1.DICE BBUONO 'O DITTO 'E VASCIO QUANNO PARLA DELLA DONNA:
UNA BBONA CE NE STEVA E 'A FACETTERO MADONNA...
Ben dice il detto terrestre allorché parla della donna: ce
n'era una sola che era buona ma la fecero Madonna... Id est: La donna è un
essere inaffidabile - La quartina, violentemente misogina è tratta dal poemetto
'MPARAVISO del grande poeta
Ferdinando Russo
2.DICERE 'A MESSA CU 'O TEZZONE.
Celebrare la messa con un tizzone ardente(in mancanza di
ceri...)Id est: quando c'è un dovere da compiere, bisogna farlo quale che siano
le condizioni in cui ci si trovi, adattandosi alle circostanze. La locuzione è
usata altresí a sapido e divertito commento di situazioni in cui regni l’inopia
piú grande come quella di un mitico don Paolino, povero curato costretto a celebrar messa illuminando l’altare con un
economico tizzone ardente e non con i previsti costosi ceri che non poteva
acquistare.
3.DICERE VONGOLE variante
DICERE SCAROLE.
Profferire sciocchezze, parlare commettendo strafalcioni
logici e/o grammaticali; oggi piú semplicemente s'usa dire: dicere fessarie
(dire stupidate)ma tutte le espressioni, sia quelle in epigrafe, che quella or
ora richiamata ànno tutte la medesima origine atteso che sia il richiamo ittico
(vongole voce napoletana trasmigrata nel toscano, etimologicamente è dal latino
conchula diminutivo di concha=conchiglia) che quello ortofrutticolo (scarole:
altra voce napoletana trasmigrata nel toscano con derivazione dal latino
scarìola da escarius= commestibile) si riallacciano all'organo sessuale
femminile (oggi pi ú comunemente detto.fessa( part. pass. del verbo latino
findere) da cui fessaria= sciocchezza, stupidata) ma che un tempo fu chiamato
alternativamente vongola o scarola ed altro come dirò alibi.
4.DICETTE ‘A FIGLIOLA QUANN’’O VEDETTE : “’AZZÓ, E CCHE
BBELLU CAPITONE SENZA RECCHIE!”
La ragazza che lo vide (la prima volta)disse: “Accidenti che
bel capitone privo d’orecchie!” Espressione icastica e furbesca che però non à
alcuno intento né proverbiale, né didascalico come invece molte delle locuzioni
popolari napoletane. Questa si limita a riportare un salace accostamento messo
sulla bocca di un’ignota ragazza che vedendo la prima volta un membro maschile
in erezione lo paragonò ad un capitone, cioè alla famosa anguilla femmina di
grosse dimensioni, pregiata per le sue carni, che è cibo tradizionale delle feste
di Natale, ma precisò che si trattava di un capitone privo d’orecchie; in
effetti il capitone e cioè la grossa anguilla femmina, regina delle napoletane
tavole di magro della vigilia di Natale, allorché viene ammannito arrostito
alla brace, in carpione, in umido, all’agro o fritto à una morfologia
particolare e la sua grossa testa appare fornita di due minuscole appendici
laterali traslucide, volgarmente détte orecchie ; rammento che la voce capitone
etimologicamente è dall’accusativo latino capitone(m) da capito/onis
collaterale di caput/tis in quanto oltre il corpo à una testa molto
pronunciata; rammenterò che nelle tombole familiari quando si estraesse il num.
32 chi lo estraeva annunciava trionfante: trentaroje ‘o capitone!,ma súbito
chiosava: cu ‘e rrecchie volendo significare che si intendeva riferire proprio
alla grossa anguilla provvista ai lati del capo di due piccole, trasparenti
appendici ritenute orecchie, e non intendeva, col dire capitone, riferirsi ad
altro furbesco richiamo non ittico, di appendice maschile spesso ricordata con
la voce: ‘o capitone senza recchie (il capitone privo d’orecchie).
‘Azzó! esclamazione costituita attraverso l’uso aferizzato e
con spostamento d’accento sulla seconda sillaba(per marcarne il tono
esclamativo) del s.vo cazzo→’azzo→’azzó ; come ò già ricordato (cfr. alibi) il
s.vo cazzo è usato come inter., come in questo caso, per esprimere stupore,
ira, dispetto e sim. Talora ed alibi sempre come esclamazione si usa la
morfologia ‘azze!, ma trovo piú corposo e forse eufemistico l’uso di ‘azzó!
Etimologicamente da una voce gergale marinaresca greca
akatiòn→(a)katiòn→cazzo= albero della nave.
5.DICETTE ‘A GOLPA: QUANNO GALLINE E QUANNO SCARRAFUNE
Disse la volpe: talvolta (mangerò) galline, talvolta
scarafaggi.
Id est: non sempre si può ottenere il meglio, spesso occorre
accontentarsi di ciò che càpita.
Brak
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