1.BBELLO E BBUONO
Ad litteram: Bello e buono id est: all’improvviso, d’un
tratto, inopinatamente quasi sottointendendo che l’avvenimento di cui si tratta
sia peggiorativo rispetto a quello (bello e buono) cui à fatto seguito o in cui
si è insinuato; quasi uno dicesse: la situazione era propizia e d’un tratto è
mutata in peggio; per meglio intendere la locuzione vedi alibi l’espressione
â’ntrasatta - che, come significato, è di portata simile.
2.BBRUTTO CU ‘O TÈ, CU ‘O NÈ, CU ‘O PIRIPISSO E CCU ‘O NAIANÀ
Locuzione ( intraducibile ad litteram), con cui si suole
indicare il massimo grado di bruttezza che venga raggiunto da qualcuno che sia
brutto oltre ogni ragionevole dubbio; l’espressione, che può essere usata
indifferentemente nei riguardi di una donna o di un uomo, compendia in quattro
quid non meglio identificati (e che sarebbe vano tentare di riconoscere,o
peggio ancóra,indicarne l’etimo) i parametri negativi in presenza dei quali si
può essere certi di trovarsi davanti a persona decisamente brutta; è vero pure
però il ragionamento inverso: quando si pensa di avere a che fare con persona
decisamente brutta, la si accredita di quei quattro parametri di cui in
epigrafe anche se non li si spiega o identifica né si possa identificarli
apertamente e chiaramente in qualche cosa di certo ed individuabile .
3.BBUONO P’APARÀ ‘O MASTRILLO
Ad litteram: buono per armare la trappolina id est: appena
sufficiente a predisporre l’esca di una trappolina. La locuzione si usa nei
confronti di qualcosa, soprattutto edibile, che sia cosí parva res da non poter
soddisfare un sia pur modesto appetito, ma appena appena sufficiente a far da
esca; per traslato la locuzione è usata nei confronti di tutto ciò che sia
palesemente piccolo e/o modesto.
Mastrillo s.m. = trappolina per topi dal lat. mustriculu(m).
4.BBUONO PE SCERIÀ ‘A RAMMA
Ad litteram: buono per soffregare le stoviglie di rame. Un
tempo, quando la chimica non aveva ancóra prodotto tutti i detergenti o
detersivi che, aiutando la massaia, inquinano il mondo, e quando l’acciaio
18/10non era entrato ancóra in cucina sotto forma di stoviglie, queste erano di
lucente rame opportunamente, per le parti che venivano a contatto con il cibo,
ricoperte di stagno .Per procedere alla pulizia delle stoviglie di rame si
usavano due ingredienti naturali: sabbia ‘e vitrera (sabbia da vetrai, ricca di
silice) e limoni ; orbene quegli agrumi non edibili perché o di sapore
eccessivamente aspro o perché carenti di succo, erano destinati allo scopo di
pulire e rendere luccicanti le stoviglie; per cui di essi frutti si diceva che
erano bbuone pe scerià ‘a ramma. Per traslato, oggi di chi, uomo o cosa, manchi
alla sua primaria destinazione, si dice ironicamente che è buono etc. il verbo
scerià id est: soffregare, nettare, lucidare viene da un tardo latino: flicare
da cui felericare e poi flericare, donde scericare e infine scerià tutti con il
significato di soffregare.
5.BONANOTTE Ê SUNATURE OPPURE Ê SANTE
Ad litteram: buona notte ai sonatori oppure ai santi ;
espressioni che si usano con senso di profondo cruccio, ad amaro commento di
situazioni che si sono concluse, ma in maniera molto negativa di talché
verrebbe fatto di pensare che non resti da o congedare sbrigativamente i
sonatori o salutare deferentemente i santi atteso che né gli uni, né gli altri
possano o abbiano potuto far qualcosa per migliorare la situazione de qua.
Brak
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