martedì 7 febbraio 2017

VARIE 17/155

1.JÍ ‘NCASANNO VÀSULE Ad litteram: andar calpestando basolati cioè la pavimentazione stradale fatta con blocchi di pietra lavica; locuzione che pone attenzione alla maniera di sciupare il tempo usato per percorrere improduttivamente la strada, bighellonando, ciondolando a dritta e a mancina senza meta o scopo; la locuzione è usata quando ci si voglia riferire, per redarguirli di non fare il proprio dovere o a svogliati studenti o ad accidiosi operai accusati di andar calpestando il basolato, invece di applicarsi alle loro incombenze. Rammenterò che un tempo le strade erano appena appena sterrate e battute, poi furono pavimentate alla bell’ e meglio con i breccioni di fiume dando vita alle c.d. imbrecciate di cui Napoli fu ricca, si passò poi alla pavimentazione fatta con i grossi parallelepipedi di basalto, periodicamente scalpellato, per impedire che con la consunzione i blocchi risultassero lisci e pericolosamente scivolosi ; si pervenne infine alla pavimentazione con cubetti di basalto o pietra lavica detti in italiano sampietrini ed in napoletano cazzimbocchi ; detti cubetti sono affiancati l’un l’altro su di un letto di sabbia e negli interstizi che ne risultano vien fatta colare della pece bollente che raffreddandosi e rapprendendosi oltre a tener uniti i cubetti assicura una impermeabilità alla pavimentazione stradale. 2.JÍ ‘NFREVA Ad litteram: andare in febbre id est: adontarsi, lasciarsi cogliere da moti di rabbia innanzi a situazioni ritenute cosí ingiuste o prevaricanti da destare un’agitazione tale da esser foriera di febbre. 3.JÍ A FFRANCO ad litteram vale: andare in maniera franca cioè libera, esonerata, dispensata, sciolta, esente da spese o da condizionionamenti, id est: dare una sistemazione confacente ad un rapporto interpersonale; riferita però soprattutto a situazioni sentimentali l’espressione sostanzia un pressante invito a non porsi remore, freni, limiti, misure e/o ritegni, intralci di qualsiasi specie in primis morali per modo che il rapporto interpersonale si evolva tranquillamente in modo fluente, scorrevole, agile, disinvolto. Rammento che in origine l’espressione in esame faceva parte d’una piú completa che suonava: jí a ffranco cu ‘a cchiesa e che valeva, con accezione però piú circoscritta e limitata rispetto a quella sin qui riportata, affrancarsi dalla chiesa id est rendersi libero da pesi od oneri nei confronti di enti ecclesiastici, essere esentato/i dal pagamento di decime dominicali e ciò per graziosità dell’autorità vescovile o per meriti particolari acquisiti con l’elargizioni di elemosine o facendosi carico di organizzare festeggiamenti in occasione di festività religiose. Successivamente l’espressione fu ridotta a quella in esame e l’affrancamento non venne piú riferito al solo pagamento di decime dominicali, ma piú genericamente ad ogni spesa da doversi sostenenere nell’àmbito d’un rapporto oneroso. Infine l’espressione fu estesa ai significati summenzionati e cosí ancór oggi è in uso nell’icastica parlata partenopea. franco/a agg.vo m.le o f.le 1 (ant.) si diceva di persona o cosa non sottomessa politicamente: 2 (estens.) si dice di chi è libero da doveri e prestazioni | guardia franca, marenaro franco, membro dell'equipaggio che, libero dal servizio, può scendere a terra | franco tiratore, chi compie azioni di guerriglia nelle retrovie di un esercito invasore; 3(fig.) parlamentare che, nelle votazioni a scrutinio segreto, si sottrae alla disciplina di partito; 4 libero dal pagamento di dazi, di spese di trasporto ecc. | mercanzia franca ‘e puorto (merce franca di porto), spedita a spese del mittente | franco frabbeca, franco dumicilio, a spese del mittente fino ai luoghi indicati | città franca, puorto franco, località in cui si introducono merci senza pagare i dazi doganali | farla franca, (fig.) compiere un'azione illecita e riprovevole senza essere sorpresi; 5 (come nel caso dell’espressione sub 1)libero, esonerato, dispensato, sciolto, esente da spese o da condizionionamenti; 6(come nel caso dell’espressione sub 2)leale, schietto, sincero; 7 sicuro di sé, disinvolto; spedito: purtamento franco; prucedere cu ‘o passo franco | 8(estens.) libero da pregiudizi, sfrontato s.vo m.le nelle costruzioni, distanza minima di sicurezza da un elemento sospeso o sporgente | in un'opera idraulica, la distanza fra il livello massimo a cui l'acqua può arrivare e quello che non deve raggiungere. Etimologicamente è voce dal fr. ant. frank, propr. 'libero'. 4.JÍ A MMARE CU TUTTE ‘E PANNE Letteralmente: finire in mare completamente vestito id est: subire un tracollo economico di grandissima portata con tutti i danni relativi, come chi sia finito in mare completamente vestito e corra il rischio di esser trascinato in fondo dal peso dei vestiti imbevuti d’acqua. 5.JÍ A MMITTO Ad litteram: andare a minzione Id est: rovinare qualcosa o l’intrapreso per precipitazione,per disattenzione o per eccessiva foga. Espressione d’antan e desueta che corrisponde all’incirca al moderno andare in tilt cioè andare in confusione con indesiderati risultati dannosi, nocivi, rovinosi.L’espressine della lingua nazionale è mutuata dall’espressione inglese tilt = inclinare con riferimento al gioco del flipper che come è noto è un gioco di abilità a moneta di origini statunitensi, molto diffuso a partire dagli anni cinquanta, soprattutto in bar, sale da giuoco ed altri locali pubblici, détto anche biliardino elettrico o elettroautomatico. Il nome originale inglese della macchina è pinball; il termine flipper, usato in Italia, Francia ed altri paesi europei, deriva dalle piccole pinne (flippers), oggi piú comunemente note come alette, che corredano il piano di gioco e che sono azionate e comandate da pulsanti esterni e con le quali il giocatore può colpire una biglia d'acciaio[che rotola abbastanza velocemente su di un piano inclinato e che – se non sospinta dalle piccole pinne – può finire in buca, mettendo fine al gioco ed al divertimento] mirando a bersagli posti su un piano inclinato coperto da un vetro trasparente. Ogni singolo bersaglio o combinazione di bersagli colpiti apporta un punteggio o agevolazioni (bonus) al gioco, che addizionati da un numeratore concorrono a stabilire una sorta di classifica fra piú giocatori che si succedessero al bigliardino. Allorché il giocatore, nell’intento di indirizzare ai bersagli voluti la biglia d’acciaio scuote o inclina oltre il consentito il biliardino elettrico la macchina si blocca, impedendo al giocatore di continuare a governar la pallina e sullo scherma appare appunto la scritta TILT per avvisare il giocatore che non può proseguire il gioco avendo inclinato oltre il lecito il flipper. Dal gioco il termine Tilt è passata a connotare con l’espressione “andare in tilt” tutte quelle situazioni della vita reale allorché si rovini qualcosa o l’intrapreso per colpevole confusione,precipitazione,per disattenzione o per eccessiva foga. Quanto piú icastica l’espressione napoletana che pone in rapporto il fallimento dell’azione intrapresa o la rovina di un non meglio idetificato quid, non con una generica confusione, ma con la volontaria precipitazione di chi avverta l’impellente necessità di mingere e si precipiti a farlo incurante di quanto aveva in corso d’opera; il napoletano mitto altro non è infatti che un participio passato sostantivato marcato sul latino minctu-m→mi(n)ttu-m→mitto participio perfetto passivo maschile dell’infinito mingere= orinare. BRAK

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