1.JÍ TRUVANNO GUAJE CU ‘A LANTERNELLA
Ad litteram: andare in cerca di guai con un lanternino detto
di chi per sua natura e non per sopraggiunte casualità, si va cacciando di
proposito nei guai, quasi andandone alla ricerca con una lanterna per meglio
trovarli.
2.JÍ TRUVANNO SCESCÉ
Espressione intraducibile ad litteram con la quale si
identifica chi, in ogni occasioni cerchi cavilli, pretesti, adducendo scuse per
non operare come dovrebbe o facendo le viste di non comprendere, per esimersi;
talvolta chi si comporta come nella locuzione in epigrafe lo fa allo scopo
dichiarato di litigare, pensando di trovare nel litigio il proprio tornaconto.
La parola scescé è un chiara corruzione del francese chercher (cercare)
Probabilmente, durante la dominazione murattiana un milite francese si fermò a
chiedere una informazione ad un popolano dicendogli forse: “Je cherche (io
cerco) oppure usò una frase contenente l’infinito: chercher” Il popolano che
non conosceva la lingua francese fraintese lo chercher, che gli giunse
all’orecchio come scescè e pensando che questo scescé fosse qualcosa o qualcuno
di cui il milite andava alla ricerca, comunicò agli astanti che il milite jeva
truvanno scescé (andava alla ricerca di un non meglio identificato scescé).
3.JÍ ZUMPANNO ASTECHE E LLAVATORE
Letteralmente: andar saltando per terrazzi e lavatoi. Id
est: darsi al buon tempo, trascorrendo la giornata senza far nulla di
costruttivo, ma solo bighellonando in ogni direzione: a dritta e a manca, in
alto (asteche=lastrici solai,terrazzi) ed in basso (i lavatoi erano olim ubicati
in basso - per favorire lo scorrere delle acque - presso sorgenti di acque o
approntate fontane, mentre l'asteche, ubicati alla sommità delle case,erano i
luoghi deputati ad accogliere i panni lavati per poterli acconciamente
sciorinare al sole ed al vento, per farli asciugare.
4.JÍRSE A SPILÀ 'E RRECCHIE A SSAN PASCALE
Letteralmente: andarsi a sturare le orecchie a san Pasquale.
Espressione usata sarcasticamente nei confronti di chi faccia le viste di
essere improvvisamente insordito e perciò non sentire un invito o un comando
per non metterlo in pratica. In realtà tutto ciò avviene perché manca nel finto
sordo la volontà di accettare l’invito o di sottostare al comando; ebbene a
costui si consiglia di provvedere a farsi curare la sordità recandosi presso il
monastero dei monaci( in origine Alcantarini di Lecce)di san Pasquale a Chiaia
che conducevano un piccolo ospedale annesso al loro monastero e vi curavano
piccole o grosse affezioni otorino-laringotatriche; tra le pratiche piú comuni
v’era quella si liberare gli orecchi dall’eccesso di cerume (causa talora di
temporanea ipoacusia) servendosi di un olio medicamentoso prodotto dagli stessi
monaci con le mandorle raccolte nel proprio orto/giardino. Il monastero di san
Pasquale era adiacente all’omonima chiesa edificata per volontà di Carlo di
Borbone nel 1750 ca ed affidata ai monaci Alcantarini, famiglia francescana
nell'Ordine dei Frati Minori (O.F.M.); l'Ordine degli Alcantarini, nacque con
San Pietro d'Alcàntara nel 1555, come riforma all'interno del grande Ordine dei
Francescani Minori.
5.JIRSENE ‘E CAPA
Ad litteram: andarsene di testa. Id est: esaltarsi,montarsi
la testa. Espressione usata per connotare l’atteggiamento scioccamente
spocchioso di chi si esalti, si insuperbisca anche per un semplice piccolo
elogio ricevuto, imbaldanzendosi oltre ogni limite o il consueto. BRAK
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