1.PIGLIÀ LL'ACQUA A PPASSÀ
Ad litteram: prendere l'acqua che passa id est: atteggiarsi
a statico e svogliato; detto di chi si adagia mollemente in una situazione di
comodo, rilassatamente ed infingardamente, non attivandosi a nulla, ma godendo
dei rilassanti benefici derivanti dallo starsene in panciolle, tal quale chi,
praticando l'idroterapia non deve fare altro che godere dei benefici dell'acqua
che, muovendosi, passa.
2.PIGLIÀ 'NA QUINTA 'MBACANTE
Ad litteram: pigliare una "quinta" a vuoto Id est:
per imperizia o negligenza commettere un grosso errore. Locuzione mutuata dal
linguaggio musicale; la "quinta" è un accordo musicale usato
spessissimo nelle partiture di musica napoletana; prendere a vuoto la quinta
significa o sbagliarne il momento dell'esecuzione o errarne la composizione
come unione di note necessarie ed atte a formare l'accordo ; per traslato, dal
linguaggio musicale si è approdati al linguaggio dell'uso comune.
3.PIGLIÀ 'NU BBAGNO
Ad litteram: prendere
un bagno id est: subire un grosso tracollo economico,, ma anche pagare un bene
in maniera esorbitante rispetto al preventivato.
4.PIGLIÀ 'NU TERNO
Ad litteram: prendere
un terno id est: godere di una improvvisa, non preventivata nè cercata fortuna
e ciò sia in senso materiale quando si venga fortunatamente, in possesso di una
somma di danaro, sia in senso morale quando si verifichino avvenimenti tali da
lasciarci soddisfatti e premiati oltre lo sperato.
5.PIGLIÀ P''O CULO
Ad litteram: prendere
per il culo id est: ingannare, gabbare qualcuno; locuzione molto piú icastica e
corposa della corrispondente italiana : prendere per i fondelli, atteso che
quella napoletana, piú acconciamente, evitando una inutile sinoddoche, chiama
in causa il contenuto non il contenente.Mi dilungo e dico che la locuzione in
epigrafe nella sua esposizione completa è: Ppiglià p’ ‘o culo a cquaccheduno.
L’espressione ad litteram vale pigliare/prendere per il culo e fuor del velame
sta per anche ingannare, gabbare qualcuno, oltre che prendersi gioco di
qualcuno, schernirlo, prenderlo per i fondelli, farlo oggetto di beffa, burla,
canzonatura, motteggio, irrisione, È interessante rammentarsi da quale
situazione storico-ambientale tragga origine la locuzione in esame. Essa si
riallaccia alla ignominosa cerimonia detta in napoletano ZITABONA che
comportava, per il debitore insolvente, dopo di averla compiuta, la necessità
di andarsene con una mano davanti ed una di dietro (per coprirsi le vergogne).
Era infatti quello il modo con cui il debitore si allontanava dal luogo dove
pronunciando l’espressione “Cedo bona” spesso corrotta in “Cedo bonis”
dichiarava fallimento manifestando la sua insolvibilità; la cerimonia che
adattando il Cedo bona latino diventava – in napoletano - zitabona prevedeva
oltre la pronunzia della formula, il dover poggiare le nude natiche su di una
colonnina posta a Napoli innanzi al tribunale della Vicaria a dimostrazione di
non aver piú niente. Altrove, ad es. a Firenze la cerimonia era la medesima, ma
in Luogo della colonnina occorreva sedersi, a nude natiche, su di un cuscino di
pietra. La cerimonia diede vita a Napoli anche all’espressione Jirsene cu ‘na
mano annante e n’ata arreto che si usò e si usa a dileggio di chi, non avendo concluso
nulla di buono, ci abbia rimesso fino all'ultimo quattrino e non gli resti che
l'ignominia di cambiar zona andandosene con una mano davanti ed una di
dietro.Va da sé che l’esser costretti a mostrarsi a natiche nude in pubblico,
comportasse il diventare oggetto di beffa, burla, canzonatura, motteggio,
irrisione da parte degli astanti, situazione che diede vita all’espressione in
esame ppiglià p’ ‘o culo che – come ò détto – vale prendersi gioco di qualcuno,
schernirlo, deriderlo, beffare, burlare, canzonare, irridere, dileggiare,
prendere in giro.Per ampiamento semantico poi valse pure ingannare, gabbare
qualcuno.
BRAK
Nessun commento:
Posta un commento