1.E GGIÀ, MO MORE CHILLO D’ ‘E PPISCIATORE... NUN PISCIAMMO
CCHIÚ!
Ad litteram: E già, ora muore colui (che fabbrica)gli
orinatoi... non mingiamo piú!
Sarcastica espressione esclamatoria usata irridentemente in
riferimento si ritenga o sia ritenuto tanto essenziale ed importante da far
pensare che se venisse meno la sua operatività si produrrebbero nei terzi molto
danno quasi che con il rifiuto da parte del soggetto messo alla berlina, di
volere adempiere al proprio ufficio ai terzi fósse precLluso di portare a
compimento addirittura delle funzioni fisiologiche imprescindibili. Nella
fattispecie dell’espressione si ipotizza sarcasticamente che con il decesso del
fabbricante degli orinatoi, addirittura non sia dia piú corso alla minzione!
Cosa ovviamente assurda ed impensabile donde l’accezione ironica, il senso
caustico dell’espressione.
pisciatóre pl. f.le del s.vo m.le sg. pisciaturo
1 in primis e come nel caso che ci occupa
orinatoio pubblico,
2 per traslato caustico e furbesco uomo dappoco, cattivo soggetto,vile,
inetto, incapace, incompetente, inesperto, buono a nulla. Voce dal lat.
pisciatoriu(m); faccio notare che si è usato un plurale femminile di un s.vo
maschile per indicare che ci si intende riferire non ai vasi da notte,a gli
orinali domestici(che pur avendo il medesimo sg.pisciaturo ànno il pl. m.le
pisciaturi), ma ci si intende riferire a gli orinatoi pubblici (che pur avendo
il medesimo sg.pisciaturo ànno il pl. f.le metafonetico pisciatore e ciò in
ottemperanza del fatto che in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è
inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile;
abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a
tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú
grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a
‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú
piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo
piú grande de ‘a caccavella; nella fattispecie è ovvio che gli orinatoi
pubblici siano piú grandi dei contenuti vasi da notte, degli orinali domestici;
per cui per indicare al plurale gli orinatoi pubblici si fa ricorso al pl. f.le
metafonetico pisciatóre, mantenento per i contenuti vasi da notte, e gli
orinali domestici il pl. m.le pisciaturi).
In coda a tutte le esapressioni trattate ne aggiungo una
dodicesima che ancorché non marcata sul verbo in epigrafe, alla minzionr fa
riferimento:
2.'E MACCARUNE SE MAGNANO TENIENTE TENIENTE
Letteralmente: i maccheroni vanno mangiati molto al dente.
La locuzione a Napoli oltre a compendiare un consiglio gastronomico
ineludibile, viene usata anche per significare che gli affari devono esser
concLLUsi sollecitamente, senza por troppe remore in mezzo.
Teniente è il participio presente aggettivato del verbo tené
(che è dal lat. teníre); nella fattispecie il verbo sta per mantenere (la
cottura) e (poi che il participio è reiterato vale quase superlativo come quasi
sempre nel napoletano) significa molto al dente; altrove l’espressione è
riportata come 'E maccarune se magnano vierde vierde dove l’aggettivo reiterato
vierde vierde = verdi verdi à la medesima valenza del teniente teniente: molto
al dente e ciò perché qualunque cosa sia détta verde vale immatura perciò non
ammorbidita, ancóra duretta, quasi acerba.
3.'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE 'E LL'
ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono peggiori
degli altri. Id est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno piú paura
dei poveri che rubano magari per fame o necessità.
mariuole s.vo m.le pl. di mariuolo = ladro, il mariolo, ed
estensivamente la persona in genere disonesta anche quando non sia dedita al
furto continuato; per ciò che attiene all’etimologia del termine mariuolo non
c’è uniformità di vedute; taluno si trincera dietro un etimo incerto, qualche
altro (D.E.I.) propende per un antico aggettivo francese mariol =
furbacchione,forse da collegare ad un’origine orientale (turca) donde forse
anche il greco mod. margiólos= astuto, furbo etc. qualche altro ancóra lo
legherebbe allo spagnolo marraio e marrullero = imbroglione, monello;la
proposta del D.E.I.sarebbe interessante se si fermasse al francese mariol e non
chiamasse in causa (senza specificarla!) un’origine turca, ma Carlo Battisti
che si prese la responsabilità della lettera M evita di chiarire o precisare e
con la sua proposta non mi convince per cui non mi sento di accoglierla, come
non posso accogliere l’idea dello spagnolo marraio o marrullero
morfologicamente troppo lontana da mariuolo e non chiarita nel percorso
morfologico da seguire per pervenirvi; trovo invece molto interessante la
scuola di pensiero (C. Iandolo) che fa risalire la voce mariuolo ad un acc.
latino malevolu(m)→marevolu(m)→marevuolo con sincope definitiva della v donde
mareólo→ mareuólo e mariuólo
quantunque nel napoletano siano rintracciabili piú
frequentemente delle epentesi consonantiche eufoniche ( n, v) infisse a mezzo
dittonghi o iati, che delle sincopi.
sciammeria s.vo f.le = giacca elegante con falde lunghe,
tipica delle cerimonie o ricorrenze importanti, con esclusione dei matrimoni
eleganti nei quali sia previsto il tight (detto giocosamente a Napoli: cafè a
ddoje porte) in senso traslato e giocoso vale coito.Etimologicamente la
sciammeria probabilmente non è un denominale forgiato sul francese chambre, ma
molto piú probabilmente è derivato direttamente dallo spagnolo chamberga sempre
che non derivi dal nome del duca di Schönberg (17° sec.) che volle che le sue truppe
fossero equipaggiate con una lunga palandrana che, dal nome del duca, fu resa
in italiano col termine giamberga da cui non è lontana sciammeria;
personalmente trovo però piú convincente l’ipotesi ispanica che piú si presta
ad approdare a sciammeria attraverso la napoletanissima, solita prostesi di una
s intensiva all’originario cia (ch) spagnolo, assimilazione regressiva della b,
sincope del gruppo rg sostituito da un ri con una i atona;
come ò accennato si tratta di una giacca molto ampia che
inviluppa quasi chi l’indossa al segno che, ripeto, per traslato giocoso e
furbesco con il termine sciammeria si intende anche il coito, in particolare
quello in cui l’uomo assume una posizione tale che copra del tutto la donna col
proprio corpo ed al proposito rammento che con molta probabilità quando i
napoletani accennano ad una sciammeria onirica (nella smorfia napoletana è
codificata al numero 64), è al coito e non alla giacca che intendono riferirsi,
giacché probabilmente la loro fantasia notturna fu accesa dalla scena d’una
unione sessuale, piuttosto che dalla visione d’una giacca da cerimonia!
4.'E MEGLIO AFFARE SO' CCHILLE CA NUN SE FANNO.
Ad litteram: i migliori affari sono quelli che non vengono
portati a compimento; siccome gli affari - in ispecie quelli grossi -
comportano una aleatorietà, spesso pericolosa, è piú conveniente non
principiarne o non portarne a compimento alcuno.
5.È MMEGLIO A ESSERE PARENTE Ô FAZZULETTO CA Â COPPOLA.
Conviene esser parente della donna piuttosto che dell' uomo.
In effetti, formandosi una nuova famiglia, è tenuta maggiormente in
considerazione la famiglia d'origine della sposa che quella dello sposo.
Brak
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