1.'O PURPO SE COCE CU LL'ACQUA SOJA.
Letteralmente: il polpo si cuoce con la propria acqua,
non à bisogno di aggiunta di liquidi. Id est: Con le persone di dura cervice o
cocciute è inutile sprecare tempo e parole, occorre pazientare e attendere che
si convincano da sé medesime.
2.
'A GATTA, PE GGHÍ 'E PRESSA, FACETTE 'E FIGLIE CECATE.
La gatta, per andar di fretta, partorí figli ciechi. La
fretta è una cattiva consigliera. Bisogna sempre dar tempo al tempo, se si vuol
portare a termine qualcosa in maniera esatta e confacente.
3.
SI 'A MORTE TENESSE CRIANZA, ABBIASSE A CHI STA 'NNANZE.
Letteralmente: Se la morte avesse educazione porterebbe
via per primi chi è piú innanzi, ossia è piú vecchio... Ma, come altre volte si
dice, la morte non à educazione, per cui non è possibile tenere conti sulla
priorità dei decessi.
4.
PURE 'E CUFFIATE VANNO 'MPARAVISO.
Anche i corbellati vanno in Paradiso. Cosí vengono
consolati o si autoconsolano i dileggiati prefigurando loro o auto
prefigurandosi il premio eterno per ciò che son costretti a sopportare in vita.
Il cuffiato è chiaramente il corbellato cioè il portatore di corbello (in
arabo: quffa)
5.
FÀ 'E CCOSE A CCAPA 'E 'MBRELLO.
Agire a testa (manico) di ombrello. Il manico di ombrello
è usato eufemisticamente in luogo di ben altre teste. La locuzione significa
che si agisce con deplorevole pressappochismo, disordinatamente,
grossolanamente, alla carlona.
6. CHI NUN SENTE A MMAMMA E PPATE, VA A MURÍ
ADDÓ NUNN’ È NNATO...
Letteralmente: chi non ascolta i genitori, finisce per
morire esule. Id est: bisogna ascoltare e mettere in pratica i consigli
ricevuti dai genitori e dalle persone che ti vogliono bene, per non incorrere
in disavventure senza rimedio.
7 È
GGHIUTA 'A MOSCA DINT' Ô VISCUVATO...
Letteralmente: È finita la mosca nella Cattedrale. È l'icastico commento profferito da chi
si lamenta d' un risibile asciolvere somministratogli, che non gli à tolto la
fame In effetti un boccone nello stomaco, si sperde, quasi come una mosca
entrata in una Cattedrale, per solito molto spaziosa ... Per traslato la
locuzione è usata ogni volta che ciò che si riceve è parva res, rispetto alle
attese...
8.SI
'E CCORNE FOSSENO PURTUALLE, 'A CAPA TOJA FOSSE PALERMO.
Ad litteram: Se le corna fossero arance, la tua testa(che
ne è molto fornita) sarebbe la città di Palermo.Icastica e colorita offesa con
la quale a Napoli si suole rammentare a taluno i continui tradimenti operati
dalla di lui consorte, al segno che qualora le corna fossero arance, la testa
del malcapitato cui è diretta l'offesa, sarebbe la città di Palermo, zona in
cui si producono estesamente saporitissime e grosse arance.
9.'O
PUORCO PULITO NUN SE 'NGRASSA MAJE
Ad litteram: un porco pulito non si ingrassa mai. Id
est:Chi si comporta in maniera pulita e scevra di colpe, non otterrà mai grandi
risultati nella propria vita, laddove per poter primeggiare - occorre spesso
commetter nefandezze, come accade per il maiale che solo se vive rotolandosi
nella melma del porcile, prospera e s'ingrassa.
10.'O
CUONCIO ACCONCIA.
Ad litteram: il condimento aggiusta. Id est: basta un
buon condimento per migliorare le pietanze meno appetitose. Per traslato: ogni
cosa diviene bene accetta se è presentata bene o agghindata con grazia.
11.CHI
TENE 'E MMANE 'MPASTA, NUN METTE 'E DDETE 'NCULO Â GALLINA.
Ad litteram: chi sta impastando, non mette le dita nel
culo della gallina. Il proverbio non adombra una norma igienico - sanitaria, ma
vuol significare che chi sta nel mondo degli affari deve tener sempre nascoste
le proprie mosse per non appalesare ai concorrenti quali sono le sue intenzioni
prossime; non deve comportarsi cioè come la contadina che - tastando il
culo alle galline per accertarsi della
presenza dell'uovo - dà ingenuamente a vedere a tutti ciò che le sta per
accadere.
12.'O
CAVALLO ZUOPPO I 'O CIUCCIO VIECCHIO, MORENO Â CASA D''O FESSO.
Ad litteram: il cavallo zoppo e l'asino vecchio muoiono
in casa dello sciocco. Id est: dello sciocco ognuno si approfitta; nella
fattispecie allo sciocco vengono venduti il cavallo azzoppato e l'asino vecchio
ormai inadatti al lavoro.
13.LL'AMICO
È COMME Ô 'MBRELLO: QUANNE CHIOVE NUN 'O TRUOVE MAJE.
Ad litteram: l'amico è come l'ombrello; quando piove non
lo trovi mai; id est:l'amico - che nei momenti di bisogno dovrebbe essere il primo
a soccorrerti- accade che, proprio allora sparisca e non si faccia trovare...
14.'A
TONACA NUN FA 'O MONACO, 'A CHIERECA NUN FA 'O PREVETO, NÈ 'A VARVA FA 'O
FILOSEFO.
Ad litteram: la tonaca non fa un monaco, la tonsura non
fa un prete né la barba fa il filosofo; id est: l'apparenza può ingannare:
infatti non sono sufficienti piccoli segni esteriori per decretare la vera
essenza o personalità di un uomo.
15.ME
PARENO 'E CCAPE D''A VECARIA.
Ad litteram: mi sembrano le teste della Vicaria. Lo si
suole dire di chi è smagrito per lunga fame, al segno di averne il volto
affilato e scavato quasi come le teste dei giustiziati, teste che nel 1600
venivano esposte per ammonimento infilzate su lunghe lance e tenute per giorni
e giorni all'esterno dei portoni del tribunale della Vicaria, massima corte del
Reame di Napoli.
16.ARIA
NETTA NUN AVE PAURA 'E TRONNELE.
Ad litteram: aria pulita non teme i tuoni; infatti quando
l'aria è tersa e priva di nuvole, i tuoni che si dovessero udire non sono
annunzio di temporale. Per traslato: l'uomo che à la coscienza pulita non teme
che possa ricevere danno dalle sue azioni, che - improntate al bene - non
potranno portare conseguenze negative .
17.ASCÌ
DÂ VOCCA D’ 'E CANE E FFERNÌ 'MMOCCA Ê LUPE
Ad litteram: scampare dalla bocca dei cani e finire in
quella dei lupi. Maniera un po' piú
drammatica di rendere l'italiano: cader dalla padella nella brace:
essere azzannati da un cane è cosa bruttissima, ma finire nella bocca ben piú vorace di un lupo, è cosa ben peggiore.
18.RROBBA
'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CCUNFESSORIO.
Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non vanno
riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da ritenersi un
peccato, a malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, il popolo napoletano,
atavicamente perseguitato dalla fame, non si riesce a comprendere come sia
possibile ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera
eccessiva.
19.CU
LL'EVERA MOLLA, OGNUNO S'ANNETTA 'O CULO.
Ad litteram: con l'erba tenera, ognuno si pulisce il
sedere; per traslato: chi è privo di forza morale o di carattere non è tenuto
in nessuna considerazione , anzi di lui ci si approfitta, delegandogli persino
i compiti piú ingrati
20.T'AMMERETAVE
'A CROCE GGIÀ 'A PARICCHIO...
Ad litteram: avresti meritato lo croce già da parecchio
tempo. A Napoli, la locuzione in epigrafe è usata per prendersi gioco di coloro
che, ottenuta la croce di cavaliere o di commendatore, montano in superbia e si
gloriano eccessivamente per il traguardo raggiunto; ebbene a costoro, con la
locuzione in epigrafe, si vuol rammentare che ben altra croce e già da gran
tempo, avrebbero meritato intendendendo che li si ritiene malfattori,
delinquenti, masnadieri tali da meritare il supplizio della crocefissione
quella cui, temporibus illis, erano condannati tutti i ladroni...
Brak
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