1.ARMAMMOCE E GGHIATE.
Letteralmente: armiamoci ed... andate! Id est: Tirarsi
indietro davanti al pericolo; come son soliti fare troppi comandanti, solerti
nel dare ordini, ma mai disposti a muovere i passi verso il Luogo della lotta;
cosí soleva comportarsi il generale francese Manhès che inviato dal re
Gioacchino Murat in Abruzzo a combattere i briganti inviò colà la truppa e
restò a Napoli a bivaccare e non è dato sapere se raggiunse mai i suoi soldati.
2.ARRETÍRATE, PIRETO!
Letteralmente: Ritirati, peto! Imperiosa ed ingiuriosa
invettiva rivolta verso chi, per essere andato fuori dei limiti consentiti, si
cerchi di ridimensionare esortandolo, anzi imponendogli di rientrare nei
ranghi, anche se non si capisce come un peto, partito dalla sua sede vi possa
rientrare a comando...
3.ARRICIETTE ‘E FIERRE E GGHIAMMUNCENNO
Ad litteram: raccogli i ferri del mestiere ed andiamo via.
Locuzione usata a mo’ di perentorio comando dagli artieri e rivolta ai propri,
meglio al proprio garzone affinché raccolti i ferri usati per svolgere il lavoro,
li riponga in un contenitore da asporto e ci si possa allontanare dal Luogo,
ove si lavori o si sia lavorato, per far ritorno alla bottega. Il verbo
arricettà, reso con l’italiano raccogliere deriva originariamente dal termine
ricietto che significa tregua, pace e nella locuzione vorrebbe quasi intendere
che ai ferri occorre dare,dopo una giornata di lavoro, finalmente tregua, non
tenendoli piú sparsi a dritta e mancina, ma raccolti nel loro contenitore.
Modernamente la
locuzione è usata all’incirca con la stessa valenza della precedente quando si
voglia sollecitare un importuno a lasciarci liberandoci della sua sgradita
presenza.
4.ARRICURDARSE ‘O CIPPO A FFURCELLA, ‘A LAVA D’’E VIRGENE,
‘O CATAFARCO Ô PENNINO, ‘O MARE Ô CERRIGLIO.
Ad litteram: Rammentarsi del pioppo a Forcella, della lava
dei Vergini, del catafalco al Pendino e del mare al Cerriglio.
L’espressione viene pronunciata a caustico commento delle
parole di qualcuno che continui a rammentare/rsi cose o luoghi o avvenimenti
ormai remotissimi quali, nella fattispecie, i pioppi esistenti alla fine di via
Forcella; per il vero la parola originaria dell’espressione era chiuppo ( id
est: pioppo; chiuppo etimologicamente è da un lat. volg. *ploppu(m), per il
class. populus; tipico il passaggio in napoletano PL→CHI) parola poi corrotta
in cippo e cosí mantenuta nella tradizione orale della locuzione;in essa poi
sono ricordati vari altri accadimenti , quali 1- ‘a lava d’’e Virgene(la lava
in lingua napoletana, etimologicamente dal dal lat. labe(m) 'caduta, rovina',
deriv. di labi 'scivolare' non indica solamente la massa fLuida e incandescente
costituita di minerali fusi, che fuoriesce dai vulcani in eruzione: colata di
lava., ma anche un a copiosa, quasi torrentizia caduta di acqua; ed è a quest’ultima
che qui si fa riferimento (con l’espressione ‘a lava d’’e Virgene si intende
infatti quel tumultuoso torrente di acqua piovana che a Napoli fino agli inizi
degli anni ’60 del 1900, quando furono finalmente adeguatamente sistemate le
fogne cittadine, si precipitava dalla collina di Capodimonte sulla sottostante
via dei Vergini (cosí chiamata perché nella zona esisteva un monastero di
Verginisti antica congregazione religiosa di predicatori) e percorrendo di gran
carriera la via Foria si adagiava, placandosi, in piazza Carlo III,
trasportando seco masserizie,ceste di frutta e verdura e tutto ciò che
capitasse lungo il suo precipitoso percorso),2 - ‘o catafarco al Pendino (id
est: il grosso altare che veniva eretto nella centrale zona del Pendino, altare
eretto per le celebrazioni della festa, ormai desueta, del Corpus Domini; in
primis la parola catafarco (di etimo incerto, ma con molta probabilità derivata
da un connubio greco ed arabo: greco katà =sopra –arabo falah= rialzo) indica
il palco, l’alta castellana ( anche cosí in napoletano, con derivazione da un
antico castellame, si indica il catafalco su cui veniva un tempo, al centro
della chiesa, sistemata la bara durante i funerali solenni; qui è usato per
traslato ad indicare un altare molto imponente), infine: 3 - ‘o mare al
Cerriglio (cioè quando il mare lambiva la zona del Cerriglio, zona prossima al
porto, nella quale era ubicato il Sedile di Porto, uno dei tanti comprensorî
amministrativi in cui, in periodo viceregnale, era divisa la città di Napoli;
nella medesima zona del Cerriglio esistette (1600 circa) una antica bettola o
osteria , peraltro frequentata da ogni tipo di avventori dai nobili (che vi
venivano a provare l’ebrezza dell’ incontro con il popolino), ai plebei (che
per pochi soldi vi si sfamavano), agli artisti (in cerca di ispirazione) alle
prostitute (in cerca di clienti); abituale frequentatore di questa bettola pare
fosse, durante il suo soggiorno partenopeo, il Caravaggio(Michelangelo Merisi,
detto il Caravaggio Caravaggio o Milano, 1571 † Porto Ercole (Monte
Argentario), 18 LLUglio 1610) . sulla porta di detta bettola erano riportati i
seguenti popolareschi versi epicurei se non edonistici:
Magnammo, amice mieje, e po' vevimmo
nfino ca stace ll'uoglio a la lucerna:
Chi sa’ si all'auto munno nce vedimmo!
Chi sa’ si all'auto munno nc'è taverna!
stace = ci sta; il ce dal lat. volg. *hicce, per il class.
hic 'qui'in posizione enclitica corrisponde, svolgendone le medesime funzioni,
all’italiano ci che è pron. pers. di prima pers. pl. atono; in presenza delle
particelle pron. atone lo, la, li, le e della particella ne, viene sostituito
da ce: ce lo disse, mandatecelo; che ce ne importa?; in gruppo con altri pron.
pers., si prepone a si e se: ci si ragiona bene; non ci se ne accorge (pop. la
posposizione: si ci mette); si pospone a mi, ti, gli, le, vi: ti ci affidiamo
(piú com.: ci affidiamo a te)]; vale pure noi ( e si usa come compl. ogg., in
posizione sia proclitica sia enclitica);
Lucerna = lampada portatile ad olio o petrolio e qui, per
traslato vita etimologicamente derivata da un tardo latino LLUcerna(m), forse
deriv. di lux- lucis 'luce', o piú probabilmente deverbale di luceo con il
suffisso di appartenenza ernus/a;
taverna = bettola, osteria di infimo ordine;
etimologicamente dal latino taberna(m) che significò bottega ed osteria ed è in
quest’ultimo significato che la voce fu accolta,con tipica alternanza
partenopea di B/V, nella lingua napoletana che per il significato di bottega
preferí ricorrere, come vedemmo alibi, al greco apoteca donde trasse puteca.
5.ARROSTERE 'O CCASO CU 'O FUMMO D''A CANNELA.
arrostire il formaggio con il fumo di una candela - cioè:
tentare di far qualcosa con mezzi inadeguati.
Brak
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