1.PARLÀ ‘NFIJURA
Ad litteram: parlare in figura, profferir parole figurate id
est parlare non chiaramente, ma con tropi,allusioni, metafore esprimersi con
circospezione e con vaghezza e ciò soprattutto in presenza di minori
affrontando argomenti delicati. L’espressione a lato è una sorta d’invito
rivolto ad adulti che si trovassero a parlare in presenza di minori di
argomenti non consoni all’età di costoro; la medesima esortazione la si ritrova
nell’espressione Mantenímmoce pulite, ca ce stanno 'e ccarte janche!
Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le
carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi; teniamo a mente che
ci son presenti dei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente
toccare argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile
rispondere.
2.PARLÀ A CCOCORICÒ
Espressione del parlato e solo del parlato a cui però è
quasi impossibile dare una traduzione letterale atteso che la voce cocoricò
nell’inteso comune si presta ad una doppia interpretazione; a) pappagalo, b)
matto, folle;
Intendendo cocoricò come pappagallo (dandole cioè un etimo
onomatopeico che si riallaccia al verso del pennuto uccello esotico
addomesticabile, con caratteristico becco adunco e colori smaglianti)
l’espressione varrebbe parlar pappagallescamente imitando l’altrui eloquio;
intendendo invece, come io penso e ritengo, ntendendo cocoricò una voce
derivata dal turco curuk→cucuruco→cocoricò (agg.vo che vale in primis marcio e
per traslato folle, matto) ecco che l’espressione parlà a cocoricò acquista la
medesima valenza della precedente parlà a spaccastrommole cioè in maniera
concitata, a ruota libera senza nesso o senso, quasi alla maniera dei
matti,valenza che semanticamente s’attaglia benissimo al
curuk→cucuruco→cocoricò = folle, matto.
3.PARLÀ A SCAMPULE ‘E MELE COTTE
Ad litteram: parlare alla maniera (dei venditori) di
scampoli di mele cotte id est parlare per tropi ed immagini spesso menzognere
e/o fasulle in maniera suadente, ma falsa ed ingannevole nell’intento di
convincere l’ascoltatore/cliente ad acquistare scampoli residuali di mele cotte
probabilmente invendute per cattiva qualità delle medesime.Analogamente ai
venditori di scampoli di mele cotte chiunque usasse, soprattutto a fine
illusorio,e/o ingannevole, un eloquio suadente, ma menzognero potrebbe essere
accreditato di parlà a scampule ‘e mele cotte.
4.PARLÀ A SCHIOVERE
Ad litteram: parlare a vanvera, quasi a pioggia battente.
Détto di chi, non avendo nulla di serio e costruttivo da comunicare, dà libero
sfogo alla propria lingua ed a mo' di pioggia inonda il prossimo di vuote
parole senza significato e/o costrutto , a ruota libera ed inopportunamente.
Preciso qui che il termine schiovere significa per solito:
smettere di piovere, ma - in napoletano - spesso la prostesi di una S ad un
termine à funzione intensiva e rafforzativa, non sottrattiva ed è il caso dello
schiovere della locuzione qui annotata dove con l’anteporre la S alla parola
chiovere (piovere) non si è inteso indicare la cessazione del fenomeno
atmosferico, ma al contrario si è inteso aumentarne la portata! Il verbo
chiovere è dal lat. tardo plovere, per il class. pluere con il tipico passaggio
del gruppo lat. pl al napoletano chi (cfr. plu(s)→chiú – plumbeu(m)→chiummo –
plaga→chiaja etc.)
5.PARLÀ A SPACCASTRÓMMOLE
Ad litteram: parlare a spaccatrottole id est: esprimersi in
maniera concitata, a ruota libera senza nesso o senso, quasi alla maniera dei
matti, con la medesima sconclusionata foga d’eloquio di quei scugnizzi
(monelli) che nel giuoco dello strummolo (trottolina lignea) quando avessero
l’opportunità di sbreccare o addirittuta di spaccare la trottolina
dell’avversario perdente si esaltavano al punto da profferire emozionate parole
convulse e prive di senso buttate fuori a casaccio.
a spaccastrommole locuzione avverbiale modale formata dalla
unione della preposizione semplice a ( dal lat. ab/ad secondo che indichi
provenienza oppure destinazione o , come qui, modo) con l’agglutinazione della
voce verbale spacca (3° p. sg. ind. pres. dell’infinito spaccare/spaccà (dal
longob. *spahhan 'fendere') con strommole pl. f,le metafonetico del sg. m.le
strummolo.
BRAK
Nessun commento:
Posta un commento