1.CHI NUN SENTE A MMAMMA I A TTATO, VA A MURÍ ADDÓ NUNN’ È NNATO...
Letteralmente: chi non ascolta i genitori, finisce per
morire esule. Id est: bisogna ascoltare e mettere in pratica i consigli
ricevuti dai genitori e dalle persone che ti vogliono bene, per non incorrere
in disavventure senza rimedio.
2.CHI SE METTE PAURA, NUN SE COCCA CU 'E FFEMMENE BBELLE.
Letteralmente: chi à paura, non va a letto con le donne
belle. E' l'icastica trasposizione dell'algido toscano: chi non risica, non
rosica. Nel napoletano è messo in relazione il comportamento coraggioso, con la
possibilità di attingere la bellezza muliebre, che è un gran bello rosicchiare.
3.CHI STENNERE SE VO’ CCHI Ú ‘E CHELLO CH’È LLUONGO ‘O
LENZÚLO, MOSTA APPRIMMA ‘E PIERE E DOPPO PURE ‘O CULO.
Chi vuole distendersi piú di quanto sia lungo il lenzuolo,
finisce per scoprir dapprima i piedi e poi anche il sedere.
Id est: Chi improvvidamente vuol fare il passo piú lungo
della gamba è destinato a fine ingloriosa; chi eccede le proprie possibilità
operative, vuoi per ridotte capacità mentali e/o fisiche, vuoi per insufficienza
di mezzi è destinato all’insuccesso anche vergognoso.
lenzúlo s.vo m.le s. m. [pl.m.le ‘e lenzule con riferimento
a piú teli, che si stendono sul letto e fra i quali si giace; anche pl.f.le ‘e
llenzòla, con riferimento al paio che si stende sul letto] = lenzuolo; la voce
in esame è etimologicamente dal lat. linteolu(m) 'pannolino', dim. di linteum,
neutro sost. dell'agg. linteus 'di lino'; linteolu(m)→
lint(e)olu(m)→lentulu(m)→lenzulo
mosta voce verbale (3ª pers. sg. ind. pres.) dell’infinito
mustà = 1 far vedere, sottoporre alla vista o all'attenzione di altri,esibire;
etimologicamente dal lat. monstrare, deriv. di monstrum; propr. 'indicare il
volere divino'; monstrare→ mo(n)strare→ mo(n)st(r)are→ mustare/mustà.
4.CHI TÈNE ‘A LENGUA VA ‘NSARDEGNA.
Ad litteram: a)chi à lingua (cioè sa parlare) arriva in
Sardegna, ma anche
b)chi parla troppo finisce in Sardegna.
Locuzione, come si vede,che può avere una doppia valenza o
interpretazione: quella sub a) fa riferimento al comportamento di chi abbia
padronanza di eloquio e non disdegni di richiedere informazioni che possano
aiutarlo a raggiungere la Sardegna , regione ritenuta, temporibus illis, molto
lontana e difficile da raggiungere; la valenza sub b) si riferisce invece a chi
sia troppo linguacciuto al segno di mancare di rispetto, a mo’ di esempio, ad
un suo superiore, che può punirlo trasferendolo in Sardegna , terra ritenuta
inospitale oltreché lontana.
léngua/lénga s.vo f.le in doppia morfologia = lingua ;
rammento che la voce a margine (dal lat. lingua(m)→lengua(m) e poi per
semplificazione espressiva del dittongo ua→a lenga) à prodottodalla forma lenga
il s.vo f.le lengorïata ampia sgridata,estesa rampogna, durevole strigliata,
verbosa paternale con finalità educative ; si tratta d’un’ antica e desueta
voce derivata come ò détto dal s.vo lenga/lengua con riferimento semantico alla
lunga articolazione della lingua di chi procedesse a tale ampia sgridata,estesa
rampogna, durevole strigliata, verbosa paternale.
5.CHI TÈNE BBELLI DENARE SEMPE CONTA, CHI TÈNE 'NA BBELLA
MUGLIERA SEMPE CANTA.
Letteralmente: chi à bei soldi conta sempre, chi à una bella
moglie canta sempre. Id est: il denaro, per quanto molto che ne sia non ti dà
la felicità, che si può ottenere invece avendo una bella moglie.
Brak
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