sabato 11 febbraio 2017

VARIE 17/176

1.METTERE ‘A LENGUA ‘INT’Ô PPULITO Letteralmente: Mettere la lingua nel pulito. Locuzione di doppia valenza; strictu sensu è usata in riferimento a chi pur non essendo di elevata condizione sociale, per adeguarsi all’ambiente che fortuitamente frequenti, tenta, sforzandosi, di non usare l’eloquio dialettale e di usare la lingua nazionale pur non essendovi avvezzo con risultati non sempre adeguati; con intento di dileggio è sarcasticamente usata in riferimento a chi parli con affettata ricercatezza scegliendo un’elocuzione artefatta, artificiosa, studiata esprimendosi con raffinatezza inusuale e perciò goffa risultando tutt’ altro che elegante, ricercato, raffinato.Albi, di costui si dice altresí che “parla cu ‘o sciò-sciommo” espressione intraducibile ad litteram che viene ancóra usata per canzonare il risibile modo affettato e falsamente raffinato dell'incolto che pensando erroneamente di esprimersi in corretto toscano, in realtà si esprime in modo ridicolo e falso con un idioma che scimmiotta solamente la lingua di Dante, risultando spesso piú simile ad una lingua francese malamente appresa però, della quale vengon colti essenzialmente molti fonemi intesi come sci (←ch); da tale suono è stato tratto l’onomatopeico sciommo che reiterato nella prima parte (sciò) à dato lo sciò-sciommo inteso sostantivo neutro. ppulito s.vo astratto, neutro ciò che è oppure è inteso netto, decente, decoroso, dignitoso, conveniente ed anche fine, raffinato, distinto, signorile, chic, ricercato; voce deverbale del lat. pōlire→pulire; trattandosi di voce astratta è voce neutra ed esige [se preceduto dall’art. neutro ‘o (il/lo)oppure dalla crasi ô (al/allo)]il raddoppiamento della consonante d’avvio (p) indipendentemente dal fatto che in napoletano la consonante occlusiva bilabiale sorda (p) e quella sonora (b) vengono costantemente raddoppiate quale sia il posto che occupino nella parola. 2.METTERE ‘A SI-LOCA ARRETO Letteralmente: Apporre di dietro un (cartello dittante) LOCASI ; id est: deridere qualcuno in maniera continuata e palese. L’espressione rammenta una delle burle piú brucianti che gli scugnizzi della città bassa negli anni ’50 dello scorso secolo che per beffare, canzonare, irridere, dileggiare ignari, attempati e pazienti passanti destramente appiccicavano sulle code delle giacche di costoro un piccolo cartello con l’offerta d’affitto che a fine di dileggio, burla, canzonatura salacemente si riferiva alla parte anatomica dei malcapitati su cui il cartello andava ad insistere. Tecnicamente infatti il cartello dittante LOCASI , avviso che in napoletano era semplicemente ed acconciamente ‘a si-loca , era un annuncio che i proprietari di appartamenti solevano esporre sugli stipiti dei portoni di un fabbricato per portare a conoscenza di probabili affittuatari che nell’edificio v’era un’abitazione sfitta in attesa di inquilino. si-loca s.vo f.le = 1 (in primis)cartello, avviso di cessione in fitto; 2 (per traslato) giubba eccessivamente lunga; voce ricavata per agglutinazione funzionale del pron. pers. rifl. m.le e f.le di terza pers. sing. e pl. si(forma complementare atona del pron. pers. sé[dal lat. si])posto in posizione proclitica e della voce verbale loca [3ª p.sg. ind. pr. dell’infinito lat. locare = 'collocare' ed 'affittare', deriv. di locus 'Luogo'. arreto o areto = (avv.di Luogo) dietro,parte posteriore opposta al davanti; esattamente arreto è dietro con derivazione dal latino ad+retro con tipica assimilazione regressiva dr→rr e dissimilazione totale della r nella sillaba finale; invece areto (seppure spesso usato in napoletano in Luogo di arreto) esattamente è di dietro derivazione dal latino a+retro; anche qui si verifica la dissimilazione che riduce retro a reto e spesso l’avverbio (giusta l’etimo) è scritto oltre che areto anche ‘a reto (da dietro). 3.METTERE ‘A SUPPONTA Letteralmente: Apporre un puntello. Locuzione anch’essa di doppia valenza; se usata nel senso pratico fa riferimento al propizio intervento di chi fornisca il bisognoso di un piccolo asciolvere che faccia da temporaneo rincalzo del vuoto stomaco che reclami un sostegno, rinforzo, appoggio, supporto per lenire i morsi della fame; se usata in senso traslato con la locuzione in esame ci si riferisce al fatto che ad un neonato sia stato imposto il nome di suo nonno che avrà – hoc est in votis – nel nipotino un bastone della propria vecchiaia. supponta s.vo f.le = 1 in primis puntello,supporto ausilio; 2 per estensione appoggio, base, collaborazione, assistenza. voce deverbale del lat. sub-punctare frequentativo di sub-pungere. 4.METTERE ‘A VAMMACIA ‘MMOCCA Letteralmente: mettere l’ovatta in bocca. Locuzione richiamante in primis un’antica, ma deprecabile abitudine usata nei confronti dei defunti, abitudine che, a censurabili fini estetici,prevedeva che ad un trapassato emaciato una volta che fósse stato privato di probabili protesi dentarie, venisse riempita la bocca con voluminosa ovatta per modo che il soggetto apparisse piú florido; la locuzione è usata altresí a dileggio di chi – benché vivo e vegeto – sia in cosí tanto cattive condizioni fisiche, da farlo apparire in tutto simile ad un macilento,scavato, scarno defunto e quasi sia d’uopo che gli si riempia la bocca d’ovatta. vammacia s.vo f.le = bambagia, ovatta, cascame della filatura del cotone, nell'uso comune, cotone a fiocchi, non filato; voce dal lat. bambagiu(m), dal gr. pámbax -akos 'cotone' con risoluzione della prima b in v (cfr. bucca-m→vocca, barca-m→varca etc.)ed assimilazione regressiva della seconda b assimilata alla antecedente m ed infine passaggio dell'affricata palatale sonora (g) alla corrispondente affricata palatale sorda (c). ‘mmocca = nella bocca; voce formata dall’agglutinazione [in posizione protetica] della preposizione in con il s.vo f.le bocca (dal lat. bucca-m) seguendo la norma che vuole che quando la preposizione in diventa proclitica di una parola che inizia con una consonamte labiale esplosiva: p o b, perde la i d’avvio sostituita dal segno (‘) dell’aferesi e muta la enne che diventa emme,spingendo talvolta all’assimilazione progressiva la consonante d’avvio come ad es. nel caso di in+ bocca→ ‘mbocca → ‘mmocca. 5.METTERE ‘E MMANE ‘NNANZE Letteralmente: Porre le mani davanti (per premunirsi e/o difendersi). Locuzione che fotografa l’atteggiamento di chi chiarisca dall’inizio al proprio contraente illico et immediate di che panni vesta, quali siano le proprie idee, cosa ci si attenda dal negozio che si sta per compiere e quali siano i termini della questione sui quali non si è intenzionati a trattare e men che meno a cedere. annanze/annante/’nnante/’nnanze prep. impr. ed avv. 1 dinanzi, di fronte, nella parte anteriore: stà, passà annante (stare, passar davanti); ‘o vestito è macchiato annanze(l'abito è macchiato davanti) 2 (ant.) prima, in precedenzaannante ca tu venisse(prima che venissi) || Nella loc. prep. annanze/annante/’nnanze a= davanti a, dinanzi, innanzi a; di fronte, dirimpetto a: guardà ‘nnanze a tte (guardare davanti a te) | in presenza di: dicette chesto annante ô pate(disse questo davanti al padre); tremmà annanze ô periculo(tremare davanti al pericolo) etimologicamente l’avv. in esame deriva dal lat. tardo abante 'avanti' con assimilazione regressiva della b in n e successivo raddoppiamento espressivo della nasale: abante→anante→annante/annanze quest’ultimo anche nella forma aferizzata ‘nnanze/’nnante. BRAK

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