venerdì 24 febbraio 2017

VARIE 17/241

1.QUANTO È BBELLO I 'O PATRONE S''O VENNE! Letteralmente: Quanto è bello, eppure il padrone lo vende. Era la frase che a mo' di imbonimento pronunciava un robivecchi portando in giro, per venderla al migliore offerente, la statua di un santo presentata sotto una campana di vetro. Con tale espressione ci si prende gioco di chi si pavoneggia, millantando una bellezza fisica che non corrisponde assolutamente alla realtà. 2.RA COPPA SANT' ERMO, PESCA 'O PURPO A MMARE. Letteralmente: Da sopra sant' Elmo pesca un polpo a mare. Lo si dice, ironizzando sull'azione di chi si affanna a voler raggiungere un risultato, che certamente invece gli mancherà, stanti le errate premesse da cui parte la propria opera, come chi volesse appunto pescare un polpo nel mare del golfo partenopeo e si trovasse a farlo assiso sulla collina di sant'Elmo, che è vero che guarda il mare, ma lo fa da un'altezza di circa 250 metri... 3.RICOTTA, LATTE E NNATTA, D'ORO VAJE VESTUTO, MA SEMPE FIETE ‘E LATTE ! Ricotta latte e panna, di oro ti puoi vestire, ma sempre di latte puzzi!. Con l’espressione ci si riferisce alle umili origini d’un ipotetico popolano che pretendesse di fare il signore con atteggiamenti nobili ed altolocali. Saranno sempre evidenti le origini plebee di un uomo anche se riccamente vestito da gran signore. 4.ROMPERE 'O NCIARMO. Letteralmente: spezzare l'incantesimo. A Napoli la frase è usata davanti a situazioni che per potersi mutare hanno bisogno di decisione e pronta azione in quanto dette situazioni si ritengono quasi permeate di magia che con i normali mezzi è impossibile vincere per cui bisogna agire quasi armata manu per venire a capo della faccenda. La parola nciarmo= magia, fascino, incantesimo non deriva dal lat. in+ carmen ma da un francese n(eufonico) + charme 5.RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CUNFESSORIO Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non vanno riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da ritenersi un vero peccato da confessare ; a malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, per il popolo napoletano, atavicamente perseguitato dalla fame, non si riesce a comprendere come sia possibile ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera eccessiva. BRAK

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