venerdì 22 dicembre 2017

VARIE 17/1316



1.TANTO LAMPEJA NFI’/NSI’ CA TRONA; TANTO TRONA NFI’ CA CHIOVE; TANTO CHIOVE NFI’ CA SCHIOVE
Letteralmente: Tanto lampeggia finché tuona; tanto tuona finché piove, tanto piove finché spiove. Antica ma desueta espressione di tipo didascalico che vuole evidenziare l’esistenza in ogni cosa di un rapporto di causa ed effetto e per ammonire i discenti che natura non facit saltum e cioè che partendo da una medesima premessa non si può non perviene sempre ad una medesima conclusione; nella fattispecie il baleno è sempre un prodromo del tuono a sua volta indizio certo di pioggia che per quanto intensa e durevole sia,  finirà per scemare ed arrestarsi del tutto.
lampeja voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito lampijà = (in primis come nel caso che ci occupa) lampeggiare,scoccar baleni; (poi per estensione semantica anche) sfolgorare, sfavillare, brillare, risplendere;etimologicamente lampijà è un denominale di lampo che è un deverbale lat. tardo lampare, dal gr. lámpein 'splendere';
NFI’/NSI’ CA = sino a che  
TRONA voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito trunà = tuonare etimologicamente trunà è un denominale metatetico del lat. tonitru(m)→tronitu(m);
CHIOVE voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito chiòvere = piovere etimologicamente chiòvere è dal lat. pluere con normale evoluzione del nesso pl in chi (cfr. antea .);
SCHIOVE voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito schiòvere = spiovere, cessar di piovere; etimologicamente schiòvere è dal lat. pluere con protesi di una s distrattiva e normale evoluzione del nesso PL in CHI.
2.TANTO VA 'A LANCELLA ABBASCIO Ô PUZZO, CA CE RUMMANE 'A MANECA.
Letteralmente: tanto va il secchio al fondo del pozzo che ci rimette il manico. Il proverbio con altra raffigurazione, molto pi ú icastica, ripete il toscano: tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, e ne adombra il significato sottointendendo che il ripetersi di talune azioni, a lungo andare, si rivelano dannose per chi le compie. La lancella (dal t. lat. lancula diminutivo di lanx) della locuzione è propriamente un secchio atto ad attingere acqua dal pozzo, secchio provvisto di doghe lignee e di un manico in metallo che, sollecitato lungamente, finisce per staccarsi dal secchio.
3.T’HÊ ‘A  SAZZIÀ 'E TURRENO 'E CAMPUSANTO!
Letteralmente: Devi  saziarti di terreno da camposanto. Icastica,iperbolica antica ancorché desueta maledizione lanciata con acredine nei confronti di chi si voglia veder deceduto e seppellito sotto una spessa coltre di terreno; si tratta di un’espressione un tempo in uso tra il popolino della città bassa che sostanzia una maledizione cosí tanto maligna , cattiva, malevola, malvagia,velenosa da lasciare addirittura inorriditi poi che ci si augura che il deceduto o creduto tale venga seppellito addirittura da vivo per modo che possa iperbolicamente mangiare tanto di quel terreno da camposanto da addirittura saziarsene!
T’HÊ ‘A  = letteralmente: ti ài da; è il modo napoletano di rendere il verbo dovere dell’italiano. 
sazzià = saziare,
1 soddisfare l'appetito, la fame di qualcuno; rendere sazio (anche assol.): sazzià a cchi tène famma (saziare gli affamati);’a pasta sazzia( la pasta sazia);
2 (fig.) appagare, soddisfare pienamente (desideri, aspirazioni, inclinazioni): sazzià ll’allanca, ll’autanza( (saziare l'ambizione, l'orgoglio);
3 (fig.) annoiare (anche assol.): sazzià ‘a ggente cu predeche esaggerate(saziare la gente con lunghe prediche); ‘nu tipo ‘e museca ca à sazziato(un tipo di musica che à saziato) ||| sazziarsi v. rifl.
1 sfamarsi completamente, mangiare a sazietà: tène sempe famma, nun se sazzia maje; sazziarse ‘e sfugliatelle, ‘e maccarune(è sempre affamato, non si sazia mai; saziarsi disfogliate, di maccheroni);
2 (fig.) appagarsi, soddisfarsi; stancarsi: nun se sazziava maje d’ ‘a guardà ( non si saziava mai di guardarla). Etimologicamente sazzià è da un lat. satiare, deriv. di satis 'abbastanza'; normale l’evoluzione del nesso ti intervocalico in zzi;
 turreno s.vo neutro = terreno, porzione di terra piú o meno estesa, coltivata o coltivabile o destinata ad altri usi come nel caso che ci occupa. Etimologicamente dal lat. terrínu(m), neutro sost. dell’agg.vo terrínus;
campusanto s.vo m.le = terreno consacrato, cinto da mura, dove si seppelliscono i morti; cimitero. Etimologicamente agglutinazione del s.vo lat. campu(m) 'Luogo aperto, campagna', poi 'campo di battaglia' con l’agg.vo lat. sanctu(m), propr. part. pass. di sancire 'sancire'.
4.TE SÎ FFATTO ‘E SORDE?!
Scorrettamente ad litteram: Ti sei fatto i soldi?! Id est: ti sei arricchito?! Domanda retorica pronunciata ovviamente non nei confronti di un falsario,ma di chi, normalmente sodale con qualcuno, abbia fatto insospettabilmente perdere le proprie tracce e si sia fatto rivedere solo dopo lungo tempo, facendo quasi supporre di essere stato baciato dalla fortuna, ma (non volendola condividere con i vecchi amici) si sia reso irreperibile per parecchio tempo.
5.TENÉ ‘A CAPA A CCURREDURO
Avere la testa a corridoio.Id est: essere dispersivo. Détto icasticamente e sarcasticamente di chi in cento faccende affaccendato, non ne mena in porto neppure una in quanto di indole oltre che disorganica,anche disordinata e superficiale. La locuzione mette divertitamente in relazione una testa d’un soggetto siffatto e cioè disorganico,dispersivo,disordinato, superficiale ed indolente con un corridoio di appartamento che è quell’ambiente d’una casa su cui si aprono gli usci di tutte le stanze, offrendo a chi frequenti la casa piú possibilità di direzione e/o destinazione, ma quasi in modo anodino amorfo, insulso, insignificante atteso che al corridoio è indifferente la direzione e/o destinazione che uno prenda come è indifferente al soggetto provvisto di testa a corridoio la direzione e/o destinazione che prendono le faccende di cui si occupa senza menarne in porto neppure una!
curridore s.vo m.le corridoio, passaggio, generalmente lungo e stretto, che mette in comunicazione locali diversi e sul quale si dischiudono le loro porte. voce deverbale del lat. currere servendosi del suff. di attinenza ore che continua il lat. ore(m).
BRAK

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