congiunzione, ma come aferesi di DE e leggere ‘e pezza ‘nfosa pronunciando in maniera scempia la P di pezza, laddove il proverbio raccolto dalla viva voce della gente suona: mannaggia ô suricillo e ppezza ‘nfosa ed è chiara la geminazione iniziale della P di pezza e il significato di congiunzione della E.Per cui, a malgrado dell’amicizia e della stima che mi legarono all’avvocato de Falco, non potetti, nè posso addivenire alla sua idea. 2 -(prof. Francesco D’Ascoli) Il vecchio professore (parce sepulto!) , sbrigò la faccenda, ravvisando nel suricillo i pezzetti di panno che si staccavano assumendo la forma del musculus, dallo straccio per lavare a terra;l’idea non è percorribile stante anche per D’Ascoli la medesima lettura impropria della locuzione che ne fece il de Falco leggendo la E come aferesi di DE e non come congiunzione. 3 - (dr. Sergio Zazzera) L’ottimo dr. Zazzera si lava le mani e propone un improbabile sorcio alle prese con un orcio di olio dal quale sia saltato via un non meglio identificato stoppaccio che non si comprende perché sia umido. A questo punto reputo che potrebbe essere piú veritiera l’interpretazione che mi fu data temporibus illis da mia nonna che asserí che la locuzione conglobava una imprecazione rivolta ad un sorcetto introdottosi in una casa ed un suggerimento dato agli abitanti di détta casa quello cioè di introdurre sotto le fessure delle porte uno straccio bagnato per modo che al topo fossero precluse le vie di fuga e lo si potesse catturare. Volendo dire: È entrato il topino? Non c’è problema! Ce ne possiamo liberare: lo catturiamo, ma prima affinchè non ci sfugga, turiamo con uno straccio bagnato ogni fessura e procediamo alla cattura! Ma poiché fino a che non ci si sente soddisfatti, è buona norma continuare ad investigare, continuando nell’investigazione, mi pare di poter affermare che la nonna aveva dato una casta spiegazione a dei vocaboli (e perciò a tutta l’espressione) per non inquietare la fantasia di un piccolo adolescente. Infatti alla luce di ulteriori indagini ed al supporto di altre menti di appassionati studiosi di cose napoletane mi pare si possa accogliere la tesi del prof. Amedeo Messina che vede nel suricillo - per il tramite di un xurikilla tardo latino usato in luogo del piú classico mentula - il membro maschile... Peraltro l’amico prof. Carlo Iandolo illustre scrittore di cose partenopee in una sua dotta lettera mi fece notare che nella passata parlata napoletana le pezze piú note erano - oltre quelle che significavano il danaro - quelle che le donne portavano nel loro corredo, e che usavano per i loro bisogni fisiologici di ogni volger di luna, quando ancóra non esistevano mediatici assorbenti con le ali o senza. Ecco dunque che, messa da parte la casta spiegazione data dalla nonna, penso si possa addivenire a ritenere che l’innocente imprecazione con la quale si è soliti commentare piccolissimi inconvenienti ai quali non occorra dare faticose soluzioni, sia sgorgata sulle labbra di una donna trovatasi davanti alla improcrastinabile richiesta di favori, da parte del suo uomo (...pronto alla tenzone...) e gli abbia dovuto opporre, sia pure dolendosene che non era il tempo adatto in quanto ‘a pezza ...era ‘nfosa dal mestruo in atto. 2.MANTENIMMOCE PULITE, CA CE STANNO 'E CCARTE JANCHE! Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi o inopportuni; teniamo a mente che sono presenti persone che potrebbero chiederci ragione di taluni nostri comportamenti pregressi e fin qui tenuti nascosti, oppure ci sono presentidei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente toccare argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile rispondere. 3.MARONNA MIA AVÓTTALO E SSAN FRANCISCO AVÓNNALO! Ad litteram: Madonna mia sospingilo (via), San Francesco lascialo travolgere dalle onde! Malevola, ma icastica implorazione/richiesta rivolta verso due importanti componenti la famiglia celeste e cioè la santa Vergine e san Francesco di Paola, perché ci liberino, con il loro fattivo intervento, di un fastidioso importuno individuo, la cui presenza sia tanto seccante, noiosa, irritante, sgradevole da suggerire addirittura pensieri omicidi. Ci si rivolge alla Madonna (che alibi per solito è invocata (‘a Maronna t’accumpagna! = la Madonna ti accompagni!) perché sia di buona compagnia al viandante evitandogli i pericoli del percorso,) perché questa volta in Luogo di semplicemente accompagnare, sospinga, lungo l’ipotetico percorso, il fastidioso importuno individuo e ne acceleri l’allontanamento; ci si rivolge ugualmente invocandolo a san Francesco di Paola affinché Lui notoriamente protettore dei naviganti questa volta in Luogo di semplicemente traghettare il fastidioso importuno individuo,trasportandolo sul suo mantello, (come secondo una leggenda occorse al santo di Paola che dovendo attraversare il braccio di mare tra le Calabrie e la Sicilia, avendo ricevuto il rifiuto di un trasbordo su di un naviglio, distese sullo specchio d’acqua il suo mantello, vi montò e raggiunse la Sicilia), in Luogo di semplicemente traghettare il fastidioso importuno individuo, lungo un ipotetico percorso, questa volta lo faccia travolgere dalle onde affogandolo ed accelerandone in tal modo l’allontanamento, addirittura definitivo. Linguisticamente nella locuzione in esame c’è da soffermarsi sulla voce verbale avónna-lo che vale: travolgilo con le onde e non è da confondere con aónna-lo che à un significato positivo e sta per rendi-lo abbondante; infatti avónna-lo è la 2ª pers. sg. dell’imperativo di avunnà (dal lat. volg. *ab-undare rafforzativo di *undare =inondare, mentre aónna-lo è la 2ª pers. sg. dell’imperativo di aunnà (dal lat. abundare→a(b)undare→aunnare = traboccare): nel verbo avunnà si è avuta la tipica alternanza b→v del napoletano (cfr.bocca/voccavarca/barca,vitru(m)→vritu(m)→britu(m)→brito etc.) e l’assimilazione progressiva nd→nn, mentre per aunnà si è avuta la sincope della b e la consueta assimilazione progressiva nd→nn ottenendo dal medesimo verbo latino di partenza due verbi affatto diversi. 4.MAZZE E PPANELLE, FANNO 'E FIGLIE BBELLE...,PANELLE SENZA MAZZE, FANNO 'E FIGLIE PAZZE! Botte e cibo saporito, fanno i figli belli, cibo senza percosse fanno i figli matti! - Cioè: nell'educazione dei figli occorre contemperare le maniere forti con quelle dolci. 5.'MBARCARSE/’MMARCARSE SENZA VISCUOTTE . Letteralmente: Imbarcarsi senza biscotti. Id est: agire da sprovveduti, accingersi ad un'operazione, senza disporre dei mezzi necessari o talvolta, senza le occorrenti capacità mentali e/o pratiche. Anticamenti i pescatori che si mettevano in mare per un periodo che poteva durare anche piú giorni si cibavano di carni salate, pesci sotto sale e gallette o biscotti, preferiti al pane perché non ammuffivano, ed anche secchi erano sempre edibili ammollati nell'acqua naturalmente marina non ancora inquinata. BRAK

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