sabato 30 dicembre 2017

VARIE 17/1348



1.UH, SSEVERE 'E PAZZE !
Esclamazione impossibile da tradurre ad litteram che viene pronunciata nell'osservare situazioni o accadimenti ritenuti cosí strani ed improbabili da destare gran meraviglia, stupore e/o rabbia, nell'intento di sottolineare che quelle situazioni o accadimenti son cose da matti, quasi incredibili.
Strana locuzione quella in esame dove con ogni probabilità il termine ssevere è l’adattamento corruzttivo dell'espressione francese: c'est vrai[lèggi: sè-vrè] ( de foux) (è veramente da folli); la stranezza della espressione napoletana consiste nel fatto che ci si è limitati nella sua formulazione, alla sola corruzione della prima parte di quella francese: c'est vrai,[sè-vrè→severe] completandola con il termine pazze = pazzi esatta traduzione del francese foux.
2.UNA NE FA E CCIENTO NE PENZA
Ad litteram: una ne fa e cento ne progetta Locuzione che fotografa il comportamento iperattivo di chi si dedichi , ma non si sa con quanto successo, a troppe iniziative di varia portata; la locuzione è usata altresí per stigmatizzare,anche se bonariamente, la ipercinecità di un ragazzo attivamente impegnato a fare innumerevoli marachelle.
3.UNO TAGLIA N’ATO ‘NCHIMA E N’ATO CÓSE
Ad litteram: uno taglia, un altro imbastisce ed un altro cuce
Icastica popolare, sarcastica locuzione,ispirata dal mestiere del sarto, usata a derisione di coloro [in primis impiegati governativi e/o comunali ] che, per ignavia, trincerandosi dietro al fatto che le proprie mansioni esulano da compiti estesi, si rifiutano di dare compimento all’intrapreso limitando la propria azione ad una sola parte di esso e demandandone ad altri il perfezionamento, quasi alla stregua di un sarto che, tagliata la stoffa di un abito, non sia in grado o si rifiuti di imbastirlo e di cucirlo ed affidi ad altri le relative operazioni.
Come ò anticipato la locuzione è usata spesso in riferirmento a gli sportellisti degli uffici comunali e/o altri enti pubblici che usano costringere i cittadini che chiedono una documentazione a sottostare a sfibranti andirivieni tra alcuni sportelli prima di poterla ottenere, laddove un po’ di buona volontà d’un singolo addetto potrebbe risolvere la faccenda rapidamente e soddisfacentemente!
Taglia voce verbale 3ª pers. sg.ind. pr. dell’infinito taglià [dal fr. (ant.) tailler, che è il lat. tardo taliare, der. di talea]= tagliare, frazionare, mozzare, radere, ritagliare, segare, smozzare, tagliuzzare, tosare, tranciare.
‘Nchima voce verbale 3ª pers. sg.ind. pr. dell’infinito ‘nchimà [da un lat. reg. inflimare→’nflimare→’nchimare] = imbastire, unire provvisoriamente i margini di due pezzi di stoffa, di pelle, ecc., con punti lunghi di filo di cotone, arrabattare, arrangiare, improvvisare, raffazzonare.
Cóse voce verbale 3ª pers. sg.ind. pr. dell’infinito cósere [dal lat. *cosĕre, per il class. consuĕre,] = cucire.
4.UOCCHIE CHINE E MMANE VACANTE
Ad litteram: occhi pieni e mani vuote; cosí si suole dire di chi, o per suo demerito o per sopravvenute contrarietà insormontabili, non riesce a raggiungere il risultato sperato e resti a bocca asciutta o mani vuote e si debba contentare di veder prossimo il risultato sperato, senza però avere la capacità o possibilità di toccarlo con le mani ossia realizzarlo; in chiave piú becera, ma simpatica la locuzione fu usata per stigmatizzare la situazione di chi, attratto da procaci, provocatorie rotondità femminili si doveva contentare di guardare, senza poter toccar con mano e quindi senza potersi regolare nel modo ricordato alibi.
5.UOCCHIE 'NFRONTE NUN NE TIENE?
Ad litteram: occhi sulla fonte non ne ài? Icastica ed ironica domanda retorica che si suole rivolgere, per redarguirlo, a chi colpevolmente distratto o disattento sia incorso in errori che si ritenga siano stati provocati dal fatto che egli non abbia esattamente guardato o badato a ciò che faceva, quasi non fosse munito di occhi.
BRAK

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