1.METTERE ‘MPUZATURE
Letteralmente: aizzare, suscitare liti, alterchi, contrasti;
fomentare dissidi. Locuzione usata per fotografare il deplorevole comportamento
di chi [soprattutto donne] per mera cattiveria si diverta provocare, produrre,
generare, originare, accendere, stimolare litigi, alterchi, diverbi,
battibecchi, dissidi, dispute quando non zuffe, baruffe ed addirittura risse;
tutti questi contrasti sono rappresentati con il termine onnicomprensivo
‘mpuzature il cui sg. ‘mpuzatura s.vo f.le è un deverbale di ‘mpuzà (che è dal
lat. impulsare frequ. di impellere = aizzare).
2.METTERE ‘NA PEZZA A CCULORE
Letteralmente: Apporre una toppa in tinta; id est:
rabberciare,riparare un danno prodotto o verificatosi attraverso l’uso di un
rattoppo, un rappezzo,una pezza che almeno nascondano lo strappo. Va da sé che
la locuzione e usata sia nel senso reale (quando si tratta di rattoppare
adeguatamente un abito strappato), che figuratamente in riferimento a chi con
adeguate parole tenti di porre ripare ad una situazione interpersonale che si
sia logorata.
pezza s.vo f.le = straccio, cencio, pezzo, ritaglio di
tessuto, ma alibi anche lunga striscia di tessuto avvolta intorno a un cilindro
di cartone o a uno scheletro di legno che i commercianti tengono per la vendita;
è voce con etimo dal dal lat. med. pettia(m); rammento che la voce or ora
esaminata non è il f.le del s.vo piezzo che à tutt’altro significato e con esso
non va confuso; infatti piezzo è un s.vo m.le = pezzo, quantità, parte non
determinata, ma generalmente piccola, di un materiale solido, usato anche
nel significato di coccio, ciascuno dei pezzi in cui si rompe un oggetto
fragile; l’etimo di piezzo è anch’esso dal lat. med. pettia(m) con metaplasmo e
cambio di genere;
3.METTERE ‘NA PEZZA ARZA
Letteralmente: Applicare un panno bollente o addirittura
ardente.Locuzione che rappresenta l’esatto contrario della precedente; con
questa ci si riferisce all’errata, se non malevola azione di chi invece di por
riparo si adoperi per peggiorare una situazione come chi per lenire gli effetti
di un’ustione adoperasse un panno bollente o addirittura ardente.
arza agg.vo f.le bruciata, ardente, bollente, inaridita,
secca, riarsa; etimologicamente è un part. pass. agg.ato dal lat. arsa-m con
passaggio di rs a rz come in borza←bursa-m - perzo←perso etc.
4.METTERE ‘NCALANNARIO
Letteralmente: Appuntare sul calendario. Espressione usata
in riferimente all’agire di chi sempre anche eccessivamente prudente, cauto,
accorto,timoroso che gli possano accadere danni o inconvenienti pensa per tempo
a quel che potrebbe accadergli e prende in anticipo provvedimenti utili a
evitare perdite, svantaggi, scapiti e discapiti ed addirittura programmi
minuziosamente la propria vita scadenzandone per iperbole gli avvenimenti con
cura e precisione maniacali annotandoli, analiticamente su di un calendario.
‘ncalannario = in/sul calendario agglutinazione funzionale
in posizione protetica della preposizione illativa in aferizzata→‘n con il s.vo
m.le calannario = calendario [sistema di suddivisione del tempo in periodi
costanti (anno, mese, giorno), stabiliti in base alla durata di determinati
cicli astronomici]; calannario è voce dal lat.
calendariu(m)→calennariu-m→calannario, deriv. di calendae 'primo giorno del
mese'.
5.METTERE ‘O SSALE ‘NCOPP’Â CÓDA/CÓRA
Letteralmente: Cospargere il sale sulla coda; id est:
fallire il conseguimento di un risultato. Locuzione sarcastica usata a dileggio
di chi tenti di pervenire ad un risultato positivo, ma inevitabilmente non
riesca a conseguirlo per pochezza o inadeguatezza dei mezzi usati o piú spesso
per mancanza di attitudine. Anticamente a gli uccellatori ed a gli addetti alla
doma dei puledri tutti operai di modesta levatura mentale e dunque creduloni
veniva suggerito, ma a mo’ di sfottò che per ottenere i risultati sperati di
catturare gli uccelli o di ammansire i puledri fósse necessario cospargere di
sale la loro coda; naturalmente la pratica [se anche fósse stata segúita] mai
poteva sortire l’effetto voluto e l’espressione fu conservata per commentare il
fallimento e/o la inutilità, l’inefficacia del tentativo intrapreso.
ssale s.vo neutro = sale, nel linguaggio corrente, il
cloruro di sodio, presente in natura come salgemma o disciolto nelle acque del
mare, e usato specialmente per dar sapore ai cibi o conservarli; voce dal lat.
sale-m; trattandosi di un alimento e voce neutra e quando è preceduta dall’art.
neutro ‘o (il/lo) esige il raddoppiamento della consonante d’avvio per cui: ‘o
ssale (cfr. alibi ‘o ppane, ‘o ppepe, ‘o ccafè etc.).
‘ncopp’â = sulla, sopra alla
cfr. alibi
códa/córa s.vo f.le [lat. volg. cōda, per il class. cauda]
doppia morfologia d’un’unica voce; la seconda córa [con rotacizzazione
osco-nediterranea della d→r] è del parlato, mentre códa è d’uso piú letterario.
Parte assottigliata del corpo dei vertebrati opposta al capo, costituita da un
asse scheletrico (regione caudale della colonna vertebrale), da muscoli e da
tegumento; lo sviluppo e la funzione variano notevolmente, non solo da classe a
classe, ma anche da ordine a ordine, da genere a genere di animali (la c. dei
pesci e delle larve degli anfibî serve alla locomozione nell’acqua; la c. degli
uccelli serve di sostegno alle penne timoniere.
BRAK
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