sabato 18 novembre 2017

VARIE 17/1156



1.D’ ’E DENARE D’ ’O CARUCCHIARO SE NE VEDE BBENE ‘O SCIAMPAGNONE
Del danaro (messo da parte e lasciato in eredità) dall’avaro, ne gode(l’erede) scialacquatore.
Icastica espressione che fotografa una realtà incontrovertibile quella cioé che un soggetto parsimonioso, risparmiatore, economo, parco, misurato,semplice, sobrio, frugale per non dire avaro, il piú delle volte à come erede e beneficiario delle fortune accantonate uno sciupone, sprecone, spendaccione, dissipatore che provvederà a dilapidare i beni accumulati dal suo dante causa. Estensivamente l’espressione si attaglia a tutte quelle situazioni in cui esista un soggetto prudente, lungimirante, avveduto, cauto, accorto, sagace, preveggente che veda le sue fatiche rese vane dal comportamento imprevidente, imprudente, avventato,
 sconsiderato, incauto, malaccorto d’un suo collaboratore, sodale, amico, figlio o parente.
carucchiaro/a agg.vo e s.vo m.le o f.le = tirchio/a, spilorcio/a, taccagno/a,avaro/a, pitocco/a;
voce etimologicamente deverbale  di un lat. parlato carrucchiare<*conrotulare = avvolgere in rotolo monete aure; all’ agg.vo/s.vo esaminato è estranea, in quanto semanticamente incollegabile [checché ne dica qualche supponente addetto ai lavori] la  voce  carocchia s.vo f.le  che di per sé è il nocchino,un piccolo colpo secco, ma doloroso assestato al capo e portato con movimento veloce dall’alto verso il basso con le nocche maggiori delle dita della mano serrata a pugno, cosa inconferente con l’avaro; la voce carocchia  etimologicamente non  è dal lat. crotalum che indica la nacchera, strumento musicale e non tipo di percossa…,ma dal greco karà=testa attraverso un lat. regionale *caròclu(m) ed il plurale reso femm. caròcla (tipica la mutazione cl in ch come in clausu(m) che diventa chiuso).
sciampagnone/a agg.vo e s.vo m.le o f.le generoso/a, prodigo/a, munifico/a; spendaccione/a sciupone/a, sprecone/a, spendaccione/a, dissipatore/trice;
2.DÀ 'NCOPP' Ê RECCHIE.
Letteralmente: dare sulle orecchie. La locuzione consiglia il modo di comportarsi nei confronti dei boriosi, dei supponenti, dei saccenti adusi ad andare in giro tronfi e pettoruti a testa elevata quasi fossero i signori del mondo. Nei loro confronti bisogna usare una sana violenza colpendoli, anche solo metaforicamente sulle orecchie per fargliele abbassare.
3.DÀ ZIZZA ('E VACCA) PE TARANTIELLO.
Letteralmente: dar mammella (di mucca) per tarantello. La locuzione à una doppia valenza a seconda del significato che si dà al termine tarantello. In una prima accezione tarantello è un pezzo di carne dato come aggiunta a della carne piú pregiata, al fine di sistemarne il giusto peso. Usandola con tale accezione, figuratamente, la locuzione significa che colui contro cui è rivolta, non si è impegnato molto nel dare il giusto dovuto, ma à rabberciato la prestazione portandola a compimento con l'uso di materiali di scarto. Nel caso che con la voce tarantello si voglia invece indicare il pregiato salume ricavato dalla pancetta di tonno, figuratamente vuol significare che colui contro cui la locuzione è diretta, si è comportato da gran mistificatore ed imbroglione come chi abbia conferito vilissima mammella di mucca in luogo della dovuta, costosa pancetta di tonno.In ogni caso si tratta di un imbroglio reale o figurato.
La voce zizza, tetta, mammella d’essere umano o bestia, viene per adattamento dall’ accusativo tardo latino *titta(m)= capezzolo attraverso una forma aggettivale tittja(m) dove il ttj intervocalico diede zz che influenzò anche la sillaba d’avvio ti→zi.
La voce tarantiello in ambedue le accezioni è un denominale (diminutivo) di Taranto
la città pugliese dove si produce il pregiato salume ricavato dalla pancetta di tonno.
4.DÀ ZIZZA PE GGHIONTA.
Letteralmente: dar carne di mammella per aggiunta di derrata, un di piú generosamente concesso, ma trattandosi di vile mammella la concessione non è poi veramente positiva e tutta l'espressione è da intendere in senso ironico ed antifrastico equivalente ad accrescere un danno, conciar male qualcuno, cagionandogli ulteriori danni.
5.DALLE E DALLE ‘O CUCUZZIELLO ADDEVENTA TALLO.
Letteralmente: Dagli e dagli la zucchina diventa tallo.Id est: ad insistere sempre sulla medesima questione si finisce male come a cogliere zucchine continuamente, della pianta non ne restano che le foglie. Il tallo è la foglia commestibile delle cucurbitacee, ma pure essendo edibile è sempre meno pregiata della zucchina che già di suo non è molto saporita.
cucuzziello s.vo m.le
tallo s.vo m.le in generale complesso dellefoglie degli ortaggi, corpo delle piante inferiori, non differenziato in radice, fusto e foglie, germoglio,talea qui segnatamente della pianta di zucchine; voce dal lat. thallu(m), dal gr. thallós 'germoglio', deriv. di thállein 'fiorire'.
Brak

Nessun commento: