1.'E FATTE D' 'A TIANA 'E SSAPE 'A CUCCHIARA.
Letteralmente:
i fatti della pentola li conosce il mestolo. La locuzione sta a significare che
solo gli intimi possono essere a conoscenza dell'esatto svolgimento di una
faccenda intercorsa tra due o piú persone e solo agli intimi di costoro ci si
deve rivolgere se si vogliono notizie certe e circostanziate. La locuzione è
anche usata da chi non voglia riferire ad altri notizie di cui sia a
conoscenza.
2.È FERNUTA 'A ZEZZENELLA!
Ad
litteram: È finita (id est: si è svuotata) la piccola mammella. Sorta di
ammonimento che vuol significare: è terminata la pacchia,si appresano tempi
difficili, oppure - con diversa valenza -(ragazzo!,) la mammella è ormai vuota,
è tempo di crescere!
Zezzenella
s.f. = piccola mammella il sostantivo a margine è quale diminutivo (con doppio
suffisso (ina + ella→nella)) , una forma collaterelale di zezzella e cioè di
piccola zizza=mammella dal lat.: titta(m); rammento che in napoletano esiste anche
la voce zezzeniello che è un s. m.le ed è una sorta di maschilizzazione della
voce a margine, ma indica cosa assolutamente diversa e cioè la parte alta del
collo, quella che, nei maschi, insiste sul pomo di adamo e che proprio per la
sua forma blandamente pizzuta può richiamare alla mente la forma di una piccola
tetta, una zezzella appunto di cui maschilizzato riprende il nome.
3.'E FESSE SO' SSEMPE 'E PRIMME A SSE FÀ SÈNTERE...
I fessi
son sempre i primi a parlare - cioè: gli sciocchi, quelli che non ànno
argomenti seri, profondi, autorevoli, affidabili, posati, contegnosi, ponderati
da proporre, son sempre i primi ad esprimere un parere...
4.'E FFÉMMENE ‘E CASANOVA PISCIANO ‘NTERRA E DDÍCENO CA CHIOVE
Le
meretrici orinano in terra e dicono che piove.
Icastica
antica espressione che fotografa una realtà incontrovertibile quale quella
delle meretrici che ànno l’abitudine (dettata da necessità) di mingere per
istrada (sul ... posto di lavoro) e di scusarsi (con chi dovesse redarguirle di
questa pratica invetereta) accampando scuse e dicendo che esse non ànno colpa
in quanto il bagnato della strada lo si deve alla pioggia e non al loro
orinare. L’espressione è usata in senso esteso per sarcasticamente commentare
il vigliacco comportamento di chi codardo , ignobile, abietto, sistematicamente
evita di assumersi le responsabilità delle proprie azioni e la scarica su altri
o sulla fatalità dell’esistenza umana.
‘e
ffémmene ‘e Casanova =ad litteram le donne di Casanova ma da leggersi come: le
sacerdotesse d’amore è locuzione nominale usata in Luogo di uno dei tanti
sinonimi napoletani di prostitute, meretrici, etc. (cfr. alibi sub Meretricio):
fémmene s.vo f.le pl. di fémmena s.vo. f.le1 nome generico di ogni individuo
umano o animale portatore di gameti femminili atti a essere fecondati da quelli
maschili, e quindi caratterizzato dalla capacità di partorire figli o deporre
uova; 2 essere umano di sesso femminile; donna, bambina ( vocedall’acc. latino
foemina(m) = femmina, donna)con tipico raddoppiamento espressivo popolare della
postonica m in parole sdrucciole).
Casanova
Giovanni Giacomo. – Dissoluto avventuriero, donnaiolo, gran tombeur de femmes
(Venezia 1725 -† Dux, Boemia, 1798); figlio di attori, presto orfano di padre
ed affidato dalla madre (Giovanna Maria C., detta Zanetta) alla nonna materna,
fu studente a Padova, chierico a Venezia e in Calabria, segretario del
cardinale P. Acquaviva a Roma, soldato dell'armata veneta in Oriente,
violinista dal 1746 nel teatro S. Samuele a Venezia. Accolto come figlio dal senatore
M. G. Bragadin, nel 1750 riprese la sua vita randagia attraverso la Francia,
Dresda, Praga e Vienna, finché, tornato a Venezia nel luglio 1755, fu rinchiuso
nei Piombi sotto l'accusa d'aver tentato di diffondere la massoneria. Evaso,
tornò in Francia, ove introdusse il gioco del lotto nel 1757, e, sotto il nome
di cavaliere di Seingalt, fu in Olanda, Germania, Svizzera, Italia, Polonia,
Russia, seducendo donne, giocando, battendosi a duello, esercitando la magia,
speculando sui valori pubblici e facendo perfino il confidente degli
inquisitori di stato di Venezia. Finí la sua vita come segretario e
bibliotecario del conte C. G. di Waldstein. Attivo, energico, intraprendente,
il C. fu un avventuriero anche della penna e scrisse, tra l'altro, la Confutazione
della storia del governo veneto di A. de la Houssaie (1769), la Storia delle
turbolenze della Polonia (1774), una traduzione, incompleta, in ottava rima
dell'Iliade (1775), l'opuscolo Scrutinio del libro: Eloges de M. de Voltaire
par differens auteurs (1779), il romanzo Icosameron (1788); ma la sua notorietà
è dovuta soprattutto alla drammatica narrazione dell'evasione dai Piombi
(Histoire de ma fuite, 1788) e ai fantasiosi e licenziosi Mémoires,
sostanzialmente veridici quanto alla rappresentazione della società di gaudenti
e intriganti del Settecento. Stucchevole, ma forse veritiera, invece, la
rappresentazione di sé stesso quale genio della seduzione.
pisciano
= mingono, orinano voce verbale (3ª pers.pl. ind. pres.)dell’infinito piscià =
orinare, mingere (dal latino
pitissare→pi(ti)ssare→pissare→pisciare→piscia(re)→piscià.
5.'E FODERE CUMBATTONO I 'E SCIABBOLE STANNO APPESE.
Letteralmente:
I foderi combattono e le sciabole stanno appese. La locuzione viene usata per
commentare l'inettitudine di taluni che demandano, per indolenza o incapacità,
il loro compito ad altri, cercando di esimersi dal lavoro.
Brak
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