1.UOCCHIE SICCHE
Ad litteram: occhi seccati, o - meglio - seccanti,cioè:
occhi capaci di seccar, prosciugare(ossia arrecar danno) coloro contro cui
vengon rivolti. Cosí, come in epigrafe, vengono chiamati i menagramo, gli
iettatori, tutti coloro che sono
ritenuti capaci di grandemente danneggiare qualcuno, non con azioni proditorie,
ma semplicemente guardandolo.
2.UOVO 'E N'ORA, PANE 'E 'NU JUORNO, VINO 'E N'ANNO E
GGUAGLIONA 'E VINT'ANNE.
Ad litteram: uovo di un'ora, pane di un giorno, vino di un
anno, e ragazza di vent'anni. Questa è la ricetta di una vita sana e
contenutamente epicurea. Ad essa non devono mancare uova freschissime, pane
riposato per lo meno un giorno, quando pur mantenendo la sua fragranza à avuto
tempo di rilasciare tutta l'umidità dovuta alla cottura, vino giovane che è il
piú dolce ed il meno alcoolico, ed una ragazza ancora nel fior degli
anni,capace di concedere tutte le sue grazie ancora intatte.
3.USO NUN METTERE E USO NUN LEVÀ
Ad litteram: non creare (nuove) abitudini e non toglierne;
id est: lascia stare il mondo cosí com'è; non impegnarti a tentare di cambiarlo
introducendo nuove abitudini che specialmente se si concretano in liberalità,
omaggi e donativi nei confronti di terzi, diventano con il trascorrere del
tempo eccessivamente onerosi e difficili se non impossibile toglier via; la
cosa vale anche quando si trattasse di togliere inveterate abitudini; il
tentativo di estirparle potrebbe ingenerare malumori nei terzi che vedendo
eliminati o lesi alcuni pregressi privilegi potrebbero ribellarsi anche
violentemente.
4.VA' A FFÀ 'E PPEZZE!
Ad litteram: va’ a raccattare cenci!
Eufemistica espressione usata in Luogo di altra piú corposa
anche se becera, che qui di seguito illustrerò, per invitare un importuno,
fastidioso individuo a liberarci della sua sgradita presenza, ed andare a
raccattare cenci.
5.VA' A FFÀ 'NCULO! ma
meglio VALLO A PPIGLIÀ 'NCULO!
Superfluo tradurre questi conosciutissimi modi di rendere
l'italiano: va' a quel paese!La variante è sí piú becera, ma quanto piú
corposa, esplicita, icastica ancorché dura, atteso che colui cui è rivolta la
locuzione è invitato a tenere nell'ipotetico rapporto sodomitico la posizione
soccombente, non quella attiva prevista dalla prima locuzione; ambedue
però, si rivolgono ad un importuno,
fastidioso soggetto, invitato a dedicare il suo tempo ad altre attività che non
quella di infastidire.
Rammento che nel fiorito linguaggio espressivo popolare
talora la prima espressione in esame, (nello sciocco intento di evitar di
pronunciare la parola culo ingiustamente intesa volgare o becera) viene
imbarocchita in VA’ A FFÀ DINTO A ‘NA CHIEJA ‘E MAZZO che ad litteram è: vai a
fare (coire) in una piega di sedere dove con il termine piega di sedere si
intende il solco anatomico di separazione delle natiche solco che icasticamente
rappresenta una piegatura di quelle. Nel pronunciare tuttavia quest’ultima
espressione accade che in luogo di pronunciare il termine culo,[ritenuto, non
so perché, becero e volgare], se ne
pronuncia uno analogo: mazzo di talché per ovviare a tutto ciò qualcuno
trasforma eufemisticamente l’espressione in un’altra di analogo significato, ma
che suona VA’ A FFÀ DINTO A ‘NA CHIEJA ‘E VESTA! che ad litteram è: vai a fare
(coire) in una piega di veste e con essa espressione si dà luogo ad una
precisazione utilissima , con cui si chiarisce che la piega di sedere da
prendere in considerazione è esattamente una piega femminile, cosa che si
evince dal fatto che la veste è un indumento femminile!
chieja sv.vo f.le =piega, piegatura, ma anche incavo, solco;
voce dal lat. plica-m con consueta risoluzione del digramma latino pl seguito
da vocale nel napoletano chi (cfr. chiummo←plumbeu(m) - chiazza←platea –
pluere→chiovere etc.).
mazzo sv.vo m.le di per sé in primis è l’ano e poi per
sineddoche il culo, il sedere,il deretano, il complesso delle natiche e dell’
ano complesso che è tipico degli esseri umani e degli animali quadrupedi di
grossa taglia; gli uccelli come il gallo (cfr. ultra) non son forniti di
natiche, ma del solo ano; cionnonpertanto nella locuzione ‘a gallina fa ll’uovo
e ô vallo ll’abbruscia ‘o mazzo si preferisce mantenere la voce mazzo riferito
al gallo, voce piú rapida e forse meno volgare de ‘o buco d’’o culo con cui in
napoletano, accanto ad altre voci come fetillo,feticchio, taficchio, màfaro
etc. si indica l’ano;etimologicamente la voce mazzo nell’accezione indicata è
dall’acc. lat. matia(m)=intestino e la voce femminile matiam è stata poi
maschilizzata ed in Luogo di dare mazza à dato mazzo;la maschilizzazione si
rese necessaria per scongiurare la confusione tra un’eventuale mazza (ano) e la
mazza (bastone) e si addivenne al maschile mazzo anche tenendo presente che nel
napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o
contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande
rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o
tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú
piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a
canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o
tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella;
nella fattispecie l’ano, per vasto che possa essere, è certamente piú piccolo
d’ un bastone e dunque mazzo l’ano/il sedere e mazza il bastone.
A margine di questa voce rammento che nel napoletano esiste
un omofono ed omografo mazzo che vale però fascio (di fiori, ortaggi o carte da
giuoco) ed à un diverso etimo derivando non dall’acc. lat. matia(m)=intestino ,
ma da un nom. lat. med. macĭus.
BRAK
Nessun commento:
Posta un commento