1.PARÉ ‘A ‘ATTA ‘E MADAMA QUATTO-QUARTE CA MAGNA ‘NU CHILO E
PPESA TRE CQUARTE!
Letteralmente: Sembrare la gatta della madama da quattro
quarti(di nobiltà) che mangia (cibo per) un chilogrammo, ma pesa (solo) tre
quarti di chilo; icastica espressione usata con evidenti risvolti a) ironici
e/o giocosi, e b) velati d’invidia; i risvolti sono a) ironici e/o giocosi
quando ci si intenda riferire a persone avare e possessive che temano possano
andare perdute parte delle proprie sostanze e siano tanto spilorce al segno di
rifiutarsi d’assimilare del tutto ciò che mangino per non eccedere nel consumo
delle vettovaglie e/o dei beni posseduti; l’ espressione è poi usata con
evidenti risvolti b) velati d’invidia quando con essa ci si intenda riferire a
persone che, pur ingozzandosi di cibo a profusione, riescono (forse perché
dotate d’un particolare metabolismo…) a non assimilarlo del tutto, mantenendosi
magre ed asciutte a dispetto delle calorie assunte. La cosa che piú diverte
nell’espressione in esame è che anche in questo caso il protagonista è un gatto
che però non è quello delle precedenti locuzioni; infatti non è né il gatto
d’uno studente, né quello della sié Maria ma si tratta della bestiola d’una non
meglio identificata madama da quattro quarti(di nobiltà) cioè d’una persona
falsamente nobile, d’una persona che ostenta raffinatezza che non à, cercando
di assumere atteggiamenti attribuiti a classi sociali piú elevate o persona che
segue mode nuove ed eccentriche, con l'intenzione di distinguersi dai piú; a Napoli
una persona che tenga questi atteggiamenti, se donna, è détta appunto
ironicamente madama ‘e quatti-quarte cioè signora da quattro quarti (di
nobiltà) id est nobiltà di quattro quarti, cioè di padre, di madre, avolo ed
avola paterni e materni, i quali abbiano sempre vissuto nobilmente, non abbiano
fatto esercizio alcuno vile per il quale abbiano pregiudicata la nobiltà;
persona tanto veramente nobile da potere esibire uno stemma derivato da quelli
dei suoi,uno stemma inquartato, stemma cioè che in ognuno delle quattro sezioni
dell’ arma di famiglia, siano riconoscibili gli stemmi d’origine di padre, di
madre, avolo ed avola paterni e materni, che concorsero all’effige della nuova
insegna.Faccio notare che nella stragrande maggioranza dei casi càpita che
veramente la donna ironicamente détta madama ‘e quatti-quarte sia persona magra
ed asciutta di talché,quasi per sineddoche, si possa riferire proprio a lei
piuttosto che al suo gatto l’assunto ironico e/o invidioso di mangiare per un
chilo e di pesare solo tre quarti di chilo!
2.PARÉ ‘A GATTA APPESA Ô LLARDO
Ad litteram: Sembrare un gatto aggrappato al lardo
Divertentissima sarcastica locuzione dal duplice
significato; nel primo, con la similitudine rammentata (che parla di un gatto
appigliato ad un gran pezzo di lardo sospeso al soffitto d’una cantina o cucina
d’ antan) ci si riferisce mordacemente a taluni inguaribili ghiottoni (appaiati
al gatto de quo) che desiderosi di rimpinzarsi d’ un qualche alimento, avutolo
sottomano, lo ghermiscono avidamente, abbrancandolo con ingordigia,dando
l’impressione di temere quasi che qualcun altro glielo possa sottrarre; nel
secondo significato con la medesima similitudine ci si riferisce in maniera
solo divertita, ma non scortese a quelle vecchie, malconce,esili signore che
nell’incedere, per tema di cadere, si aggrappino vistosamente a chi le
sorregga. Anche costoro, come i pregressi ghiottoni, sono appaiate ad un gatto
avvinghiato ad un pezzo di lardo.
3.PARÉ ‘A GATTA D’ ‘A SIÉ MARÍ: ‘NU POCO CHIAGNE E ‘NU POCO
RIRE: QUANNO STA MOSCIA, RIRE E QUANN’È CUNTENTA, CHIAGNE!
Letteralmente: sembrare la gatta della signora Maria, un po’
piange ed un po’ ride: quando è triste, ride, quando è contenta piange!
Caustica espressione che prende a modello la gatta d’una non meglio
identificata signora Maria (nell’espressione, come si vede, in Luogo di sié
Maria di quest’ultimo nome è usato una forma apocopata Marí che torna comoda
per rimare (sia pure solo fonicamente nel parlato) con il primo successivo rire
(ride) (pronunciato come rí tenendo cioè ben evanescente l’ intera sillaba re
ed escludendo addirittura a livello vocale la pronuncia della liquida r))
rammento che il gatto/la gatta è un animale domestico molto comune nelle case
napoletane,quasi come componente di famiglia; presente anche in tantissime
icastiche espressioni partenope non poteva mancare nel libro dei sogni;
; la gatta, animale protagonista(vedi ultra) come ò détto
anche d’altre espressioni è accreditata nella fattispecie, quasi fosse un
essere umano, di immotivatamente un po’ ridere ed un po’ piangere indecisa
sempre su quale comportamento tenére;anzi è addirittura accreditata di tènere
un comportamento sciocco, illogico e non spiegabile ridendo in tempo di
mestizia e piangendo in quello della gioia. Della medesima strambe,
sconcertanti, ma volute indecisione ed incongruenza sono accusate soprattutto
le giovani donne lunatiche e capricciose incapaci di tenére un comportamento
stabile, donne che infatti si abbandonano ad un costante altalenare spesso
immotivato e/o incomprensibile, tra uggiose scontentezze ed inopinate gaiezze
et versa vice!
4.PARÉ ‘A GATTA D’ ‘O STURENTE CA FÓTTE E SS’ALLAMENTA
variante: PARÉ ‘A GATTA D’ ‘O STURENTE
CA MAGNA E SS’ALLAMENTA
Letteralmente la prima (5) Sembrare la gatta dello studente
che coisce e si lamenta; la variante (5bis) Sembrare la gatta dello studente
che mangia e si lamenta; ambedue usate per sarcasticamente bollare la
pessima,incomprensibile abitudine delle persone (soprattutto donne che tengono,
per partito preso, un ingiustificato comportamento immotivatamente lagnoso,
uggioso e piagnucoloso anche in occasioni del tutto gradevoli, quali nel primo
caso il coire, nel secondo il mangiare. Anche di queste due espressioni è
protagonista una gatta (presumibilmente femmina) atteso che - come ò anticipato
– le locuzioni vengon di preferenza riferite al comportamento di donne; in
queste due espressioni in esame però la gatta non è piú la bestiola della sié
Maria come nella locuzione sub 4, ma è la bestiola (forse tenuta come domestico
animale di compagnia) d’un non meglio identificato studente che entra nelle due
locuzioni soltanto per fornire una rima al verbo allamenta,tenendo presente che
nell’idioma napoletano, quando non siano parole tronche accentate sull’ultima
sillaba, le vocali finali delle parole son tutte pronunciate in modo
evanescente e/o debole per cui un’acconcia rima con allamenta può esser fornita
da qualsiasi parola terminante ovviamente in ènta, ma pure in ènte o ènto e
sturente può rimare tranquillamente con allamenta!
5.PARÉ ‘A GATTA PURMUNARA
Ad litteram: Sembrare un gatto (ma piú esattemente un gatto
femmina) goloso di polmone (vaccino). Divertito riferimento, prendendo a
modello il comportamento del gatto che notoriamente è avido di polmone vaccino,
a tutte quelle persone (ma segnatamente donne/massaie) che ripetutamente
desiderose di cibo (quale che sia) ghiottonescamente si diano continuamente a
piluccare assumendo piccoli, ma reiterati assaggi di ciò che stiano preparando
in cucina.
purmunara agg.vo f.le dal m.le purmunaro =goloso/a di
polmone; la voce purmunaro è, attraverso il suffisso di pertinenza aro/ara dal
lat arius/ara→arus/ara, un denominale di purmone (polmone) dal lat. pulmone(m)
con cambio espressivo della liquida l→R.
BRAK
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