1.FÀ LL’ARTA LEGGIA.
Ad litteram: praticare l’arte leggera; id est: esercitare il
mestiere del ladruncolo, del borseggiatore; per praticare tali attività occorre
aver leggerezza di mano ed accortezza di modi; eufemisticamente perciò il
suddetti mestieri son definiti arte quasi che occorra essere degli artisti per
poterli praticare ed in effetti non è da tutti possedere l’abilità necessaria
in simili pur truffaldini mestieri: solo chi abbia LUngamente fatto esercizio e
si sia diligentemente applicato può poi lanciarsi nella mischia e sperare di
conseguire risultati adeguati alla stregua di un vero artista.
2.FÀ LL’ARTE D’’O SOLE.
Ad litteram: fare l’arte del sole; id est: darsi alla bella
vita, magari condita di disimpegnati amori, godendosela senza intralci o
preoccupazioni, alla stregua del sole che una volta che sia sorto, può
tranquillamente mirarsi il creato, senza problemi o altre faticose incombenze.
3.FÀ LL’OPERA D’’E PUPE
Letteralmente: fare la rappresentazione con i pupi; id est:
fare il diavolo a quattro, agitarsi oltre misura per conseguire un quid
qualsiasi anche non eccessivamente serio e concreto, sforzandosi di tener sotto
controllo un gran numero di cose come i pupari costretti a destreggiarsi tra un
inviluppo di fili e croci lignee atti alla manovra delle teste, braccia e gambe
dei pupi di cui all’epigrafe. Da notare che l’espressione fa riferimento ai
pupi, alti e grossi burattini di legno che vengon manovrati dal puparo,
muovendoli dall’alto; cosa diversa sono le guarattelle o guattarelle, piccole
marionette che vengono manovrate dal basso tenendole infilate sulla mano a mo’
di guanto. Talvolta, con riferimento alla agitazione che è propria
dell’espressione in epigrafe, quando tra due interlocutori un discorso
principiato in maniera calma si stia evolvendo pericolosamente può accadere che
quello degli interlocutori dotato di maggior buona volontà possa invitare
l’altro interlocutore a recedere dalla discussione con il dire: “Nun facimmo
ll’opera ‘e pupe” (evitiamo di fare una rappresentazione con i pupi;
calmiamoci!).
4.FÀ LL'ARTE 'E MICHELASSO: MAGNÀ, VEVERE E GGHÍ A SPASSO.
Fare il mestiere di Michelaccio: mangiare, bere e andar
bighellonando - cioè la quintessenza del dolce far niente...
5.FÀ MARENNA A SSARACHIELLE
Ad litteram: far colazione con piccole aringhe affumicate;
id est: accontentarsi di poco, stringer la cinghia, esser costretti a fare di
necessità virtú come chi si debba contentare, per la propria colazione di
piccole aringhe salate ed affumicate che oltre ad essere parva res, prospettano
una successiva necessità di bere copiosamente per attutire gli effetti della
congrua salatura. La locuzione è usata pure a sarcastico commento delle azioni
di coloro che agiscano con parsimonia di mezzi e di applicazione al segno che i
risultati che posson derivare dalle loro azioni sono miserevoli ed
inconferenti. In tal caso alla locuzione in epigrafe si suole premettere un
icastico: Eh, sî arrivato (che può esser tradotto a senso: “Cosa pensi d’aver
fatto?) per poi far seguire la locuzione in epigrafe coniugata però con un
tempo di modo finito in Luogo dell’infinito qui riportato.
Brak
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