1.TENÉ A MMENTE
nell’esortazione TIENE A MMENTE!=ricorda esattamente (ciò
che dico/ciò che avviene), non dimenticartene: un giorno potrei chiamarti a
testimone di tutto ciò che sto dicendo o che sta accadendo.
2.TENÉ 'A NEVE DINT' Â SACCA
Ad litteram: tenere la neve in tasca o meglio nel sacco.
Détto di chi si mostri eccessivamente dinamico o frettoloso e sia restio a
fermarsi per colloquiare, quasi dovesse raggiungere rapidamente la meta
prefissasi prima che si sciolga l'ipotetico ghiaccio tenuto in tasca.
Questa riportata è la spiegazione che normalmente e
popolarmente si dà dell’espressione e non è una spiegazione del tutto erronea:
in realtà però piú precisamente la fretta e la dinamicità sottese
nell’espressione son quelle dei cosiddetti nevari cioè degli addetti al
trasporto della neve che prelevata nei mesi invernali in altura (Vesuvio,
Somma, Faito, Matese e monti dell’Avellinese) veniva dapprima conservata in
loco in grotte sottorranee dove gelava e poi all’approssimarsi dell’estate,
stipata in sacche di iuta veniva trasporta velocemente a dorso di mulo nelle
città e paesi per rinfrescare l’acqua e fornire la materia prima per la
confezione dei gelati.
Da tanto si ricava che il termine sacca non sta ad indicare
la tasca di un abito, quanto (con derivazione da un lat. parlato sacca(m)
femminilizzazione del classico lat. saccu(m), che è dal gr. sákkos, di orig.
fenicia),quanto un grosso recipiente di tela LLUngo e stretto, aperto in alto,
usato per conservare o trasportare materiali incoerenti, o comunque sciolti. Il
passaggio dal maschile sacco al femminile sacca si rese necessario perché –
come ò piú volte annotato - in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è
inteso, se maschile, piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile;
abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a
tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú
grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a
‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú
piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo
piú grande de ‘a caccavella.
3.TENÉ 'A PAROLA SUPERCHIA
Ad litteram: tenere la parola superflua. Detto di chi parli
piú del dovuto o sia eccessivamente logorroico, ma anche di chi, saccente e
suppunente, aggiunga sempre un' ultima inutile parola e nell'ambito di un
colloquio cerchi sempre di esprimere l'ultimo concetto, perdendo -come si dice
- l'occasione di tacere - atteso che le sue parole non sono né conferenti, né
utili o importanti, ma solo superfLLUe.
superchia agg.vo f.le del maschile supierchio = eccedente,
superfLLUa/o, eccessiva/o (dal lat. volg. *superculu(m), deriv. di super
'sopra' ).
4.TENÉ 'A PÓVERA 'NCOPP' Ê RECCHIE
Ad litteram: tenere la polvere sulle orecchie Icastica
locuzione usata a Napoli per indicare chi sia o - soltanto - sembri, per la
voce e/o le movenze, un diverso accreditato di avere le orecchie cosparse di
una presunta polvere , richiamante quella piú preziosa, in quanto aurea, ,che
usavano per agghindarsi gli antichi dignitarii messicani e/o peruviani cosí
apparsi ai conquistatori ispanici. La locuzione in epigrafe, a Napoli viene
riferita ad ogni tipo di diverso, sia al ricchione (pederasta attivo), che al
femmenello (pederasta passivo); ques’ultimo, nel gergo della parlesia
malavitosa fu detto anche fegàto/fecàto (chiara corruzione per semplificazione
di fregato = posseduto carnalmente.
5.TENÉ 'A PUZZA SOTT' Ô NASO
Ad litteram: tenere ilpuzzosotto il naso Detto di chi,
borioso, tronfio e schizzinoso assuma un atteggiamento di ripulsa, quello di
chi avendo un puzzo sotto il naso, non lo tollerasse.
BRAK
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