1.SPARÀ A VVRENNA.
Letteralmente: sparare a crusca. Id est: minacciare per
celia senza far seguire alle parole , i fatti minacciati. L'espressione la si
usa quando ci si riferisca a negozi, affari che si concludono in un nulla di
fatto e si ricollega ad un'abitudine dell'esercito borbonico i cui proiettili,
durante le esercitazioni, erano caricati con crusca, affinchè i colpi non
procurassero danno alla truppa che si esercitava.
Vrenna s.f. = crusca, residuo della macinazione dei cereali
costituito dagli involucri dei semi; è usato soprattutto come alimento per il
bestiame | (pop.) lentiggini. La voce napoletana vrenna è da un lat. med.
brinna, mentre la voce italiana crusca è dal germanico *kruska.
2.SPARTERSE 'A CAMMISA 'E CRISTO.
Letteralmente: dividersi la tunica di Cristo. Cosí a Napoli
si dice di chi, esoso al massimo, si accanisca a fare proprie porzioni o parti
di cose già di per sé esigue, come i quattro soldati che spogliato Cristo sul
Golgota , divisero in quattro parti l'unica tunica di cui era ricoperto il
Signore.
3.STÀ 'NCAPPELLA.
Letteralmente: stare in cappella Id est: essere male in
arnese, stare mal combinati, anzi stare alla fine della vita , al punto di aver
necessità degli ultimi sacramenti. La locuzione fa riferimento ai condannati al
patibolo della fine del 1600, che, a Napoli, prima dell'esecuzione venivano
condotti in una cappella della Chiesa del Carmine Maggiore, adiacente la piazza
Mercato, dove era innalzato il patibolo e nella cappella ricevevano l'estremo
conforto religioso.
4.STÀ SEMPE 'NTRIRICE.
Letteralmente: stare sempe in tredici.Id est: esser sempre
presente, mostrarsi continuatamente, partecipare ad ogni manifestazione,
insomma far sempre mostra di sé alla stregua di un candelabro perennemente in
mostra in mezzo ad un tavolo, e poiché nella smorfia napoletana il candelabro,
come le candele, fa 13 ecco che viene fuori l'espressione con la quale a Napoli
si è soliti apostrofare gli impenitenti presenzialisti...
5.STAMMO A LL'EVERA.
Letteralmente: stiamo all'erba. Id est: siamo in miseria,
siamo alla fine, non c'è piú niente da fare. L'erba della locuzione con l'erba
propriamente detta c'entra solo per il colore; in effetti la locuzione, anche
se in maniera piú estensiva, richiama quasi il toscano: siamo al verde dove il verde
era il colore con cui erano tinte alla base le candele usate nei pubblici
incanti: quando, consumandosi, la candela giungeva al verde, significava che
s'era giunti alla fine dell'asta e occorreva tentare di far qualcosa se si
voleva raggiunger lo scopo dell'acquisto del bene messo all'incanto; dopo
sarebbe stato troppo tardi.
BRAK
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