1.NCE VERIMMO A FFELIPPO
Letteralmente: Ci vediamo a Filippo. Espressione ancóra
usata quale minaccioso ammonimento equivalente a: "Bada! Al momento
opportuno te la farò pagare"; minaccia cioè di tirare definitivamente le
somme di una contesa in tempi piú propizi a chi stia minacciando.L’espressione
scimmiotta attraverso un’assonanza corruttiva (Filippi/Felippo) quella
minacciosa: Ci rivedremo a Filippi . Queste parole secondo una leggenda
riportata anche da Plutarco furono rivolte a Bruto dalla suo medesimo cattivo
démone (coscienza) o dallo spettro di Giulio Cesare apparsogli in sogno alcune
notti prima della battaglia di Filippi del 42 a.C., che terminò con la vittoria
di Ottaviano ed Antonio su Bruto e Cassio, i quali vi morirono. L’espressione
italiana, come quella corruttiva napoletana, à altresí – oltre il significato
cui ò accennato -, pure un significato rivendicativo del male ricevuto in
quanto, com' è noto, Cesare era stato vigliaccamente pugnalato da Bruto che era
stato da Lui tanto amato. Narrò lo storico Plutarco che, dopo l'uccisione di
Cesare (44 a.C.), Bruto riparò con Cassio Longino e con l'esercito dei
repubblicani in Macedonia, dove lo inseguirono Marco Antonio e il giovane
Ottaviano. Una notte apparve a Bruto, nella sua tenda, un'ombra gigantesca che
gli disse: "Io sono il tuo cattivo genio, o Bruto, e mi rivedrai dopo
Filippi". Arditamente, Bruto replicò che non sarebbe mancato
all'appuntamento, e l'ombra disparve. Proprio nella piana di Filippi, presso
Cavalla, sull'Egeo, gli eserciti rivali si affrontarono, nel 42 a.C., per la
battaglia decisiva. I primi scontri volsero a favore di Bruto, ma per la
seconda volta il gigante riapparve, muto, all'assassino di Cesare. L'indomani
si riaccese la mischia, che si concluse con la disfatta dei repubblicani e col
suicidio di Bruto.
2.NCE VONNO CAZZE 'E VATECARE PE FFÀ FIGLIE CARRETTIERE
Letteralmente: occorrono membri da vetturali per generare
figli carrettieri Id est: per ottenere i risultati sperati occorre partire da
adeguate premesse; addirittura nella locuzione si adombra quasi la certezza che
taluni risultati non possano essere raggiunti che per via genetica, quasi che
ad esempio il mestiere di carrettiere non si possa imparare se non si abbia un
genitore vetturale di bestie da soma...
Vatecare s.m. pl. di vatecaro= vetturale, carrettiere che
trasporta merci, che guida bestie da soma; quanto all’etimo è un denominale
dell’agg.vo lat. viaticus=relativo al viaggio
3.NCE VONNO ‘E
CQUATTO LASTE I 'O LAMPARULO.
Letteralmente: occorono i quattro vetri laterali ed il reggimoccolo.
Id est: il lavoro compiuto è del tutto inutilizzabile in quanto palesamente
incompleto e non fatto a regola d'arte; quello della locuzione è una lanterna
ultimata in modo raffazzonato al punto che mancano elementi essenziali alla sua
funzionalità. La locuzione viene perciò usata nei confronti di chi,
ingiustificatamente, si gloria di aver fatto un eccellente lavoro, laddove ad
un attento controllo esso risulta vistosamente carente .
4.'NCOPP' Ô MUORTO SE CANTA 'O MISERERE.
Letteralmente: sul morto si piange il miserere Id est: non
bisogna precorrere i tempi, in ispece quelli delle lamentazioni che allora son
lecite quando ci si trovi davanti al fatto compiuto di un danno patito, mai
prima.
5.NÈ FFEMMENA, NÈ TTELA A LLUME DE CANNELA.
Letteralmente: Né donne, né tessuti alla luce artificiale.
Id est: la luce artificiale può nascondere parecchi difetti, che - invece -
alla luce del sole - vengono in risalto e ciò vale sia per la consistenza dei
tessuti, sia - a maggior ragione - per la bellezza muliebre.
BRAK
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