1.ESSERE CARTA CANUSCIUTA.
Letteralmente: essere carta nota. Id est: godere di cattiva
fama, mostrarsi inaffidabile e facilmente riconoscibile alla medesima stregua
di una carta da giuoco opportunamente "segnata" dal baro che se ne
serve.
2.ESSERE CCHIÚ FETENTE 'E 'NA RECCHIA 'E CUNFESSORE.
Letteralmente: essere piú sporco di un orecchio di
confessore. L'icastica espressione viene riferita ad ogni persona assolutamente
priva di senso morale, capace di ogni nefandezza; tale individuo è parificato
ad un orecchio di confessore, non perché i preti vivano con le orecchie
sporche, ma perché i confessori devono, per il loro ufficio, prestare
l'orecchio ad ogni nefandezza e alla summa dei peccati che vengono quasi
depositati nell'orecchio del confessore, orecchio che ne rimane metaforicamente
insozzato.
3.ESSERE CCHI Ú FFESSO ‘E LL’ACQUA CAURA.
Ad litteram: essere pi ú sciocco dell’acqua calda. Così si
dice di chi sia, per innata insipienza o acclarata stupidità, talmente sciocco
e vuoto ed insignificante al punto di non aver alcun gusto e/o sapore al pari
di una pentola d’caqua riscaldata cui difettino ogni aggiunta di aromi e/o
condimenti e pertanto sia incolore ed insapore.
4.ESSERE DITTO TÒRTANO E SSENZA 'NZOGNA.
Letteralmente: esser chiamato tortano, quantunque sprovvisto
di sugna.Colui che viene indicato responsabile di qualcosa di cui -
comprovatamente - non sia stato autore suole ribellarsi con la locuzione in
epigrafe affermando cioè che non lo si può chiamare tortano, dal momento che
egli è privo di strutto, ossia non à commesso ciò che gli viene addebitato.Per
intendere a pieno il significato della frase bisogna sapere che il tòrtano è
una grossa ciambella rustica tipica del periodo pasquale, ricca di uova,
salumi, provolone e formaggi, ma soprattutto di strutto che se manca non
permette alla preparazione culinaria di esser détta: tortano, alla stessa
stregua, non si può dare del ladro ad uno se non si à la prova provata del suo
ladrocinio.
5.ESSERE D''O BETTONE.
Letteralmente: essere del bottone Id est: appartenere ad un
medesima consorteria, ad una stessa associazione e perciò essere nella
condizione di poter chiedere e ricevere aiuto ed assistenza dai propri sodali.
Il bottone della locuzione è, senza dubbio, il distintivo, cioè il segno
esteriore della appartenenza ad un determinato consesso, ma è inesatto ritenere
il distintivo della locuzione quello fascista, perché l'espressione, a Napoli,
era nota e si usava fin dall'epoca dei Borbone.
Brak
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