1.MANNÀ A ACCATTÀ ‘O TTOZZABANCONE oppure MANNÀ A ACCATTÀ ‘O
PPEPE
Ad litteram: mandare a comprare l'urtabancone. oppure
mandare a comprare il pepe.
Anticamente, quando le famiglie erano numerose, in ogni casa
si aggiravano un gran numero di bambini, la cui presenza impediva spesso alle
donne di casa di avere un incontro ravvicinato col proprio uomo. Allora, previo
accordo, il bottegaio (salumiere, droghiere) della zona si assumeva il compito
di intrattenere, con favolette o distribuzione di piccole leccòrnie, i bambini
che le mamme gli inviavano con la frase stabilita di “Accattà 'o tozzabancone”
oppure”Accattà ‘o ppepe” . Altri tempi ed altre disponibilità!
2.MANNAGGIA Ô SURICILLO E PPEZZA ‘NFOSA
Ad litteram: accidenti al topino e (alla) pezza bagnata;Il
motto viene pronunciato a mo’ di imprecazione da chi voglia evitare di
pronunciarne altra piú triviale specialmente davanti a situazioni negative sí,
ma poco importanti.
Varie le interpretazioni della locuzione in ispecie nei
confronti del topolino fatto oggetto di maledizione
Esamino qui di seguito le varie interpretazioni e per ultima
segnalo la mia.
1 - L’illustre amico e scrittore di cose napoletane (avv.
Renato de Falco) reputò che il suricillo in epigrafe altro non fósse che il
frustolo d’epitelio secco che si produceva in ispecie sulle braccia e sulle
gambe allorché le si lavavano soffregandole non con una spugna, ma con uno
straccetto bagnato. È vero, da ragazzi usavamo dare il nome di suricillo a quei
frustoli d’epitelio divelti con il soffregamento dello straccio madido
d’acqua.Ma il dotto amico De Falco, per far passare per buona la sua idea è
costretto a leggere la e dell’epigrafe non come congiunzione, ma come aferesi
di DE e leggere ‘e pezza ‘nfosa pronunciando in maniera scempia la P di pezza,
laddove il proverbio raccolto dalla viva voce della gente suona: mannaggia ô
suricillo e ppezza ‘nfosa ed è chiara la geminazione iniziale della P di pezza
e il significato di congiunzione della E.Per cui, a malgrado dell’amicizia e
della stima che mi legarono all’avvocato
de Falco, non potetti, nè posso
addivenire alla sua idea.
2 -(prof. Francesco D’Ascoli) Il vecchio professore (parce
sepulto!) , sbrigò la faccenda, ravvisando nel suricillo i pezzetti di panno
che si staccavano assumendo la forma del musculus, dallo straccio per lavare a
terra;l’idea non è percorribile stante anche per D’Ascoli la medesima lettura
impropria della locuzione che ne fece il
de Falco leggendo la E come aferesi di DE e non come congiunzione.
3 - (dr. Sergio Zazzera) L’ottimo dr. Zazzera si lava le
mani e propone un improbabile sorcio alle prese con un orcio di olio dal quale
sia saltato via un non meglio identificato stoppaccio che non si comprende
perché sia umido.
A questo punto reputo che potrebbe essere piú veritiera l’interpretazione
che mi fu data temporibus illis da mia nonna che asserí che la locuzione
conglobava una imprecazione rivolta ad un sorcetto introdottosi in una casa ed
un suggerimento dato agli abitanti di détta casa quello cioè di introdurre
sotto le fessure delle porte uno straccio bagnato per modo che al topo fossero
precluse le vie di fuga e lo si potesse catturare. Volendo dire: È entrato il
topino? Non c’è problema! Ce ne possiamo liberare: lo catturiamo, ma prima
affinchè non ci sfugga, turiamo con uno straccio bagnato ogni fessura e
procediamo alla cattura!
Ma poiché fino a che non ci si sente soddisfatti, è buona
norma continuare ad investigare, continuando nell’investigazione, mi pare di
poter affermare che la nonna aveva dato una casta spiegazione a dei vocaboli (e
perciò a tutta l’espressione) per non inquietare la fantasia di un piccolo
adolescente.
Infatti alla luce di ulteriori indagini ed al supporto di
altre menti di appassionati studiosi di cose napoletane mi pare si possa
accogliere la tesi del prof. Amedeo
Messina che vede nel suricillo - per il tramite di un xurikilla tardo
latino usato in luogo del piú classico mentula - il membro maschile...
Peraltro l’amico
prof. Carlo Iandolo illustre scrittore di cose partenopee in una sua
dotta lettera mi fece notare che nella passata parlata napoletana le pezze piú
note erano - oltre quelle che significavano il danaro - quelle che le donne
portavano nel loro corredo, e che usavano per i loro bisogni fisiologici di
ogni volger di luna, quando ancóra non esistevano mediatici assorbenti con le
ali o senza.
Ecco dunque che, messa da parte la casta spiegazione data
dalla nonna, penso si possa addivenire a ritenere che l’innocente imprecazione
con la quale si è soliti commentare piccolissimi inconvenienti ai quali non
occorra dare faticose soluzioni, sia sgorgata sulle labbra di una donna
trovatasi davanti alla improcrastinabile richiesta di favori, da parte del suo
uomo (...pronto alla tenzone...) e gli abbia dovuto opporre, sia pure
dolendosene che non era il tempo adatto in quanto ‘a pezza ...era ‘nfosa dal
mestruo in atto.
3.MANTENIMMOCE PULITE, CA CE STANNO 'E CCARTE JANCHE!
Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le
carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi o inopportuni;
teniamo a mente che sono presenti persone che potrebbero chiederci ragione di
taluni nostri comportamenti pregressi e fin qui tenuti nascosti, oppure ci sono
presentidei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente toccare
argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile rispondere.
4.MARONNA MIA AVÓTTALO E SSAN FRANCISCO AVÓNNALO!
Ad litteram: Madonna mia sospingilo (via), San Francesco
lascialo travolgere dalle onde!
Malevola, ma icastica implorazione/richiesta rivolta verso
due importanti componenti la famiglia celeste e cioè la santa Vergine e san
Francesco di Paola, perché ci liberino, con il loro fattivo intervento, di un
fastidioso importuno individuo, la cui presenza sia tanto seccante, noiosa,
irritante, sgradevole da suggerire addirittura pensieri omicidi. Ci si rivolge
alla Madonna (che alibi per solito è invocata (‘a Maronna t’accumpagna! = la
Madonna ti accompagni!) perché sia di buona compagnia al viandante evitandogli
i pericoli del percorso,) perché questa volta in Luogo di semplicemente
accompagnare, sospinga, lungo l’ipotetico percorso, il fastidioso importuno
individuo e ne acceleri l’allontanamento; ci si rivolge ugualmente invocandolo
a san Francesco di Paola affinché Lui notoriamente protettore dei naviganti
questa volta in Luogo di semplicemente traghettare il fastidioso importuno
individuo,trasportandolo sul suo mantello, (come secondo una leggenda occorse
al santo di Paola che dovendo attraversare il braccio di mare tra le Calabrie e
la Sicilia, avendo ricevuto il rifiuto di un trasbordo su di un naviglio,
distese sullo specchio d’acqua il suo mantello, vi montò e raggiunse la
Sicilia), in Luogo di semplicemente traghettare il fastidioso importuno
individuo, lungo un ipotetico percorso, questa volta lo faccia travolgere dalle
onde affogandolo ed accelerandone in tal modo l’allontanamento, addirittura
definitivo.
Linguisticamente nella locuzione in esame c’è da soffermarsi
sulla voce verbale avónna-lo che vale: travolgilo con le onde e non è da
confondere con aónna-lo che à un significato positivo e sta per rendi-lo
abbondante; infatti avónna-lo è la 2ª pers. sg. dell’imperativo di avunnà (dal
lat. volg. *ab-undare rafforzativo di *undare =inondare, mentre aónna-lo è la
2ª pers. sg. dell’imperativo di aunnà (dal lat. abundare→a(b)undare→aunnare =
traboccare): nel verbo avunnà si è avuta la tipica alternanza b→v del
napoletano (cfr.bocca/voccavarca/barca,vitru(m)→vritu(m)→britu(m)→brito etc.) e
l’assimilazione progressiva nd→nn, mentre per aunnà si è avuta la sincope della
b e la consueta assimilazione progressiva nd→nn ottenendo dal medesimo verbo
latino di partenza due verbi affatto diversi.
5.MAZZE E PPANELLE, FANNO 'E FIGLIE BBELLE...,PANELLE SENZA
MAZZE, FANNO 'E FIGLIE PAZZE!
Botte e cibo saporito, fanno i figli belli, cibo senza
percosse fanno i figli matti! - Cioè: nell'educazione dei figli occorre
contemperare le maniere forti con quelle dolci.
'MBARCARSE/’MMARCARSE SENZA VISCUOTTE
. Letteralmente: Imbarcarsi senza biscotti. Id est: agire da
sprovveduti, accingersi ad un'operazione, senza disporre dei mezzi necessari o
talvolta, senza le occorrenti capacità mentali e/o pratiche. Anticamenti i
pescatori che si mettevano in mare per un periodo che poteva durare anche piú
giorni si cibavano di carni salate, pesci sotto sale e gallette o biscotti,
preferiti al pane perché non ammuffivano, ed anche secchi erano sempre edibili
ammollati nell'acqua naturalmente marina non ancora inquinata.
BRAK
Nessun commento:
Posta un commento