1.'NU STRUNZO CA CADETTE A MMARE, VEDENNO 'NU PURTUALLO CA
LLA GALLIGGIAVA, DICETTE: SIMMO TUTTE PURTUALLE!
Uno stronzo che cadde in mare, vedendo un'arancia che ivi
galleggiava, easclamò: siamo tutti arance! A Napoli si suole ripetere questo
proverbio per sarcasticamente canzonare e commentare le azioni di tutti gli
sciocchi, i supponenti e gli stupidi che pretendono di farsi considerare per
ciò che non sono...
2.NU'CCAGNÀ MAJE À VIA VECCHIA P'’A NOVA, CA SAJE CHELLO CA
LASSE E NNUN SAJE CHELLO CA TRUOVE.
Non cambiare mai la strada vecchia per la nuova perché
conosci ciò che lasci, mna non quello che troverai.. Id est: Continua ad
utilizzare i vecchi metodi già validi e sperimentati invece che quelli nuovi
dubbi ed incerti.
3.NUN C’È PPRERECA SENZA SANT’AUSTINO.
Letteralmente: Non v'è predica senza sant'Agostino Come si
sa, sant'Agostino(Tagaste, 13 novembre 354 –† Ippona, 28 agosto 430), filosofo,
teologo e vescovo d' Ippona, è uno dei piú famosi padri della Chiesa cattolica
e non v'è predicatore che nei sermoni non usi citare i dottissimi scritti del
santo vescovo. L'espressione in epigrafe viene usata a mo' di risentimento da
chi si senta chiamato in causa - soprattutto ingiustamente - e fatto segno di
attenzioni non richieste e perciò non desiderate.
4.NUN CE CAPÍ DINT’Ê PANNE
Letteralmente Non entrar nei propri panni
Espressione iperbolica da intendersi figurativamente e da
riferirsi a chi sia cosí gioioso o soddisfatto d’alcunché al segno d’apparire
di non esser contenuto nei propri abiti essendo quasi lievitato per una gioia o
una soddisfazione impreviste ed improvvise che abbiano determinato
iperbolicamente una crescita, un aumento della sua massa corporea che finisce
per debordare dagli abiti.
5.NUN CE STANNO FÓSE ‘A APPENNERE
Letteralmente: Non ci sono fusi (tanto difettosi ) da
(potersi) appendere (al vestito).Antichissima locuzione (già presente nel
D’Ambra) incisiva, efficace, chiara, viva, mordace, graffiante di esclusiva
pertinenza femminile. Di per sé l’espressione in generale vale non ci sono
difetti ma in senso piú circoscritto ed esatto è espressione con la quale si fa
riferimento all’onestà dei costumi di un donna ed alla totale assenza in lei di
colpe, manchevolezze , mancanze,sia fisiche che morali, insomma una donna tanto
priva di difetti da essere accreditata di essere cosí sana, pudica, virtuosa,
irreprensibile, integerrima, costumata, morigerata da non concedere neppure
figurati appigli sul proprio vestito cui attaccare fallici fusi, cioè di non
dare ad alcun uomo modo o maniera di circuirla per poterne attinger le grazie.
Normalmente un fuso ben costrutto è un arnese di legno, panciuto al centro ed
assottigliato alle estremità, che nella filatura a mano serve per torcere il
filo e per avvolgerlo sulla spola, arnese privo di asperità, sporgenze o ganci
con cui poterlo appuntare o sospendere ed è perciò un arnese privo di difetti,
come priva di difetti è una donna che non conceda appigli sulle sue vesti a
figurati fusi maschili.
fósa s.vo pl. f.le del m.le fuso s.vo m.le [dal lat. fūsus]
(pl. fuse e fosa: fuse pl. del sg. fuso; fose pl. con valore collettivo ). – 1)
in sé ed in primis Arnese di legno dalla caratteristica forma rigonfia al
centro e con le estremità assottigliate (dette cocche), usato nella filatura
per produrre mediante rotazione la torsione del filo e intorno al quale il filo
stesso si avvolge;
2) per traslato furbesco membro maschile, verga, asta
BRAK
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