1.'O SAZZIO NUN CRERE Ô DIUNO
Ad litteram: il sazio non crede al digiuno Amara
constatazione di chi si trovi in istato di necessità e venuto a contatto con
colui a cui, invece, non manchi nulla, non sia considerato da quest'ultimo,
come chi, sazio o in buona salute, difficilmente può veramente comprendere i
disagi di uno che soffra la fame o sia ammalato.
In napoletano il s.vo ed agg.vo sazzio/a = sazio/a
(deverbale del lat. satiare[contrazione del part. pass.
sazziato→sazzi(at)o→sazzio]), nel napoletano esige la geminazione
dell’affricata alveolare sorda ‹z› in quanto nel napoletano l’esito del
digramma latino ti è sempre zzi laddove nel fiorentino toscano l’esito prevede
la zeta scempia[ti→zi] cfr. azzione/a ← actione-m mentre nel fiorentino toscano
troviamo azione← actione-m, oppure spazzio←spatiu-m mentre nel fiorentino
toscano troviamo spazio ←spatiu-m etc.
2.'O SCARFALIETTO 'E GIESÚ CRISTO
Ad litteram: Lo scaldino di Gesú Cristo. Non si direbbe, ma
la locuzione in epigrafe è una dura, sia pure sorridente offesa che si rivolge
agli uomini ritenuti ignoranti o anche becchi. Non v'è chi non sappia che Gesú
Cristo fu riscaldato nella greppia di Betlemme da un bue ed un asinello; di
talché affibbiare ad uno il titolo di scaldino di Gesú Cristo significa dargli
dell' asino e del bue id est: ignorante e cornuto e perciò significa accusare
sua moglie di infedeltà continuata.
3.'O SCARPARO I 'O BANCARIELLO: NUN SE SAPE CHI À FATTO 'O
PIRETO
Letteralmente: il calzolaio e il deschetto: non si sa chi à
fatto il peto. Icastica espressione che viene usata allorché in una situazione
che non presti il fianco a difficili interpretazioni, ci si trovi davanti a
qualcuno che non voglia riconoscere le proprie responsabilità e mesti nel
torbido per scaricare su altri le medesime, anche su chi - per legge di natura
- è chiaramente impossibilitato a compiere ciò di cui si intende accusarlo come
nel caso dell'espressione in epigrafe un deschetto che manca dello strumento
necessario a produrre peti, per cui sarebbe sciocco addebitarli a Lui in Luogo
del calzolaio.
4.'O SENZO D''A BBONANEMA.
Ad litteram: il gusto della buonanima. Simpatica espressione
con la quale si tenta di canzonare chi, pervenuto per disattenzione od
insipienza ad un risultato errato e negativo voglia farlo ritenere giusto e
migliore di quel che sia, dichiarandolo legato ad ottimi insegnamenti; si narra
che un giovane sposo si lagnava dei manicaretti che la sua mogliettina gli
preparava ed adduceva che non avevano mai il gusto di quelli che sua mamma
soleva preparargli quando ancora era scapolo; le cose si misero a posto
allorché la giovane mogliettina si adeguò al sistema della suocera e facendo
bruciacchiare le pietanze, come era solita fare la di lei suocera,conferí alle
pietanze il famoso gusto della buonanima, cosí gradito all’abituato palato
dello sposo.
5.'O SIGNORE CU LL'ÓGNA SPACCATA
Ad litteram: il signore dall'unghia bipartita. Cosí, a mo'
di dileggio, viene indicato chi si atteggia ad individuo raffinato ed elegante
e magari vanti falsamente nobili prosapie ed invece sotto le mendaci spoglie di
un gran signore, sia solo un signore con l'unghia bipartita e cioè un maiale.
BRAK
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