1.PARÉ ‘NA PUPATA ‘E FICUSECCHE
Ad litteram: sembrare una pupattola di fichi secchi. Antica
locuzione, ora quasi desueta che si soleva un tempo riferire a sapido dileggio
soprattutto di attempate signorine o piú spesso vecchie inguaribili nubili che andavano
in giro con il volto cosparso di molta cipria o di pi ú economica farina, nel
vano tentativo di nascondere i danni del tempo; tali signorine erano paragonate
alle pupattole che i venditori di frutta secca inalberavano sulle loro mostre
durante le festività natalizie: le pupattole erano fatte con un congruo numero
di fichi secchi imbiancati all’uopo di polverosa glassa zuccherina ed infilzati
su sottili stecchi di vimini. Rammento che l’abitudine di cospargersi il volto
di molta cipria o farina era anche di taluni uomini attempati, ma soprattutto
di taluni attori che a malgrado fossero avanti con gli anni, si ostinavano a
sostenere in teatro parti da attor giovane ed erano perciò costretti a
ricorrere, per lenire i danni del tempo, al pesante trucco di cipria o farina.
2.PARE ‘NA PUPATA ‘E GUIDOTTE
Letteralmente: Sembra una bambola di Guidotti; id est:
essere bella affascinante ed elegante tal quale una figura di Guidotti.
Per venire a capo dell’espressione occorre dire súbito di
Guidòtti, Paolo, detto il Cavalier Borghese. Costui fu pittore, scultore,
architetto e scienziato (Lucca 1560 circa - †Roma 1629). Dipinse, prediligendo
ampie forme tardomanieriste e una luce intensa e drammatica, affreschi ed
alcune pale d'altare a Roma (S. Luigi dei Francesi, S. Francesco a Ripa, ecc.),
a Napoli (S. Maria del parto: Gesú, la presentazione al tempio), a Pisa, a
Lucca, ecc. Come studioso del volo umano fu uno dei piú fedeli seguaci delle
idee leonardesche, che arrivò a mettere personalmente in pratica in un tentativo,
peraltro sfortunato, realizzato attraverso un paio di ali artificiali.
Le figure femminili dei suoi dipinti agghindate
anacronisticamente sempre in abiti cinquecenteschi erano belle, formose ed
elegantissime, al segno che a Napoli divenne proverbiale la locuzione in esame
Paré ‘na pupata ‘e Guidotte (sembrare una bambola di Guidotti) per riferirsi ad
una donna che apparisse molto bella ed affascinante e vestisse in maniera
sontuosa e ricercata.
3.PARÉ ‘NA ÚFARA
Letteralmente: Sembrare una bufala; détto di chi in preda ad
un rabbioso, virulento accesso di nervi si lasci andare a manifestazioni tese,
ansiose, irrequiete, isteriche quando non impetuose, travolgenti, furiose,
rovinose, violenti tali da poter esser messo a paragone al temibile comportamento
di una bufala iraconda, rabbiosa, stizzosa, e si parla di bufola e non di
bufalo perché è risaputo che nel mondo animale, ma forse pure in quello
umano!..., le manifestazioni piú violente, aggressive,
isteriche,irruente,veementi,combattive, battagliere, bellicose son delle
femmine e non dei maschi!
4.PARÉ ‘NU CAPONE STURDUTO
Ad litteram: sembrare un cappone stordito
Détto di chi si dimostri per le piú varie ragioni
scombussolato, stonato, frastornato incerto e confuso al segno di essere
incapace di attendere compiutamente al suo dovuto, alla medesima stregua di un
pollo che ridotto a cappone veda segnati i suoi inutili giorni dallo
stordimento e viva solo per ingrassare. Rammento che un tempo le mamme che
vedevano a tarda sera i propri figli stanchi e ciondolanti, incapaci sia di
attendere allo studio, ma pure di portare a termine acconciamente il pasto
serale, usavano bollare i ragazzi con la locuzione in epigrafe.
5.PARÉ ‘O CÀNTARO ‘MMIEZ’Â CCHIESIA.
Letteralmente : Sembrare il pitale (posto) nel mezzo della
chiesa.Id est : sembrare, ma piú icasticamente, essere qualcosa di incongruo
messo in un contesto, un quadro, un insieme,una situazione che naturalmente gli
siano estranei.Icastica espressione usata a dileggio di qualcosa o piú spesso
di qualcuno entrati a far parte di una condizione, posizione,circostanza,
contingenza, di per sé non inerente alla destinazione di quel qualcosa o alle
capacità del qualcuno ; piú chiaramente un pitale, aggeggio da usarsi quale
vaso di comodo, non potrebbe essere adoperato nel bel mezzo di una navata di
chiesa, contesto che gli è estraneo ; cosí ad esempio un pesante soprabito in
pelliccia usato nei mesi estivi durante una passeggiata sul lungomare sarebbe
inadatto ed incongruo, finendo per l’appunto per esser paragonabile ad càntaro
posto nel mezzo di una chiesa ; alla medesima stregua, sempre ad
esempio,qualcuno che si intestardisse a voler praticare uno sport, o
un’attività artistica per i quali non sia tagliato e/o non ne conosca le regole
potrebbe ben dirsi che appaia un vaso di comodo adoperato nel bel mezzo di una
navata di chiesa.
BRAK
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